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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, occasione sfumata

Una solida prova difensiva in dieci non basta per vincere a Bari. I pugliesi pareggiano nel recupero su rigore causato da Makoumbou. Lapadula gol ed espulsione evitabile. La vittoria fuori casa manca da 5 mesi e 8 giorni. E adesso, trasferta a Venezia

A testa alta, ma non basta. Lapadula fa e disfa. Subito in rete contro la squadra terza in classifica che ha il record, 11 reti, di realizzazioni nel primo quarto d’ora. Il bomber castiga Caprile dopo un minuto e mezzo. Poi, si fa cacciare per il secondo giallo – evitabili, specie il primo, proteste e parapiglia con Cheddira – dopo neanche 10′ della ripresa. Il Cagliari tiene botta ma poi cade su rigore per fallo di Makoumbou. Dal dischetto – il nono concesso al Bari, nessuno così in B –  Antenucci non perdona al quarto minuto di recupero. Una beffa. Al San Nicola finisce 1-1. Ma rabbia e rammarico per Ranieri e i tifosi sono immensi. La storia del calcio che non smette di sorprendere. Da segnalare, lo strappo in avvio del Cagliari, la reazione del Bari in avvio di ripresa, la determinazione e la concentrazione dei rossoblù con l’uomo in meno. Partiamo dal vantaggio. Mancosu crossa, Vicari dorme, Caprile non esce, Lapadula segna il decimo gol stagionale, il terzo di testa. La prima sfida di Ranieri a una squadra che sta più in alto in classifica si apre bene. Poi, ci saranno quasi 40′ in dieci, una difesa stoica, il pari del Bari nell’extratime. E un punto che lascia l’amaro in bocca. Intanto, Ranieri colleziona un altro successo: il pareggio è frutto di una severa rivoluzione mentale, tra sacrificio e dedizione. In passato, il Cagliari questo match l’avrebbe perso. Adesso, con il sesto posto e il successo fuori casa che manca da quasi sei mesi (Benevento), testa al Venezia, sabato al “Penzo”.

Rivincita sfumata. Il tecnico al San Nicola conferma Obert, inserisce Lella e Goldaniga. La difesa a quattro è inedita. Per la cronaca: Ranieri è stato sconfitto 4-1 a Bari, 32 anni fa, dalla squadra di Salvemini. Poi, il tecnico di Testaccio non ha più perso con i pugliesi. Il passato. Il presente è una lista di infortunati (Di Pardo, Viola, Pavoletti, Nandez, Falco, Deiola) e squalificati (Altare) corposa. In panca Barreca e Kourfalidis, più Azzi, escluso eccellente dai primi undici. Ranieri dà la fascia a Rog. Nei primi 45′ che il Bari abbia il miglior attacco della B (40 reti) e il Cagliari sia la seconda peggior squadra del torneo per punti in trasferta, non si vede. Il 69 per cento di possesso palla dei Galletti è sterile. Anche perché Ranieri mette ko Mignani: Luvumbo quarto a destra, con Zappa, e Lella a sinistra più alto di Obert (uno dei migliori), sono il trucco. In più, Mancosu agisce alle spalle di Lapadula e non dà riferimenti. Il 4-4-1-1 è anomalo ma efficace. Dopo lo svantaggio il Bari tiene il pallino ma non è quasi mai pericoloso. Sir Claudio, maestro delle fasce intasate. Mossa perfetta. Il Bari è reduce dalle vittorie su Spal (a Ferrara) e Cosenza in casa. Ma è lento e prevedibile. Maiello, Botta, Benali e Vicari tessono la tela ma Cheddira ed Esposito, ben tenuti da Goldaniga e Dossena, sono inesistenti. La ragnatela rossoblù regge. Nella ripresa il film è più avvincente. I padroni di casa partono a mille. Mignani, ex dell’Olbia, urla di accelerare. Poi, Lapadula smanaccia Vicari. Dopo 9′ Cagliari con l’uomo in meno. Eppure, la trincea regge. La squadra è tonica, ha l’approccio giusto. Radunovic, pressoché inoperoso, rischia solo su una girata di Vicari e una deviazione di Cheddira, alta. Poco per cambiare la scia della gara. Linee a quattro vicine, dedizione, continui raddoppi, con il solo Prelec a disturbare in avanti, sono la miscela. Ranieri è rapido con i cambi, in 10′ entrano Millico, Prelec, Barreca e Kourfalidis. Modulo e idea di gara non cambiano. Invece, Mignani con i suoi non incide. Pare quasi fatta. Si soffre ma i 3 punti sembrano in saccoccia. Poi, arriva il fallo di un precipitoso e scoordinato Makoumbou. Il play, autore di una buona gara, calcia addosso a Maiello. Antenucci la pareggia. L’1-1 è la somma di coraggio e abnegazione: bravi. Ma le disattenzioni, se si vuole stare nei posti di testa del trenino play off, vanno evitate.

Notarella

Memoria, dote obbligata per tutti. Soprattutto per i cronisti. Il 6 maggio del 2016 si sfidano al San Nicola la quarta, il Bari, e la seconda in classifica, il Cagliari. Al fischio finale per andare in A mancano tre giornate. Con il pareggio la squadra di Massimo Rastelli è matematicamente promossa. Ma quel gruppo sa come vincere. Finirà 3-0, reti di Joao Pedro, Farias e Cerri, grazie anche a due mezzi miracoli di Storari. La missione è compiuta: i rossoblù vincono il campionato dopo essere stati sempre o primi o secondi. Pare un secolo fa. Invece è la storia di un allenatore motivato e capace di motivare, pratico e serio. Abile nel curare per nove mesi i dettagli tecnici, tattici e comportamentali di un organico che vanta un bel mix ed è stato costruito con acume. Poi, da debuttante, tecnico e squadra, arriverà anche l’undicesimo posto in A, tuttora record imbattuto della gestione giuliniana. A seguire, una defenestrazione ingiusta e sgangherata che lascia ancora l’amaro in bocca. Quel che è accaduto dopo, tra esoneri, cacciate di dirigenti, preparatori, team manager, dirigenti e consiglieri di amministrazione, arrivi di ex figurine o calciatori infortunati e a fine corsa, indici di liquidità toppati, salvezze stentate, la vergognosa retrocessione dello scorso anno e il girone d’andata orribile di questa stagione, è storia nitida. Si può anche fare finta di nulla e brindare legittimamente a Sir Claudio. Ma l’incubo per la tifoseria è sempre nitido.

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