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Il DRIBBLING DI… Mario Frongia. La svolta del calcio italiano in streaming: Dazn pigliatutto

Il gruppo di Lev Blavatnik con oltre ottocento milioni di euro ha convinto le società di A. Sky, che ha perso anche la gara per solo tre gare, potrebbe fare ricorso

Lev Blavatnik, ricordatevi questo nome. Miliardario, tiene molto al titolo di Sir, ricevuto nel Regno Unito. Ucraino con studi all’estero, si è laureato alla Columbia University. Per Forbes è il ventiduesimo uomo più ricco al mondo con 31,7 miliardi di dollari. Classe ’57, ha costruito il proprio tesoretto con gas e alluminio. Poi, ha investito con saggezza e intuito. Per dire, nel 2016 si preso per 3,3 miliardi la Warner Music, ultimo gioiello di famiglia. Con i profitti a nove zeri è noto anche per le donazioni sostanziose: 75 milioni di sterline all’Università di Oxford, dove è nata anche la Blavatnik school of government. Altri 25 milioni li ha dati alla Carnegie Hall, 50 alla Tate Gallery e altrettanti all’Università di Harvard, dove ha conseguito un master. Direte, beato lui, chissenefrega a seguire. Però, questo signore deciderà cosa, in che modo e quando far entrare nei vostri tinelli Joào Pedro e Lukaku, Cr7 e Donnarumma, Barella e Insigne.

Il buon Lev controlla Dazn, ovvero la società che farà vedere in tv su streaming il gioco più bello del mondo, fa parte del gruppo Access per il 77 per cento. La fetta mancante è del gruppo giapponese Dentsu: investimenti per 20 miliardi di sterline in 30 paesi. I settori? Chimica media, immobiliare, biotecnologie. Blavatnik ha in portafoglio BundesLiga in Germania, Moto GP in Spagna e Formula Uno in Giappone. In Italia ha un obiettivo ambizioso, come ha rimarcato in una nota Veronica Diquattro, responsabile Innovazione Dazn: “Contribuire alla digitalizzazione del Paese. Il futuro degli eventi sportivi passerà per una modalità di visione semplice, accessibile e moderna”. L’emittente si è presa per 840 milioni a stagione le dieci partite di ciascuna giornata, di cui sette in esclusiva. Per le rimanenti tre Sky ha offerto settanta milioni di euro e ha avuto il no della Lega: i padroni del vapore ne hanno chiesto 130. Distanza incolmabile. Adesso, andrà fatto un nuovo bando: chi ha tanti soldi, debiti inclusi, ne vorrebbe sempre di più. Ma questa non è una notizia.

IL NUOVO FORMAT. Dazn ha iniziato l’avventura in Italia trasmettendo tre gare di serie A per giornata. In poco tempo, anche grazie alla crescita dei ricavi da pubblicità (la stagione scorsa ha superato i cento milioni di dollari per la prima volta), è diventata la tv in streaming del Paese dopo Netflix, Amazon Prime Video e Tim Vision. Ecco, proprio quest’ultima da partner tecnologico, ha dato man forte allo staff dell’ucraino nell’assalto al forziere. Con le piattaforme in ascesa (undici milioni di abbonati allo scorso gennaio) la domanda riguarda proprio le potenzialità tecnologiche. In tanti si chiedono se dal prossimo agosto dal cuore della Barbagia, dall’entroterra ligure o dall’Aspromonte calabrese sarà possibile ricevere le gesta di Locatelli e Scamacca, Godin e Chiesa. Dazn e Tim spiegano che sono solo settantamila le famiglie che non ricevono il segnale video full hd.  E comunque, rilanciano promettendo che nelle zone meno servite saranno create piccole parabole (Fixed wireless access) che rimandano a una centralina locale. Gli altri legittimi dubbi di operatori e addetti ai lavori, come segnalato da Repubblica, nascono sulla solidità economica del gruppo.

