Milanese, classe 1960, l’ex portiere della Nazionale è il nuovo allenatore del Cagliari. Il profilo di un personaggio a tutto tondo
SUL CAMPO. Nato a Milano il 28 aprile 1960, Walter Zenga è considerato uno dei migliori portieri italiani di sempre. Cresciuto nel vivaio dell’Inter, a fine anni Settanta fu mandato in prestito – come si diceva una volta, “a farsi le ossa” – prima alla Salernitana, poi al Savona e infine per un biennio alla Sambenedettese (C1 e B). Nel 1982 la casa madre lo richiama e, dopo un campionato da riserva dell’iridato Bordon, lo lancia come titolare a partire dal campionato 1983-84. Estremo difensore atletico, dallo stile spettacolare e dal carattere notevole, Zenga si impone tra i migliori portieri nostrani. Tanto che nel 1986 Bearzot lo porta come terzo in Messico al Mondiale, dietro Galli e Tancredi. Diventerà il numero uno indiscusso della successiva gestione Vicini, disputando l’Europeo ’88 e il Mondiale di Italia ’90. Ancora una ferita aperta per lui, quella delle “Notti Magiche”: beffato in uscita alta dall’argentino Caniggia in semifinale, è stato crocifisso calcisticamente e in maniera ingiusta, per un grande portiere che è stato campione d’Italia con l’Inter nel 1989 e 58 volte azzurro. Zenga è stato eletto per tre volte di fila (dal 1989 al 1991) quale miglior portiere del mondo dall’I.F.F.H.S., l’Istituto di Storia e Statistica del calcio. Ha poi concluso la carriera con le maglie di Sampdoria e Padova, e infine nella MLS statinutense con i New England Revolution.
IN PANCHINA. Comincia la parabola di allenatore vent’anni fa proprio con i Revolution, prima di rientrare in Italia tra i dilettanti del Brera. Trova in quegli anni numerosi ingaggi all’estero, iniziando nel National Bucarest (Romania) e vincendo il campionato con la Steaua. Bissa il successo nel 2006 con la Stella Rossa Belgrado. Vanno meno bene le esperienze con Gaziantepspor (Turchia), Al-Ain (Emirati Arabi Uniti) e Dinamo Bucarest (Romania). Finché torna in patria, con la prima chance in Serie A a Catania. Conquista due salvezze consecutive con i siciliani, poi passa al Palermo per cinque mesi: lascia nuovamente l’Italia per l’Asia. Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, nel 2005 la chiamata della Sampdoria. Un’avventura conclusa già a novembre. Siede tra alterne fortune sulle panchine di Al-Shaab, Wolverhampton (Inghilterra), Crotone e Venezia. L’ultimo incarico si è concluso proprio un anno fa con i lagunari tra i cadetti.