cropped-cropped-CC-11.png
Sito appartenente al Network
Cerca
Close this search box.

IL DRIBBLING DI…Mario FRONGIA. Cagliari, l’Ascoli vince e sorpassa

I marchigiani battono 2-1 i rossoblù. Gara pessima, da restituzione del biglietto, con la vetta che si allontana. Dilemmi e incertezze di vecchia data con Liverani che incide poco

Calcio da dimenticare. Al Del Duca finisce 2-1 per l’Ascoli. Tre reti, freccia e sorpasso al Cagliari dell’undici marchigiano. Ma la partita è orribile. In tutti i sensi, per risultato, visione, non-gioco, poche idee. Una sorta di reciproco catenaccio, palle calciate senza misura, lanci lungi, stop a inseguire, che quasi si rimane sorpresi quando il pallone viaggia per un attimo rasoterra, si chiude il triangolo e un dribbling va a buon fine. Calcio mediocre, da squadre evidentemente modeste. Meglio, molto meglio, un buon film. Ma il Cagliari è il Cagliari. La verità? Se l’avessero gestito meglio l’anno scorso non avrebbe meritato neanche un campo come quello dei padroni di casa: metà verde, metà marroncino, come gli abiti dei clown, dai due colori. Pagliacci, tristi. Come l’erba picena. È la B, meglio farci l’abitudine. Che la squadra di Bucchi la sblocchi su rigore – la leggerezza di Radunovic con il fallo su Lungoyi, è quanto mai pesante, quanto l’indecisione che ha coinvolto anche Altare e Capradossi – è la logica conseguenza di un match senza geometrie, giocate lente e prevedibili. Sportellate, rimpalli, campanili, falli laterali. Sì, calcio sporco e maledetto. E se la perdi non è un buon segno. Anche perché sabato arriva la Reggina di Pippo Inzaghi.

Su connottu. Tridente o quasi, con Pavoletti, giusto un tiro e due spizzate di testa su cross modesti e mai interessanti, con Falco e Luvumbo: nei primi 45’ qualche accelerata dell’angolano e uno spunto dell’ex Stella Rossa. Ecco perché non sorprende che il Cagliari in trasferta abbia segnato solo tre gol. Dietro – anche se si è presentato ad Ascoli con due reti subite, è la migliore difesa del campionato – meglio sorvolare. In regia, pure. Liverani ha ritenuto non pronto Rog. Carletto Mazzone diceva che anche se hanno solo un’ora sulle gambe, i migliori giocano sempre dal via. In campo Deiola, poco davvero, ed ennesima bocciatura per Viola. Ma in mediana, nonostante ci provi Makoumbou, nessuna sa pensare, dettare ritmi, dare continuità con qualità alla manovra. Giusto Nandez, quando cambia passo, vale mezzo biglietto. Ma è troppo poco e in quanto a incisività negli ultimi 25 metri non cambia nulla. Il risultato? Appena gli avversari affondano, anche solo buttandola avanti e mettendola sulla fisicità, come fa l’Ascoli, la difesa traballa. I meno peggio nel primo tempo, almeno per proposta e gamba, sono Carboni e Di Pardo.

Personalità e gioco cercasi. Un accenno di reazione nella ripresa, molle come la condotta nella parte centrale del primo tempo. Giro palla lento, sterile possesso palla e poche possibilità di scarico pare sia il mix del dna rossoblù. Falco, Pavoletti, Altare e Capradossi (nella gara, tra i migliori) ci hanno provato. E Rog avrebbe potuto pareggiarla. Il Cagliari a trazione anteriore (Pavoletti, Lapadula, Millico, Luvumbo) ha giocato alto ma non ha trovato la porta. Il 2-0 arriva per l’ennesimo errore in uscita, Radunovic regala la palla a Collocolo, Pedro Mendes non perdona. Serataccia per il portiere serbo. Poi, forse per solidarietà, ci pensa Guarna a 5’ dalla fine a regalare la palla a Pavoletti che ha accorciato. La partita ridiventa intensa. Ma giocarla con onore e rispetto per la maglia quando sei sotto non può far cambiare il giudizio su personalità e identità del gruppo. Intanto, il Cagliari scivola a -7 dalla vetta (21, Genoa e Frosinone) e dopo due turni positivi, a Marassi e con il Brescia, va fuori dalla zona i play-off, sbatte di nuovo il muso su se stesso. Fabio Liverani qualche domanda deve cominciare a porsela.

Notarelle

Sorpresa. Con Rog ma senza Mancosu, neanche citato come acciaccato nella conferenza stampa della vigilia. Perché? Si è fatto male sulla scaletta dell’aereo? No, non è neppure partito. Male. Molto male.

Braccino corto. L’ha scritto Alfredo Pedullà sulla Gazzetta: “Chi è in testa, il Genoa, ha speso”. La frase messa così pare eccessiva. Descrive una B più pazza che mai. Con il mercato che, anche se le giornate giocate sono solo dieci, fa la differenza. E ancora. “Le grandi firme, Fabregas al Como o Cannavaro al Benevento, non hanno convinto. Mentre è partito bene De Rossi con la Spal. Che poi Grosso, altro campione del mondo, sia volato in cima alla classifica con il Frosinone, è un’altra storia. Comunque sia, per vincere bisogna essere competenti e attrezzati finanziariamente. Certo, i conti vanno fatti alla fine. Ma chissà perché al Cagliari da almeno sei anni sbagliano implacabilmente le grandi firme e si distinguono per non tirar fuori un euro.

Subscribe
Notificami
guest

138 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

Articoli correlati

Nove mesi dopo a Venezia finisce ancora 0-0. Pallino dei rossoblù, con l’uomo in più...

Una solida prova difensiva in dieci non basta per vincere a Bari. I pugliesi pareggiano...

L’1-0 sul Benevento, con un uomo in meno, dà fiducia e autostima: elementi chiave nella...

Dal Network

Il presidente della Figc: "C’è una decisione del giudice che tutti devono accettare, compreso chi...
La posizione dell'ex Brescia e Milan si complica ora al club di Premier League ...

Altre notizie

Calcio Casteddu