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ESCLUSIVA – Langella: “Barella? Alla sua età essere in Nazionale vuol dire tanto”

Abbiamo sentito in esclusiva per i lettori di CalcioCasteddu l’ex numero 23 del Cagliari e storico attaccante esterno degli anni 2000

ARROGU TOTTU. Grinta, velocità e voglia di spaccare tutto. Questo è stato Antonio Langella, indimenticato attaccante di un reparto offensivo tra i più gloriosi della storia rossoblù, una delle frecce che con Suazo ed Esposito ha composto uno dei tridenti più temuti degli anni 2000 in Serie A. Con lui abbiamo parlato delle prime impressioni sul Cagliari di Maran, dell’avvio di stagione dei sardi e anche di Nazionale:

Ha visto Atalanta-Cagliari? Come le è sembrata la squadra di Maran?
“Le prime partite del Cagliari le ho viste tutte. Mi è sembrata un’ottima squadra, messa bene in campo. Col Sassuolo sicuramente non meritava di pareggiare e poi con l’Atalanta ha giocato benissimo contro una grandissima squadra. Ha fatto una grande partita. Per i neroazzurri un pochino ha pesato l’eliminazione dall’Europa League, ci tenevano. Ha iniziato la preparazione molto prima degli altri quindi sicuramente sta sentendo un pochino di fatica mentale. Penso si sia visto anche domenica, non è stata la migliore Atalanta che siamo abituati a vedere”.

Possiamo definire positivo questo avvio di campionato dei rossoblù?
“Molto positivo, meritava sicuramente qualche punto in più in classifica. Ha messo a segno una grande vittoria a Bergamo in un campo difficilissimo, ha iniziato bene il campionato”.

Come vede la lotta salvezza quest’anno?
“Spero che il Cagliari non faccia come l’anno scorso che alle ultime giornate è arrivato con l’assoluto bisogno di punti. La cosa migliore sarebbe sempre fare tanti punti all’inizio e poi cercare di gestire durante l’anno, perchè nel corso della stagione c’è sempre quel periodo in cui le cose vanno un po’ male. L’anno scorso è stato un campionato un po’ particolare, per fortuna del Cagliari quelle dietro non facevano tanti punti e sono rimaste più o meno sempre le stesse a giocarsi gli ultimi tre posti. Quest’anno la lotta salvezza si è un po’ più livellata, bisogna fare più punti possibili il prima possibile”.

Lei è stato uno degli ultimi sardi in Nazionale, dopo sono arrivati Cossu e Sirigu, ora c’è Barella. Che consigli darebbe al giovane centrocampista rossoblù?
“Gli direi di fare le cose che fa la domenica col Cagliari, di essere se stesso e di non fare niente di particolare. Deve godersi il momento,  giocare come sa giocare. Lui è quello che può fare la differenza nel Cagliari in questo momento, è un giovane di prospettiva e andare in Nazionale a quell’età vuol dire tanto. Ci sarà un po’ di emozione ma deve stare tranquillo e fare quello che sa fare”.

Barella è spesso sotto accusa per la sua irruenza negli interventi e per i troppi cartellini rimediati, si può dire che abbia raccolto il suo testimone di “arrogu tottu”.
“Più il testimone di Conti direi, lui era sempre ammonito ogni domenica (ride ndr). A parte gli scherzi però alla fine i cartellini pesano. Quando sei un giocatore importante per la squadra e manchi una o due giornate ogni tanto inizia a pesare. La stessa cosa che accadeva quando c’era Conti, ricordo che ogni tanto Daniele mancava e la squadra ne risentiva perchè era tra i giocatori fondamentali. Però capisco anche la buona fede nella sua aggressività, poi non è facile cambiare, uno non può fermare la foga e la gamba la mette sempre. Sono cose che hai o che non hai. A volte può essere un bene avere giocatori così in squadra”.

Può raccontarci il momento della sua convocazione? Come avvenne?
“Ricordo che una domenica dopo una partita mi chiamò Cellino e mi disse: “tieniti in preallarme perchè Cassano si è infortunato e mi hanno avvisato che forse ci sei tu”. Io la presi a scherzare convinto che non chiamassero certo me. Quella sera rientrai a casa tardi, a Porto Torres dai miei genitori, perchè ero uscito a festeggiare con gli amici la buona partita che avevo fatto. La mattina dopo alle nove squillò il telefono che avevo lasciato acceso, risposi e sentì: “Buongiorno Antonio, sono Gigi Riva”. Io spontaneamente dissi: “Dai ascolta, non ho voglia di scherzare, ho fatto tardi, lasciami dormire” e chiusi il telefono. Due minuti dopo squillò nuovamente: “Antonio sono davvero Gigi Riva, non sto scherzando!” e in quel momento misi a fuoco la voce che poteva veramente essere la sua. Allora in fretta e furia mi vestì e partì a Cagliari. Il viaggio da Sassari a Cagliari fu molto emozionante perchè poi la notizia era uscita dappertutto e mi cercarono amici e parenti. Poi organizzare il viaggio, andare ad Assemini a prendere la borsa e le scarpe con l’aereo in partenza alle 14.00 che presi con Riva”.

Una bella avventura!
“Bellissima, ecco perchè posso capire i ragazzi del Cagliari che stanno iniziando il loro percorso in azzurro. Io poi l’ho fatto che avevo già 25 anni, farlo a 20 come Barella deve essere ancora più emozionante”.

Lei ora è fuori dal mondo del calcio?
“Ormai sono fuori da quando ho smesso, guardo le partite però è da quando ho fatto il Conti Day che non tocco più palla. Faccio altre cose, del calcio non mi occupo più ormai”.

Vedere Suazo e López in panchina non le fa venire voglia di tornare dentro?
“No, io penso che bisogna anche essere predisposti per fare l’allenatore. López lo era già in campo, si vedeva la sua predisposizione. David invece non me lo aspettavo, però ho visto che anche lui è diventato subito allenatore a Brescia quindi sono contento per loro. Io però per caratteristiche non sono portato a fare l’allenatore. Mai dire mai, ma per adesso è così”.

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