Prima arcigno difensore, poi allenatore innovativo che si fece le ossa alle spalle di Luigi Radice. Il buon Cincinnato merita anche lui un posto tra i grandi
“I giocatori devono muoversi in maniera armonica, come se fossero uniti dai fili di una ragnatela. Non devono sfilacciarsi o allungarsi, ma giocare corti”. Queste furono le parole di Mario “Cincinnato” Tiddia, una pietra miliare della storia rossoblù, pioniere, per certi versi, del gioco a zona. Nativo di Sarroch, giocò oltre 200 gare con la maglia rossoblù e fu protagonista della prima storica partecipazione in serie A. Il primo ottobre del 1967, durante la gara di Bologna, fu costretto a dare l’addio al calcio anzitempo a causa di un brutto scontro con il compagno di squadra, Adriano Reginato. Lo scontro fu tremendo e si temette il peggio, tant’è vero che entrambi furono ricoverati all’ospedale Maggiore. Intrapresa la carriera di allenatore, si formò alle spalle di Luigi Radice con la quale ottenne una clamorosa salvezza nel 1975. Verso la fine degli anni settanta ottiene una promozione in serie A ed un incredibile sesto posto. Dopo la parentesi della stagione 1983/84, la dirigenza Orrù gli chiede uno sforzo nel 1987 per evitare una vergognosa retrocessione in serie C2. Cincinnato resiste a tutto, ma non al suo Cagliari. Accetta e con la politica dei piccoli passi ricostruisce l’ambiente conducendo la squadra alla salvezza. Dopo aver allenato altre squadre sarde si ritirò nelle sue serre di Sarroch. E’ deceduto nel 2009 dopo una lunga malattia, ma la sua tempra di sardo verace e coriaceo verrà ricordata in perpetuo.
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