Ieri pomeriggio, in occasione di un evento cagliaritano a Teatro Doglio, tante testimonianze per ricordare il compianto Giampiero Galeazzi: tra questi Gianfranco Zola e gli eroi dello scudetto ’70
EVENTI. Tante personalità del mondo sportivo, politico, giudiziario e giornalistico hanno presenziato al triplice evento che ha avuto ieri sera a Cagliari presso Teatro Doglio e Dopolavoro ferroviario: tutto all’insegna del ricordo di Giampiero Galeazzi, celeberrimo volto dello sport sul piccolo schermo targato RAI. Un corso di formazione organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Sardegna sul tema “Il giornalismo sportivo pre, durante e post Covid. Criticità, forzature e buone pratiche“; le immagini e le testimonianze sull’eredità umana e professionale lasciata da “Bisteccone”; il 1° torneo di padel intitolato alla sua memoria.
TESTIMONIANZE. Sono intervenuti sul palco diversi personaggi legati alla storia del Cagliari, che hanno condiviso un pensiero su Galeazzi.
Gianfranco Zola: “Una delle prime interviste da giocatore di Serie A la feci proprio con lui. Ho un bellissimo ricordo, pure di un giornalismo diverso che non esiste più. Con Giampiero era facile sentirsi a proprio agio, con simpatia e competenza“.
Giuseppe Tomasini: “Ha incarnato l’amore per il racconto sportivo. Dote che in pochi hanno avuto“.
Massimo Rastelli: “Mi intervistò a Piacenza, da calciatore, per celebrare quella squadra tutta italiana: un onore. Era coinvolgente, sapeva emozionare“.
Stefano Arrica (figlio di Andrea): “Ricordava sempre con estremo piacere lo scudetto cagliaritano del 1970, sebbene fosse tifoso della Lazio. Ma dopo i colori biancocelesti, aveva a cuore il rosso e il blu“.
Renato Copparoni: “Nel 1990 ci incontrammo in Danimarca, ad Aarhus. Giampiero si trovava lì come commentatore al seguito della Nazionale italiana di tennis in Coppa Davis, e io facevo parte della squadra di calcio italiana composta da giocatori del passato, in trasferta per una manifestazione. Ho il ricordo indelebile di un fantastico dopo cena in un pub danese, in cui ci divertì con le sue barzellette. Sapeva stare in scena“.
Adriano Reginato: “Ho sempre avuto una grande ammirazione per lui, grazie al suo modo di raccontare sapeva come entrarti dentro: in profondità“.
Dario Marcolin: “Parlava di calcio soprattutto a tavola e proponeva aneddoti uno dietro l’altro. Ho imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo fuori dal campo, vivendo la bellezza di poterlo ascoltare“.