I rossoblù partono con la testa giusta. Duettano alla pari con i padroni di casa. Poi, tutto si complica e la squadra non ne esce
Senza Cragno (in tanti segnalate il partitone di Vicario nella vittoria dell’Empoli allo Stadium contro la Juventus) con Radunovic al debutto in A. Semplici conferma l’esclusione dell’incerto Walukiewicz con Ceppitelli dal via. Ancora fuori dai giochi iniziali Pereiro. A poco meno di 48 ore dalla chiusura del mercato, all’appello manca Simeone. Sì, in pentola bolle qualcosa. Ma è meglio aspettare l’ufficialità. Per stare agli ex lontani da casa, non sorprende l’avvio davvero mostruoso di Pajac e Tramoni al Brescia primo in classifica con due vittorie in due gare, con gol, assist e prestazioni perfette. Dettagli, Intanto, dagli almanacchi non rimbalzano feste spaziali per il Cagliari a Milano. Con il Diavolo è sempre stata dura. L’ultima vittoria rossoblù è del 1° giugno 1997. In panca Mazzone, in tabellino marcatori Muzzi. Il successo permette al Cagliari di giocarsi lo spareggio per la permanenza in A con il Piacenza. Meglio non ricordare altro!
TRE GOL IN 7’. In avvio ritmi alti e linea difensiva abbastanza coraggiosa del Cagliari col solito 3-5-2. Il modulo funziona? È un dettaglio. Non è il momento di fare gli schizzinosi con la rosa incompleta e da rinforzare. La sosta sarà utile per tarare il tutto. Si gioca. Applausi per Carboni, magico in tackle su Leao: un gol sventato. L’atteggiamento, e la consapevolezza dei propri mezzi, chiesta da Semplici nel dopo Spezia, è quello giusto. Ma non basta. All’appello, nei primi 20’, manca Strootman. Le sfide clou? Godin-Giroud, Nandez–Theo Hernandez, Calabria-Dalbert: sfrecciano a cento all’ora. La citazione? Brilla Carboni (2001). Tonali la sblocca al 12’ su punizione. Il Cagliari ha una reazione interessante, tosta. Premiata da un cucchiaio di Joao Pedro con incornata precisa di Deiola: in Sardegna, specie dalle parti di San Gavino, si balla leggeri! Alessandro (71 presenze e 5 reti) batte Maignan, gioisce ma dura niente:
Leao calcia dal limite, deviazione di Brahim Diaz, Radunovic battuto. Il Milan (in fiducia, pancia piena dalla vittoria a Marassi con la Samp) è di nuovo avanti. Poi, da una lettura errata in mezzo al campo, la palla che passa tra la mediana rossoblù, le distanze che saltano, arriva la mazzata: Giroud sigla il 3-1 di sinistro su ripartenza di Theo Hernandez e assist di Diaz. I rossoblù (in maglia bianca) provano a ricompattarsi. Radunovic si distende e salva in angolo su Leao. Ci prova Pavoletti, destro rasoterra a lato. La squadra è viva. Nel Milan, Kjar dietro, Saelemaekers davanti, fanno la differenza. Quindi, il gomito alto di Strootman su tiro di Brahim Diaz. L’arbitro Serra ammonisce l’olandese e indica la punizione. Il Var corregge: Strootman è sulla linea dell’area. E dal dischetto Giroud non perdona: 4-1.
CONTROLLO E DIMENSIONI. Si riparte. Il Cagliari ha tre ammoniti: Dalbert, Strootman e Deiola. Marin cambia passo, era ora. Mentre in mezzo non si accende come può “lavatrice” Strootman. E anche JP10 va a strappi e si perde nella rete rossonera. Il Milan controlla, non ha fretta. Emerge palleggio, organizzazione e tecnica nei singoli. I trentacinquemila del Meazza cantano a squarciagola. Ceppitelli lascia, problemi alla schiena. Semplici butta Zappa nella mischia. Si prosegue a tre dietro. Con Godin che picchia e combatte. Leao, su lancio da 60 metri di Kjaer, stoppa ed esplode lo scatto su Zappa. Palla fuori di poco. Il Cagliari ci prova con Pavoletti, meglio di Tomori, e Lykogiannis.
CAMBI E AMBIZIONI. Le differenze sono evidenti. E non porti fuori Strada il 4-1 finale. A un quarto d’ora dalla fine escono Strootman (scomparso nella morsa Tonali–Krunic) e Dalbert, entrano Farias (chi l’avrebbe mai detto!) e Lykogiannis. Pioli inserisce Florenzi e Bennacer. Con Ibra e Kessie fuori per infortunio, Pellegri e Bakayoko appena acquistati, si ha idea di quali siano le prospettive del Diavolo. Per cui, sarebbe poco utile e inappropriato crocifiggere il Cagliari che lotta in affanno e tra cento problemi per una stagione che sarà legata al mantenere la categoria. Semplici può fare cose normali – anche ai limiti del miracoloso: la salvezza dell’anno scorso! – ma in condizioni di partenza quantomeno solide e chiare. Invece, peggio non poteva essere. Comunque, non era certo questa la trasferta capace di regalare soddisfazioni di condotta, gioco e classifica ai tifosi. Certo, poteva andare in modo diverso.
Ma la coperta rimane corta e con qualche strappo qua e là. E l’esordio casalingo in rimonta con lo Spezia (sconfitta 6-1 dalla Lazio di Immobile), per determinazione e valori assoluti, aveva lasciato intuire che il bicchiere è mezzo vuoto. Adesso, c’è da capire se il club (finito tra le sei della A che devono prima vendere per poter comprare a causa dell’Indicatore di liquidità in rosso) vorrà porre rimedio. Come dicono a Roma, e non solo, adesso le chiacchiere stanno a zero.
PS. A cinque dalla fine entrano Pereiro e Ceter, out Pavoletti e Deiola. Ma quali possono essere le riflessioni e le opzioni, e gli obiettivi, da qui a martedì, se in campo negli ultimi sprazzi di gara sono in gioco pedine date per l’ennesima volta in partenza o ai margini del progetto, qualsiasi cosa sia o voglia dire? Intanto, Pioli spolvera Rebic e Castillejo. Per chi ama il calcio c’è anche l’ennesimo Maldini, Daniel, di terza generazione.