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IL DRIBBLING DI… MARIO FRONGIA. Vittoria meritata a Torino

Il Cagliari si sblocca all’Olimpico. Testa, identità e prima vittoria rossoblù. Segnali incoraggianti dal primo successo stagionale

Se dopo 3’ sei già sotto, con Cragno e Godin che si spartiscono il buco, c’è da pensare male. E tremare. Ma il Cagliari all’Olimpico Grande Torino c’è, eccome. E ci rimane sino alla fine: un 3-2 in trasferta che sa di buono. I granata dell’ex Marco Giampaolo – nel 2006 al Sant’Elia, Cellino lo esonera due volte, lui, richiamato rifiuta i soldi e dice Orgoglio e dignità non hanno prezzo: persona per bene, quasi un marziano nella bolgia calcio – sono una banda stonata e a lungo fuori fase. Lenti dietro, spuntati nella trequarti, spaesati. E dirlo del Toro lascia basiti. Ma intanto, Rog e soci si prendono la scena. Duettano molto bene a destra Zappa-Nandez, forse la vera sorpresa di giornata: un incubo per Rodriguez e Linetty, tra fraseggi, giocate di prima, inserimenti.

Poi, Joao. Libero di svariare e con compiti di filtraggio, svolti a puntino su Rincon. A sinistra, va a singhiozzo: Sottil vola, Lykogiannis meno. Per fortuna, nei raddoppi c’è Rog. E Marin? Nella prima frazione, un bel tiro, per il resto anonimo. Notarella su Joao: riferimento alto nel mosaico ideato da Di Francesco, il brasiliano premiato lunedì scorso da un 10 stellare ai Premi Ussi, Gianfranco Zola, ha pareggiato ed è cresciuto per intensità e partecipazione. Infine, per stare ai primi 45’, applausi per Simeone. Gran movimento e sassata preziosa nel 2-1, tap nel gol partita. Con il sesto gol al Toro, bestia nera, tre in stagione, il Cholito ha festeggiato così la 150esima presenza in A.

RISALITA. Il Cagliari che riparte in vantaggio si fa impallinare su un’altra palla lunga letta male. Il pari di Belotti trova la difesa distratta. Ma Di Francesco alla vigilia l’ha detto: “Faremo una grande prestazione”. Le parole di chi dove va a parare. La squadra ha una dimensione, da tarare tra linea arretrata e mediana, che lievita. Mostra personalità, sa quel che vuol fare con la palla nei piedi, cerca spazi (Sottil, ad esempio), è abbastanza rapida nel giro palla e nelle sovrapposizioni. E ha un Nandez da mal di testa per Rodriguez. Quando Simeone approfitta dell’erroraccio del siniscolese Sirigu (il derby tra portieri azzurri lo porta a casa Cragno: paratona a fil di sirena su sforbiciata di Belotti), in Piemonte balza in piedi un pezzo di Sardegna operaio e genuino. Per gli emigrati nelle presse e nelle officine Fca-Fiat, da domani settimana a testa alta e di buon umore. Per la tifoseria sarda un generoso e festoso sospiro di sollievo e speranza. Di Francesco ha mostrato non la quadra definitiva, ma una delle più efficaci con le pedine a disposizione. I 4 punti in altrettanti match (con il tris da brivido in avvio) sono beneauguranti. Il successo in casa granata mancava dal 2012: cin cin. Adesso, testa al Crotone.

LUNAPARK. Una ripresa ricca di sorprese. Dalla Juve (con Portanova, debuttante classe 2000, e il riconfermato Frabotta, ’99: Pirlo guarda all’appuntamento Champions di martedì con la Dinamo Kiev, ma dovrà sudare), fermata dal Crotone (con un ottimo Cigarini in regia, giubilato per Marin: la stagione è lunga!), all’Atalanta che ha strapazzato il Cagliari ed è stata per un tempo “scherzata” dal Napoli. Ma non solo. Anche il tonfo della Lazio – vittoriosa alla Sardegna Arena – con la Samp suona strano. Per non dire della Fiorentina, avanti 2-0 e acciuffata dallo Spezia di Farias e Deiola. La sensazione? Di certo, c’è per tutte, big e meno, un prezzo da pagare al Covid, ai tamponi, ai contagiati, al mercato rabberciato e senza denari, agli stadi senza pubblico, ai 3-0 a tavolino, con ricorsi e controricorsi nelle aule di giustizia per contorno. Il calcio che allontana e non diverte è grosso modo questo. E come sempre accade nei sistemi economici, a sopravvivere, o almeno a limitare i danni, saranno le società meglio organizzate, con un progetto e spalle solide.

Dal Cagliari – ma il discorso è generalizzabile, dopo appena quattro turni – i segnali sono da cogliere al meglio. Bene fanno i tifosi a stare vicini senza se e senza ma ai colori del cuore. Però, anche se qualcuno si indispettisce, pur con una preziosa vittoria fuori casa, la stagione mantiene stimmate da transizione e programmazione che, se da un lato ha privilegiato la scelta di giovani e di un team poco esperto, dall’altro ha toppato il bersaglio chiave e deluso le aspettative generali e del tecnico. In attesa di Ounas, il lavoro in corso d’opera di Eusebio Di Francesco merita fiducia. Suerte.

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