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Quasi duecento presenze con la maglia rossoblù e grande protagonista del triplo salto dagli inferi della serie C1 alla massima serie

“Quando arrivai a Cagliari presi in disparte Bernardini, De Paola, Giovannelli e Coppola dicendogli: ‘Io devo occuparmi solo di allenare. Per tutto ciò che concerne lo spogliatoio, questione tra compagni, in campo e d extra-campo ci pensate voi. Avete carta bianca, mi fido di voi'”.

Si espresse così Claudio Ranieri nel post gara del last match, ovvero l’ultima gara della lunga ed intensa vita dello stadio Sant’Elia. In questo piccolo gruppo di giocatori fidati c’era anche il protagonista della nostra rubrica.

Geometria, tecnica, personalità da vendere, spirito mai domo, in una sola parola Lucio Bernardini. Arrivato dallo Jesi nel 1985, visse gli anni più bui della società rossoblù, lo scampato fallimento, la retrocessione in C1, la salvezza dalla C2.

Ma con la fascia di capitano sul braccio il numero 10 rossoblù guidò la rinascita che portò in soli tre anni alla riconquista della serie A. Un esempio di professionalità, ma allo stesso tempo di umiltà, ed in campo era un vero e proprio faro.

Indimenticabile il calcio di rigore all’87’ in quel di Como che avvicinò la squadra alla promozione in serie A. Dopo cinque indimenticabili anni, 167 presenze e 16 goal, consegnò, con rammarico, le chiavi del centrocampo rossoblù a Gianfranco Matteoli.

Ai nostri microfoni lo ricorda così il suo ex compagno ai tempi della serie C1, Giampiero Piovani: “Capitano di una squadra che si è tolta grandissime soddisfazioni. Persona ricca di grandi valori e di un’umiltà unica. Un grande combattente in campo e persona disponibilissima al di fuori. MAI una parola fuori posto, sempre positivo, nonché trascinatore durante la settimana. Di lui ho un ricordo bellissimo, anche perché, essendo molto giovane, dispensava consigli a me e a tutto il gruppo”.

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