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ESCLUSIVA – Molinas, l’omaggio degli ex rossoblù: “Uomo perbene”

La scomparsa del professor Enzo Molinas, avvenuta ieri, priva il Cagliari Calcio di un pezzo importante di storia. Preparatore atletico e uomo di spessore: CalcioCasteddu ha raccolto le testimonianze di tanti ex giocatori rossoblù di quel periodo, dalle cui voci arriva riconoscenza ed ammirazione

(Foto di copertina: il Cagliari 1981-82, Molinas è il secondo da destra in piedi)

Alberto Marchetti: “Persona a modo, grande professionista che sapeva il fatto suo. Ci ha aiutato tanto durante la nostra militanza a Cagliari: un uomo perbene“.

Giuseppe Tomasini: “Aveva una caratteristica rara nel mondo del calcio: sapeva farsi i fatti suoi. Riceveva le nostre confidenze, ma non si è mai mischiato al pettegolezzo: un uomo al di sopra di qualsiasi possibile sospetto, sulla sua persona e l’operato come professionista. Abbiamo avuto un buon rapporto e sono molto dispiaciuto per la sua scomparsa“.

Gigi Piras: “Un lutto per tutto lo sport sardo. Quando arrivò al Cagliari, proveniente dal basket, fu normale avere un po’ di diffidenza. Ma sgombrò in fretta il campo dai dubbi. Sapeva gestire la nostra forma fisica e gli infortuni con competenza, ho lavorato con lui sia nel Cagliari che durante l’esperienza nel La Palma. Non dimentico la passione e l’umiltà con cui passava dai calciatori di Serie A ai bambini dell’Esperia. Con Tiddia diede forma a uno staff importante, insieme all’allenatore in seconda Tonino Congiu, il dottor Fadda, i massaggiatori Duri e Masci“.

Giuseppe Bellini: “Un punto di riferimento per la nostra squadra. Con lui ho lavorato parecchio, ahimè, perché spesso vittima di malanni muscolari. Un preparatore atletico serio, competente, che sapeva aiutarti nel modo giusto e con metodi all’avanguardia. Sono profondamente dispiaciuto per la sua scomparsa“.

Oreste Lamagni: “Mi dispiace molto per la sua scomparsa, so che non stava bene. Preparatore atletico bravo e simpatico, ottima persona. Nessuno può dire il contrario: stavamo benissimo con lui“.

Roberto Canestrari: “Grande dispiacere. Un grande professionista, che era esigente ma ci faceva lavorare col sorriso. La pacca sulla spalla. Lo staff tecnico è stato l’arma in più del nostro Cagliari guidato da Mario Tiddia: persone competenti e che ricordo tutte con grande affetto. A maggior ragione perché il periodo cagliaritano coincise con le stagioni più belle della mia carriera: il dottor Molinas e gli altri ci facevano lavorare nel migliore dei modi. Non alzava mai la voce, risolveva i problemi con competenza“.

Franco Selvaggi: “Un ottimo professionista, persona squisita, un galantuomo da ricordare come uomo perbene. Lo stimavamo tutti, un nostro punto di riferimento anche fuori dal campo. Ci fidavamo di lui perché la nostra stima nei suoi confronti era naturale. La sua figura morale resterà sempre. Un’equipe tecnica di livello in quella squadra affiatata, in cui anche il dottor Molinas aveva i suoi meriti grazie a metodi moderni“.

Renato Copparoni: “L’ho conosciuto nel 1972, quando era allenatore di una squadra di basket femminile. Da lì abbiamo familiarizzato e ci siamo ritrovati nel Cagliari Calcio anni dopo. Come preparatore atletico è stato tra i primi a certi livelli. Una persona meravigliosa, con cui si parlava volentieri. Grande competenza: introdusse i primi test di potenziamento muscolare e posso dire che mi abbia migliorato dal punto di vista atletico. Ho un ricordo meraviglioso per il professionista e l’uomo. Non posso fare altro che ringraziarlo: riposi in pace“.

Roberto Corti: “Un professionista di grande livello, persona stupenda. Per il mio ruolo di portiere lavoravo in maniera differente dal resto dei compagni, ma rappresentava sempre e comunque un punto di riferimento. Poteva vantare una preparazione eccellente, sapeva esprimerla con i toni giusti ed è stato una figura importante per la nostra squadra. La sua scomparsa mi dà un grande dispiacere“.

Antonio Ravot: “Una persona che, per me, aveva poco a che spartire con il calcio: per grande intelligenza e preparazione certosina, che caratterizzavano la sua persona. Ogni volta, arrivare al campo d’allenamento significava lavorare con il sorriso, per le battute divertenti ma coglievano nel segno. Mi è stato accanto tra i 17 e i 22-23 anni: lo ricordo con affetto immenso“.

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