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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, Nereo Bonato e poi?

Sarebbe assurdo dare all’esperto dirigente il ruolo di farmaco salvavita. Respiro lungo su progetto e idea Nainggolan: “Prematuro parlarne”. Club e squadra sono attesi da due mesi decisivi, su tutti i fronti

Mettiamola così, in modo forse ruvido ma pratico: tra i professionisti non si può giocare senza un direttore sportivo in carica. Più o meno bravo, capace, con le idee e gli agganci giusti. Più o meno autonomo o asservito ai voleri del patron e del sistema. Ma questa non è una notizia. A 26 giorni dalla cacciata di Stefano Capozucca – se parla, ne vedremo delle belle – ecco Nereo Bonato. Il DS merita un sincero in bocca al lupo. Da queste parti lo trova affamato, feroce, incapace di darsi pace. Glielo ha fatto anche Stefano Melis: conoscendolo, per esperienza e sensibilità, è stato sincero.

Il responsabile, anche, della Comunicazione ha lanciato l’ostacolo oltre il cuore: sì, si dice il contrario ma rende meglio e aiuta a intuire quanto sia complesso rianimare il club dopo anni di infelicità collettiva. E siamo al dunque: la tifoseria si chiede, legittimamente, quali siano i margini d’azione che potrà avere il ds, magari slegati dalle volontà del presidentissimo. Quali siano i denari che avrà a disposizione per agire alla riapertura di gennaio, qual è la prospettiva sui contratti e la permanenza dei big, cosa fare con i giovani.

Le risposte sono state parziali. L’ex di Sassuolo, Udinese e Cremonese ha un contratto fino al 2024. In conferenza ha parlato di programmazione, scouting, piazza ambiziosa. Bene. Intanto, saltiamo a piè pari il punto uno: il grande burattinaio fa e disfa su tutto e tutti e non è una notizia. L’ultima sua apparizione sul tema risale agli sfarzi del Teatro Doglio e alla presentazione di Eusebio Di Francesco e Pierluigi Carta. Sappiamo come è andata. Anche perché è più interessante il punto due. La questione del budget, che si lega alle potenzialità di cassa e quindi anche alla domanda clou: la società, che ha dichiarato nell’ultimo bilancio un buco di sedici milioni di euro – sempre meglio a debito che a credito, altrimenti chissà quali domande, dicono gli esperti maliziosi, locali e d’oltre Tirreno – ha ancora al collo la tagliola dell’indice di liquidità? Lo scopriremo a breve.

Ancora più interessante, oggi su domani, qual è il Cagliari che Bonato e il presidente hanno in mente? In quale categoria e per quanto? E gli sforzi sono tartai per i possibili e auspicabili risultati? Ed è proprio questo il capitolo chiave per i tifosi. Che hanno tutto il diritto di difendere i propri colori, amati dentro l’isola e a migliaia di chilometri di distanza dal capoluogo, da decenni e non dagli otto anni di disastri societari. Orgogliosi nel dichiarare l’amore, sempre e comunque, per una squadra che pare incapace di rimettersi in piedi, e di manifestare la loro amarezza, con sms, mail, commenti, coretti, fischi e amara disapprovazione.

L’allenatore, mezzo dentro e mezzo fuori. Il popolo rossoblù avrebbe voluto – si è visto e letto, a pelle, dai sondaggi e dai commenti su siti e testate giornalistiche – che Fabio Liverani prendesse la strada per Elmas. Il patron ha scelto diversamente. E chissà se almeno stavolta avrà ragione: uno dice, ce l’hai con lui. Ma i fatti sono scolpiti sul granito: chi ha mandato via Semplici dopo tre giornate, preso Mazzarri, cacciato a tre dalla fine, messo Agostini, con orribile retrocessione a chiudere l’incubo? La risposta è facile. Comunque sia, esonerati Capozucca e Passetti, il presidentissimo ha stretto, e dato altra fiducia, l’asse Muzzi-Liverani. Da qui i numeri di un cammino opaco, a 13 lunghezze dalla vetta, a -3 dalla zona play off e +3 da quella che decreterà chi scende in C. E ancora.

Un bottino di punti deficitario, 17, 14 gol fatti, peggio hanno fatto solo Cittadella, Venezia, Perugia, Como e Benevento, mentre va meglio sulle reti incassate (15, con dieci squadre più battute). Su questo scenario, a pochi giorni dalla trasferta in casa della capolista Frosinone, arriva il DS: sarebbe idiota dare a Bonato il compito e la bacchetta del Mago Silvan. Mentre, sarebbe opportuno, oltreché corretto se non per gli altri per i circa settemila abbonati, sentire la voce della proprietà sui temi del dove si va a parare e quando, ad esempio. O magari, sulla visione e sugli obiettivi. Con i rossoblù che paiono l’eterna incompiuta, in A e in B, senza identità, sicuramente al di sotto delle aspettative e dai pronostici della vigilia. Infine, ma è l’aspetto più complicato da sciogliere, il ruolo del tecnico. Liverani mostra fiducia.

Ma sono apparse difficoltà, o decisioni, tattiche, nella manovra, nel continuo turn over, nei cambi, nella carica agonistica e motivazionale tradotta poi in gara con risultati deludenti. Comunque la si veda, il bicchiere è mezzo vuoto. Ma il presidentissimo, forse per non voler investire su un altro staff tecnico che, visto il clima e il modus operandi societario, chiederebbe la luna. E gli ingaggi garantiti a Liverani e al suo team sarebbero un altro freno. Poi, un pensiero va al gruppo di senatori ex Lecce che sono stati messi in rosa. In breve, pare arduo che qualcosa cambi. A meno che il campo non dia, e si deve sperare il contrario con forza, un ceffone irrimediabile.

Visione, tempo e valori. I prossimi due mesi saranno decisivi. Anche per la questione stadio, che esamineremo in un altro momento. Per ora, ci si chiede se si vorrà puntare a risalire. Partendo dal rimodellare il gruppo con acquisti mirati. Partendo dalla difesa: un altro centrale esperto sarebbe utile se Dossena non ha chance e di Goldaniga si deve aspettare la ripresa. Forse, va dato anche uno sguardo agli esterni: Di Pardo e Obert meglio, ma Barreca non ha inciso. Mentre in mezzo, nonostante i jolly Rog e Nandez, adattato, si deve sciogliere il nodo regia Viola-Makoumbou.

In attacco, e siamo ancora di più nelle scelte tecniche, si spera nel recupero di Pavoletti e nella pronta ripresa di Mancosu: quest’ultimo potrà essere, per qualità e animo, la vera chiave di volta. Pensare agli altri, bene Lapadula che ha ripreso a segnare, come Luvumbo, non conduce da nessuna parte.  Viceversa, se tutto rimane com’è la domanda obbligata porta al senso che vorrà imprimere il club alla stagione: stesso allenatore, nessuna sostanziosa manovra di mercato, chiusura del campionato dignitosa. Sarà così? Lo scopriremo nei prossimi sessanta giorni.

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