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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, mezzo miracolo a Frosinone

Il 2-2 nel recupero di Lapadula e soci ha premiato la volontà del gruppo. E se il Var non avesse annullato la rete di Pavoletti, la vittoria sarebbe stata immeritata ma stratosferica. Adesso, testa al Parma

Mentre si profilava, al 3’ di recupero, la quinta sconfitta, è arrivato un pareggio prezioso oltre ogni valutazione. Per la classifica e per il morale. Per la prospettiva di un cambio di marcia e almeno per le ultime cinque partite del girone d’andata. Ma anche per provare a mettere becco nella frazione di campionato che conta. La speranza non deve mai morire, pur con errori colossali nelle composizione della rosa. Per cui sono almeno cento le ragioni per apprezzare il 2-2 con il Frosinone. Altrettante per lasciare l’amaro in bocca e la solita preoccupazione alla tifoseria: è mai possibile che sai andare in vantaggio in casa della prima della classe e non riesci a difendere l’1-0? Ecco, da queste frequenze, tra personalità, leadership e governo del gioco, passa il futuro di un gruppo che ha ancora fatto capire di che pasta è fatto. E, peraltro, non sa dire, tecnico incluso, cosa vorrà fare da grande.

Il pareggio, il quarto di fila, è firmato da Zito e da Lapadula, alla quarta marcatura consecutiva. Ma la cronaca ha regalato momenti al cardiopalma: al quinto minuto di recupero Pavoletti ha segnato il 3-2 a una difesa ancora scioccata dal rigore causato da una bestialità di Mazzitelli. Il Var ha segnalato all’arbitro Fabbri il fuorigioco, millimetrico, di Lapadula. La vittoria nell’extratime è sfumata così. Fa rabbia. Ma i 3 punti sarebbero stati utili ma eccessivi.

Motivi di cauta soddisfazione. Per dire, in questa stagione allo Stirpe nessuno aveva mai segnato. E la squadra di Fabio Grosso andava a caccia con il Cagliari della settima vittoria. Ecco, basta e avanza questo per segnalare un piccolo ritorno di fiamma della formazione di Liverani. Certo, si sta ancora fuori dalla zona playoff, si finalizza male, si gioca la palla all’indietro, si tira poco e la precisione difetta. Per di più, se la volta scorsa è stato Altare a combinarla grossa, con il Frosinone va dietro la lavagna Carboni. E anche Obert sul pari locale non fa bene perché tiene in gioco Rohden. Quel che manca, è va sottolineato, è la gestione attenta del vantaggio. In trasferta, se mostri il braccino, il Frosinone ben organizzato ma anche la altre, ti vengono ad azzannare. E così è stato.

Sorprese. Il turno di stop per Altare, Mancosu non ancora al top, Luvumbo dal 1’, Viola in regia e Makoumbou in panca. Ma, soprattutto, fa eco Kourfalidis al debutto. Fabio Liverani ha mischiato ancora una volta le carte, sia dietro sia in attacco. Un turn over rischioso, ricco di incognite, capace di minare le certezze della squadra. Altro step che fa irritare la tifoseria i cambi. Intanto, esce Rog a un quarto d’ora dalla fine. Il croato, se non lo ha chiesto, deve stare sino alla fine. Mentre il cambio al debuttante greco, schierato da trequartista dietro il duo Luvumbo-Lapadula, andava dato un po’ prima. IL 4-3-1-2 del Cagliari è andato a sbattere contro il collaudato centrocampo a quattro e alle due punte dell’undici di Grosso.

Nella tonnara di mezzo Viola e Nandez hanno sofferto troppo la pressione e la conquista delle seconde palle da parte dei ciociari. Il gol di Insigne, perla degna delle categorie superiori, ha gelato i rossoblù. Ed è anche da qui che è apparso un filo di dignità. Seppure male, confusionari, incapaci di dare uno sviluppo logico e verticale all’azione, si è intravisto uno spiraglio di grinta e voglia di combattere. Ecco, per la sfida del Parma, e sarebbe meglio da qui in avanti, si deve fare il bis. Per dare fiducia al gruppo e all’ambiente. Altrimenti sarà campionatino da mezza classifica.

Notarelle

Appestati. Godin e Caceres in campo, e con buone pagelle, ai mondiali del Qatar. “Ma, al netto dell’essere molto più anziani, davvero sono più scarsi di Zappa e Carboni?” scrive un lettore. Il calcio non ha controprove. Ma qualche sospetto rimane. Il duo uruguagio è stato cacciato come avesse la peste in diretta tv su ordine del presidentissimo, lo stesso che li aveva portati con contratti mostruosi e presentati con le musiche del Gladiatore, hostess, poltrone in pelle rossa e lustrini. Le cose di sempre, da sei anni.

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