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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, valzer tossico. Südtirol? Avversario peggiore potesse capitare

Le teste mozzate di Capozucca e Passetti. Squadra che arranca, senza leader, poco organizzata, modesta qualità tecnica e allergia al tiro

Un vecchio rituale. Nodi al pettine. Irrisolti, trascurati, sottovalutati. Per insipienza, incompetenza, tutte e due. Il voler essere sfrontati, divisivi, presuntuosi. Con il Dio del calcio che non perdona chi esagera. Da Bruno Alves, Isla e Murru sostituiti da Miague, Andreolli e Van der Wiel nel Cagliari di Massimo Rastelli, tuttora recordmen del trionfo in B e l’undicesimo posto in A, alla rosa attuale. Con una difesa che fatica ai lati e al centro. Il Cagliari soffre ovunque. Compie dieci passaggi con un giro palla lento, poi parte il lancio, preda degli avversari, o il pallone torna da Radunovic. In regia anche Makoumbou con la Reggina si è annodato. Personalità e spirito di sacrificio? Non pervenuti.

Oltre la palla si è sempre in pochi e lenti, non si attacca lo spazio, mancano le opzioni di scarico e sponda. I tre tiri fatti alla Reggina, pur con il 60 per cento di possesso, fotografano un gruppo mal organizzato, impaurito e incapace di creare palle gol. Ecco perché la trasferta con il Südtirol si annuncia esplosiva. La squadra di Bisoli ha 18 punti, 3 più del Cagliari, è con l’1-1 a Ferrara con la Spal ha allungato la serie positiva. Sarà necessario un atto di fede e ferocia assieme. La rosa, da baby Luvumbo a nonnetto Marco Mancosu – che si spera rientri dall’infortunio -, sa di doversi giocare tanto. Dodici partite non sono poche, i 9 punti dalla vetta si potrebbero recuperare. Ma a Bolzano sabato alle 14 la posta è davvero molto alta.

Benvenuti nel club. Ripetitivo, disco rotto, mosso da chissà quale livore personale. Ancora. Pezzi fotocopia, tutti incentrati nel criticare il presidente. Intanto, non è lesa maestà e siamo in B. Poi, pare sia successo decenni fa, su Marte. Invece carta canta. E lo rimarco con enorme dispiacere: il Cagliari va oltre padroni e padroncini di prima e seconda mano. Lo dice la storia e i fatti. Adesso, tutti biasimano l’uomo solo al comando, autore di un’altra performance da brivido. Decapitato il club. E altre teste, di minor cabotaggio, sono in uscita.

Intanto, l’in bocca al lupo a Stefano Melis, area media (di forte interesse per noi cronisti dell’Ussi), e al neo AD Carlo Catte. Se altri di buon senso si vogliono imbarcare in Caos Cagliari, sappiano che è una bella scommessa. Intanto, dal campo tutto langue, gioco, classifica, allenatore. Poi, ci vuole Pippo Inzaghi che dice quel che in quasi totale solitudine ripeto da anni: il patron fa e disfa, dalle gomme americane per i Pulcini al contratto di Lapadula. E i risultati si vedono. Certo, ci sono anche altre responsabilità. Ma il modus operandi di Tommaso Giulini è conclamato. Dai fatti.

Genialate fallimentari. Con buona pace per quanti dicono i soldi sono suoi, cosa inesatta, o meglio lui che un arabo o un fondo di investimenti. Potranno fare peggio? Forse. Intanto, l’Italia sportiva e pallonara assiste allibita e ironizza sulle genialate ripetitive del club. Ballare nell’opacità non è un caso se la gestione è mediocre e incompetente. Dove si è cercato di vendere il vendibile per riassestare i conti e dire che si sarebbe ripartiti dalla B con un gruppo giovane e sardo. Salvo poi cedere, per esempio, Desogus e i Tramoni per prendere Falco e Millico.

Usando spesso le facce di Capozucca (allucinante nei tempi e nei modi anche la cacciata di Godin e Caceres) e Passetti: la conferenza dello scorso giugno rimarrà tra gli annali con i due che si prendono le colpe del patron. Adesso, andrà rinominato un direttore sportivo. Ma correre non serve, cambierebbe poco. Meluso, ex Lecce e scuderia Moggi, potrebbe essere la risposta. Chiunque sia sa cosa trova. O può farselo spiegare dal procuratore di Barella, Alessandro Beltrami, o da quello di Nández, Pablo Betancur. Troppo di parte? Allora è meglio sentire anche gli ex direttori sportivi rossoblù, Marcello Carli e Giovanni Rossi.

Notarelle

Dietro le quinte. Premesso che i verbali esatti e controfirmati li fanno in caserma o dal notaio e che tra il presidente e Capozucca il feeling si fosse spezzato da oltre un anno, dal post Ascoli trapelano alcuni momenti chiave. Al rientro sul charter il DS avrebbe urlato alla squadra che la somma dei quattro migliori stipendi rossoblù pagherebbe l’intera rosa allenata da Bucchi. Silenzio in cabina. La mattina dopo il confronto con Liverani. Durissimo. Il tecnico sarebbe tornato sul quasi 70 per cento di possesso palla. Capozucca avrebbe sbottato malamente e ricordato al tecnico che chi non tira in porta non vince. Ma la cosa si sarebbe ricomposta. Poi, qualcuno ha informato il presidente. Nel pomeriggio la telefonata da Milano. The end.

Panchina al Mago Silvan. Per la cronaca, non penso che Liverani sia da tenere a qualsiasi costo. Se i risultati peggiorano, accadrà qualcosa. Ma adesso, chiunque arrivi, trova un gruppo che non può cambiar pelle da qui a gennaio. Anche perché non si sa se il patron voglia e possa investire e dia carta bianca al neo DS.

Stadio e altro. In tanti ci si chiede della questione stadio. Vanno a scadenza le varie tempistiche. E chissà se la nomina del ministro dello sport, Andrea Abodi, (ospite in incognito la scorsa estate ad Asseminello, del presidentissimo con il sindaco Paolo Truzzu) potrà dare una mano all’iter di costruzione dell’impianto. Forse, il solo jolly utile, con la risalita in A, a rilanciare il Cagliari e la proprietà.

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