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Il dribbling di… Mario Frongia. Cagliari: il muro del pianto

Campagna acquisti e cessioni deficitaria, il caos con i big, Nainggolan che saluta. Fino al 31 agosto si può ritrovare la rotta ma l’aria che tira non è buona

Premessa: alla chiusura del mercato mancano una quindicina di giorni. E tutto può accadere. Ma se si aspetta che le cose avvengano tutti sappiamo fare meglio di chiunque i commissari tecnici, i vigili del fuoco, i direttori sportivi, i virologi e i ministri. La cosa si complica per chi fa cronaca: si racconta l’attimo. Spesso in tempo reale. Bene o male, lo decidete voi. E le opinioni, per fortuna, possono essere discordanti. Come quelle sul Cagliari e il suo mercato a poche ore dal debutto ufficiale in Coppa Italia, fissato per le 21 contro il Pisa. I vari forum su Calcio Casteddu, ma non solo, sono stimolanti. Usata acqua e varecchina per pulire insulti gratuiti – che non solo non migliorano chi li fa ma non arricchiscono il dibattito – rimane la questione: ma come accidenti sono riusciti a gestire fino a oggi la programmazione post salvezza? Con una scelta azzeccata: Kevin Strootman.

A seguire, il disastro o quasi. Qualcuno scrive che magari gongolo: mai pensiero può essere più distante dai miei intendimenti. Andate a rivedervi cosa argomentavo l’anno scorso: se i fatti mi danno ragione la colpa non è dei lavori in viale Marconi, della coda per Chia, dei maledetti incendiari che mandano arrosto la nostra terra, dei trasporti marittimi e aerei che ci tengono in condizioni post belliche. No, le responsabilità hanno un nome e un cognome e conducono alla presidenza rossoblù. Ma, proprio per questo, le considerazioni devono mettere a nudo i problemi e permettere uno sguardo oggettivo su presente e futuro.

L’Uomo solo al comando è entrato in rotta di collisione innanzitutto con se stesso. Ambizioni e prosopopea si scontrano con dinamiche che apparecchia e sparecchia a proprio tornaconto. La sorpresa? La posizione attuale di Stefano Capozucca. Gliel’ho scritto, mi aspettavo di più, in fretta e meglio. Credo, da quel che mi dicono, che sia impotente dentro un vortice. E vi riporto a Pierluigi Carta, alle prese la scorsa estate con nove esuberi da piazzare (adesso sono cinque, mi pare) e ai vari Caligara, Tripaldelli, Zappa, Tramoni, Lykogiannis, Walukiewicz e soci, dati a Eusebio Di Francesco per andare tra le prime dieci! Il tecnico ci ha messo del suo, su modulo e Marin ha toppato, è stato cocciuto, doveva dimettersi quando il patron gli ha garantito Nainggolan per poi darglielo solo a gennaio. La storia non serve a recriminare ma a ripartire col piede giusto.

PROVIAMO A RIASSUMERE. Avevano il miracolo dentro casa, la permanenza in A da diciassettesimi. Hanno tergiversato una settimana, sono andati a interpellare Juric prima di confermare, per non spendere altrove, Semplici. Cragno era in vetrina e sono riusciti, per un pugno di ceci, a perdere il treno due volte: Alessio è rimasto a Cagliari nel passaggio più delicato della sua carriera. Mentre il più che pronto Vicario (fresco di rinnovo) è partito. Sono riusciti a innervosire Godin. È tra i convocati per il Pisa, ma andrà via. Il Betis Siviglia è in testa: quattro milioni di euro sono tanti ma l’anno scorso alla presentazione c’era già il Covid e i mancati introiti. Eppure, tra hostess, colonna sonora del Gladiatore, poltroncine e fiori rossi, il patron sorrideva. Oggi, gli dice – e glielo fa replicare dal ds mentre gioca la Copa America! – che non gli paga quel che gli ha messo nero su bianco. Una barzelletta! Comunque la si veda, promessa da  mercante inclusa, hanno sbattuto anche con Nández: a casa per scelta del club.

