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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, brodino caldo a Marassi

Con il Genoa pari senza gol, un sospirato analgesico dopo due sconfitte in casa. Sabato arriva il Brescia di Cellino

Un pareggio a Marassi, piaccia o meno, non si butta mai via. Il Genoa ha dominato, il Cagliari ha stretto i denti e ha difeso un po’ meglio. E porta a casa un punto prezioso, specie dopo le due figuracce in casa con Bari e Venezia. La B, inferno continuo. Un segnale positivo? Applicazione ed efficacia rossoblù in ascesa. Con poche emozioni. Intanto, ecco Luvumbo nei primi undici. La scelta di Liverani ha accontentato i tifosi. Le due punte, con l’angolano anche Lapadula, per crescere in attacco ed essere più presenti in area. La furbizia dell’ex Lecce, la rapidità di Zito, di nuovo titolare dopo la prima di campionato a Como. Purtroppo, gioca un’ora senza particolari sussulti. E anche Lapadula non incide.

Dietro Di Pardo ha vinto il ballottaggio con Zappa e Obert si è ripreso la corsia sinistra. Dall’altra parte, gioca Pajac, rimpianto e mistero. La partita del croato è ottima: difende, pressa, spinge e crossa. Ma il presidentissimo non l’ha mai voluto confermare. A proposito di ex, c’è anche “lavatrice” Strootman. Match senza sussulti dall’olandese. Per il resto, gara strana per entrambe. Ma il punticino al Cagliari serve. Dà morale e un briciolo di autostima. Indispensabile per la prossima con il Brescia dell’ex presidente Cellino alla Domus.

Leadership cercasi. In campo si sono sfidate due retrocesse, meglio non scordarlo. Il Cagliari, senza Rog e Barreca, reduce dallo sconcertante 4-1 subito in casa dal Venezia. I padroni di casa in ascesa, forti del successo di Ferrara con la Spal. Sospinti dai ventiseimila di Marassi – in trecento i tifosi sardi: orgoglio e coraggio – ben consci di doversi prendere la scia verso l’alto. Blessin predica pazienza ed equilibrio. La partenza si apre alla pari. Poi, il Genoa prende il pallino. Una questione di personalità e organizzazione. Radunovic viene impegnato, Aramu e Coda entrano in ballo. La squadra di Liverani aspetta. e cerca di ripartire. Tiri in porta? dopo 15′ neanche mezzo. Poi, Gudmunsson prende il palo esterno. Liverani urla, si aspetta una reazione. In questi casi sarebbe utile avere un riferimento, carisma e leadership cercasi. Bani e soci accelerano.

Ci sono anche Nandez (deve dare una mano a Di Pardo, ma l’uruguaiano è parso meno brillante del solito), Deiola (due occasioni non facili, di testa e di piede, sprecate) Makoumbou (per fortuna, in regia) e Mancosu. Senza infamia e senza lode. Ci ha provato Lapadula, poca roba. Il Cagliari occupa bene il campo ma sa solo rimpallare, quasi un pallettaro inchiodato a fondo campo se si giocasse a tennis sulla terra rossa. In casa di una diretta concorrente alla risalita, ci sta. Ma la ripartenza è sempre sporca, difficile, quasi improvvisata. Si soffre, tanto. E dietro si balla: Goldaniga e Di Pardo sbagliano troppi appoggi senza pressione. Liverani lavori per un’uscita normale da dietro con palla a terra: i lanci lunghi sono una manna per Dragusin e compagnia. Si sveglia Nandez, destro a lato.

Manovra, che fatica. Le corsie esterne, cruccio di sempre. Un esempio? Il Genoa tiene nella metà campo del Cagliari Pajac, mentre Di Pardo e Obert sono ancorati dietro. L’idea di Nandez tutta-fascia e Luvumbo a sinistra con Mancosu che fa il trequartista non è poi così male. Ma Liverani la pensa diversamente. Anche nella ripresa il pallino è dei genoani, Makoumbou e soci cercano la ripartenza e lo spazio. Ma con i lanci lunghi è dura. Da sempre. Falco viene inserito al posto di Luvumbo: classe 2002, difficile bocciarlo. Ma deve imparare a giocare meglio con gli altri.

Il Genoa ha accelerato, Pajac domina sulla fascia, crossa, Radunovic smanaccia e Coda calcia a colpo sicuro, ma Aramu gliela para! L’episodio evidenzia diversi aspetti: pur nel tenere la partita bloccata, la difesa ha momenti in cui barcolla. Inoltre, Liverani pare averla impostata sul “innanzitutto, proviamo a non perderla”. Altro elemento del match, Radunovic è il migliore in campo. Meglio ragionarci, in fretta. A 15’ dalla fine Liverani chiama Lapadula e Mancosu, scocca l’ora di Viola e Pavoletti. La sensazione? I cambi andrebbero accelerati. All’assedio del Genoa la squadra ha risposto. Coda, Portanova e Jagiello ci hanno provato. Dietro, ha retto anche Goldaniga. È finita 0-0. Inutile infuriarsi, il convento passa questo.

 

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