COSA CAMBIA. La collocazione oraria delle partite dovrebbe restare la stessa. Poche le sovrapposizioni, eccetto della fascia domenicale delle 15. Finisce in soffitta il decoder: Dazn sarà visibile su smart tv, consolle di gaming, pc, tablet e cellulare. Basterà installare l’applicazione su uno di questi dispositivi. Per avere la massima qualità durante la visione è necessaria una connessione di almeno 8 megabit per secondo. Lo stesso contenuto sarà visibile in contemporanea su due dispositivi diversi. Per gli altri eventi di intrattenimento, ci si potrà connettere con sei dispositivi nello stesso momento. Sul fronte costi si dovrebbe passare dagli attuali 9,90 euro di abbonamento a circa 30, 35 euro. La materia è in continua evoluzione. Ma c’è da chiedersi come gli utenti Sky vedranno rimodulato l’accordo, con una parte del calcio e per il resto. Se ne dovrebbe sapere a breve. Sulla qualità del segnale cambierà poco o nulla. Anche le dirette avranno qualità e certezze. Diverso il peso degli opinionisti e dei telecronisti. Ma il mercato, come quasi sempre, farà emergere le migliori professionalità. Forse, anche transfughe da Sky. SI vedrà. Da capire anche il modello di attenzione alle varie società. Ci saranno corrispondenti, andranno avanti con le agenzie e collaboratori locali? Difficile dirlo. Dettaglio: il Cagliari in un primo tempo aveva sposato il pool di club guidati dalla Juve. Poi, è tornato alla base. Quindi ha fatto maggioranza per il sì a Dazn.

SPROFONDO ROSSO. Senza l’arrivo dei Fondi, gli analisti sono categorici: qualche club rischia di portare i libri in tribunale. Di certo, sono mostruosi i circa 800 milioni di debiti dell’Inter. Ma anche per l’intero sistema, Covid o meno, la musica non è allegra. Dai 500 milioni di rosso della passata stagione (circa cento attribuibili alla pandemia) si passa ad almeno duecento in più. Insomma, il calcio è a un passo dal baratro. Senza pubblico, con il crollo e la sfiducia degli sponsor, il calo degli utili da merchandising, bar, ristoranti da un lato. Dall’altro, il monte ingaggi in continua lievitazione: il Cagliari ha il nono della A. Ma qualcosa non torna.

Oltre ad essere terzultimo, in piena lotta retrocessione, il club strapaga i suoi. Fenomeni e onesti mestieranti. Da Godin a Cerri e Pereiro fino a chi neppure gioca. C’è poi il mega stipendio di Eusebio Di Francesco e del suo nutrito staff. Scelte competenti e felici? No. Ma anche questo aspetto, con il rientro ad Asseminello di Stefano Capozucca, verrà curato in modo competente. Intanto, un piccolo ma sentito auspicio: le pallonate dal vivo vanno ridate alla tifoseria. Chissà che (se ci si comporta con responsabilità e senso civico) nei prossimi Dpcm non si riesca ad avere il semaforo verde se non per il 25 per cento della capienza degli impianti, per almeno mille spettatori.

QUALCHE PEZZETTO DI STORIA. Il 5 febbraio 1950 la Rai trasmette in via sperimentale e solo a Torino Juventus-Milan: 1-7. Nel 1954 i primi Mondiali vengono trasmessi in Italia. Nel 1959 parte Tutto il calcio minuto per minuto con Nicolò Carosio con la diretta dei secondi tempi. Nel ’70 ha luce 90° minuto. Lo cucina Paolo Valenti, che presenta dalle 18.30 la sintesi delle partite. Per tre miliardi, nel 1980, la Lega vende per la prima volta i diritti alla Rai. La tv di Stato può continuare a trasmettere, alle 19 della domenica, il secondo tempo di un incontro.

Nel 1993 arriva Tele+: Lazio-Foggia il 29 agosto, è il primo posticipo trasmesso di domenica sera. Nel ’96 nasce D+ e le gare vanno in pay-per-view.Tre anni dopo è la volta di Stream, prima via cavo e poi sul satellite. L’emittente acquista prima 7 e poi 9 partite. Nel 2003, preceduta dalla fusione Steam-Tele+, appare Sky, che si prende tutte le partite e Diretta gol. La Lega promuove il canale Gioco calcio, ma non funziona. Otto squadre vanno su Mediaset Premium in esclusiva. Nel 2018 Dazn (gruppo Perform) acquista i diritti in esclusiva di tre partite a giornata. Da qualche giorno, lo stesso gruppo, si è preso l’intera serie A fino al 2024.

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