Tutti a maledire l’uruguagio e il suo agente. Ma attenzione: il calcio professionistico non è il set di Alice nel paese delle meraviglie. Accade da sempre, serve testa, trasparenza e serietà. Giustamente scrivete che se dai un milione e quattrocentomila euro a Pereiro e uno a Cerri, Nández e Nainggolan possano chiedere altro. Adesso, per Nahitan magari spunta il West Ham. E i 30 milioni o anche 25 del Leeds o lo sguardo della Roma di Mourinho avrebbero aperto altre visioni, ma l’Inter rimane l’Inter – perlatro, scaltra nello scaricare le avance dell’Uomo solo al comando appena sono arrivati i denari del Chelsea utili per Dumfries – e vedo che in tanti l’avete colto! E il giovane Walukiewicz? Per il patron era seguito dalle big europee. Per non saper né leggere né scrivere Semplici l’ha tenuto sempre in panca. E per il centrale non c’è stata neanche la chiamata di consolazione agli Europei. Si farà. Ma serve tempo e la voglia di poter subito fare plusvalenze non paga. Gli altri non hanno la sveglia al collo, specie se chi vuol vendere dà l’idea di voler dominare e infierire.

NAINGGOLAN. Dicevamo di Radja. Premesso che non scomoderei l’etica e lascerei perdere la questione mercenario, per lui e chiunque: il circo è questo. I club sono indebitati per gli ingaggi folli, in crescita anche sotto la pandemia. C’è chi sa gestire, chi no. I calciatori professionisti devono lucrare quanto possono dalla loro “azienda”, fatta cuore e cervello, talento, tecnica, sacrifici, intelligenza. Non durano all’infinito, lo sanno e lo sappiamo. E su bandiere e leggende, anche locali, i distinguo sono tanti. E un giorno li approfondiremo. Ma Nainggolan merita un discorso a parte. Si è svincolato, ha scritto sui muri che avrebbe chiuso al Cagliari, cos’altro doveva fare? Poi, c’è il soldo: “L’anno scorso ci ho rimesso un paio di milioni, la società e i tifosi sanno che mi sono messo a totale disposizione” le sue parole di un mese fa. Adesso, fargli le bucce (ha 33 anni, ha acciacchi, fa una vita poco equilibrata, deve tagliarsi lo stipendio eccetera) è ingiusto.

Se anche dovesse giocare dieci partite a girone ai suoi livelli, oltre che per leadership e personalità che si traducono in benzina e valore aggiunto per i compagni, il Ninja in campo possa determinare 6, 7 punti. Quindi, perderlo – bleffando sui patti: sapeva di un  biennale, gli hanno proposto un anno a un milione e due! – per ottocentomila euro quando lui sa di altri in gruppo che guadagnano quei soldi con un apporto che è sotto gli occhi di tutti, non evidenzia una scelta saggia. Il tuttocampista va all’Anversa. E per il Cagliari – nel torneo in cui la sfiga di vede perfettamente: Rog! – non sarà una perdita facile da colmare.

NOTARELLE
Detto del momento rovente tra Capozucca e patron, si sente la voragine dovuta a esperienza e mancati suggerimenti di Stefano Filucchi. Il vice presidente ha gestito la vittoria della B e l’undicesimo posto da neopromossa con 47 punti con Rastelli in panca. Poi, si è fatto da parte. A seguire, il baratro con Murru, Bruno Alves e Isla ceduti e rimpiazzati da Miangue, Andreolli e Van der Wiel.

Leonardo Semplici è uomo di campo. Sa come funziona, se i risultati arrivano, giocando bene o male non importa, la panchina è salda. Se dovesse traballare, a Cagliari come a Praga, Marsiglia o Manchester, il tecnico rischia di saltare. In città si vocifera di un mezzo accordo preventivo dell’Uomo solo al comando con Diego López. Magari è una bufala legata al caldo torrido.

Questione budget. I soldi sono suoi, prendilo tu il Cagliari, diventeremo come il Chievo eccetera. Il sunto di quel che si dibatte è grosso modo questo. Allora, tenere il bilancio sano e in regola è un proposito eccellente. Poi, si passa al pallone. E qui servono competenze, relazioni, mestiere. E se i recenti piazzamenti (senza scordare quel che mezza Italia sportiva dice, e non offendetevi perché al loro posto viene facile pensarla allo stesso modo, che se non viene annullato il 2-0 di Osimhen e Doveri non si rimangia il rigore per il Benevento, adesso per i rossoblù ci sarebbe un altro torneo) sono lì a ricordarlo, la musica non cambia. Se si decide in solitudine, si vota per la A a Dazn dopo aver assicurato l’appoggio a Sky, si azzerano le professionalità (Capozucca e altri) adeguate, si soffre. E poi, ci si mette anche il dettaglio: il patron si complimenta con Filippo Tortu. Buono e giusto. Ma come si può scordare Lorenzo Patta, sardissimo di Samugheo e tifoso del Cagliari? La colpa dev’essere di twitter!

 

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