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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari: il biglietto per gli ottavi di Coppa Italia con l’Atalanta arriva al fotofinish

Il 2-1 di Sottil nel recupero condanna la squadra di Juric. Indicazioni a metà per Di Francesco senza  Simeone positivo al Covid

Domenica lo Spezia, a gennaio ottavi di Coppa Italia in casa dell’Atalanta. Il Cagliari batte 2-1 (Cerri e Sottil i marcatori) e fa un passo avanti. Il 4-2-3-1 odierno nasce da una botta mica male: Di Francesco deve rinunciare a Simeone positivo al Covid ed è quindi costretto a preservare Pavoletti. Il bomber di Livorno, destinato a giocare dal 1′ in Coppa, va tenuto a riposo in vista del delicato match interno di domenica con lo Spezia degli ex Deiola, Farias, Rafael e Mattiello: facile intuire, per storie e ragioni differenti, voglia di riscatto e furore agonistico. Il match è tosto. Nei primi 15 minuti il Verona va meglio sulle seconde palle. Ma anche nel palleggio, pur senza conclusioni in porta, gli ospiti si sono mossi con idee più chiare. A testimoniarlo i due angoli in una manciata di secondi con Zappa e soci a soffrire più del dovuto. Il Cagliari? Buone due ripartenze con Joao Pedro che imbecca Sottil, l’azione sfuma in area, e altrettanti improduttivi calci piazzati da 30 metri. In evidenza al 25′ Tramoni, rimpallato in area da Cetin. Il Cagliari pian piano entra in partita. Sempre Tramoni ci prova di destro, a lato. Il peggio pare passato. Juric urla e incita, Di Francesco sta sulle sue e sprona Cerri: Alberto, più svelto!”. La gara non si schioda. I pensatori, Rog e Oliva da una parte, Veloso e Bertini dall’altra, con Danzi a rimorchio, si seguono a specchio. Poca roba.  Poi, il colpaccio firmato da Cerri, chirurgico di destro nel sorprendere Pandur su assist di Sottil. L’1-0 cambia la chimica della gara. Il Cagliari conquista metri, ma il Verona vede sfumare il pari su incursione di Colley, murato da Pisacane. Il primo tempo si chiude con una sassata di Veloso, su palla ferma. Vicario c’è.

CALCIO VERO. Nella ripresa il Cagliari riparte con una serpentina di Tramoni. Ma lo squillo lo sigla Di Carmine, alto sulla traversa. Poi, entra in scena Vicario. Di piede su incornata da due passi di Udogie, di pugno in angolo su Di Carmine. I rossoblù soffrono. Salcedo segna di testa ma Prontera, incerto fischietto di Bologna, annulla per fallo nello stacco. Di Francesco chiede compatezza. La squadra ci prova. JP10 arretra, Rog stringe i denti. Ma è Vicario a respingere il sinistro di Bertini e il destro di Colley. Intanto, riecco Nandez. I pochi intimi in tribuna (il club è sotto osservazione per aver ospitato più persone del dovuto per il match con la Samp) applaudono. Nahitan si piazza esterno a sinistra. Pisacane lascia per Tripaldelli, Pavoletti subentra a Cerri. L’Hellas accelera (sabato gioca a Bergamo con l’Atalanta) e l’1-1 di Colley su sponda di Salcedo, è la meritata conseguenza: il Cagliari al 25′ non ha ancora fatto un tiro. Il Verona palleggia e cuce, altro che cinici distruttori del gioco altrui. Intanto, al 28′ arriva con Joao Pedro la prima parata di Pandur. Oliva esce per Ounas. Riappare Sottil, tirocross, Pandur blocca ancora. A seguire, sempre dal piede di Sottil palla del vantaggio ribattuta a Pavoletti. Sul capovolgimento, Veloso scheggia la traversa. La partita si anima, i supplementari sono incubo comune. Ci prova Di Carmine, Walukiewicz in ritardo, palla fuori. Il Verona ci crede. Vicario si salva dopo una carambola da brivido nell’area piccola. Da segnalare un destro centrale di Joao. Sul corner, nei minuti di recupero, il gol della vittoria: Sottil, rasoterra che chiude i giochi e porta il Cagliari agli ottavi. A gennaio, faccia a faccia con l’Atalanta a Bergamo.

DIEGUITO ADDIO. Immenso, massacrato di botte, immarcabile, mancino da leggenda, autore di gol impossibili, oro di Napoli. dopato, resuscitato, obeso, allenatore di squadracce e dell’Argentina, adorato dai compagni ovunque gli siano stati al fianco, amico di Fidel Castro e di Papa Francesco, nemico dei baroni del pallone mondiale. Padre, marito, gne, fidanzate, figli e figlie, abbattuto da un attacco di cuore. Diego Armando Maradona è morto. Il terzo turno di Coppa si è aperto con una notizia che scuote chi ama o ha amato il calcio. El Clarin, primo al mondo, ha scritto della scomparsa alle 18.25. Sky sport l’ha ribattuto  citando il quotidiano argentino. Insomma, si sia d’accordo o meno nel definire El pibe de oro il più grande di sempre, prima o dopo Pelé, Di Stefano, Puskas e  Crujff, la scomparsa è di quelle che scuotono chiunque provi un brivido per un pallone che rimbalza in rete. Magari, preceduto da finte, stop, tiro che va dove deve andare. Il numero 10 dei numeri 10 aveva appena compiuto 60 anni. Lo ha stroncato un attacco cardiocircolatorio. Dieguito, ti sia lieve la terra.

 

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