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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, Daniele Conti: un addio che fa male

L’ex capitano, dopo la defenestrazione del suo amico-compagno, Agostini, si sarebbe dimesso. Dal club neanche una sillaba, ma la cosa non stupisce

L’uomo solo al comando, dà la sensazione di essere sempre più solo. Ed è difficile che nella tifoseria susciti sentimenti di tenerezza. Il rispetto se l’è giocato da un pezzo. Adesso lo danno in vacanza. Ma la barca continua a fare acqua. In campo e fuori. Dalle parti di via Roma e dintorni ha indossato il tasmanian per andare in totale incognito dal sindaco di Cagliari. Per parlare di stadio. Bene, anche se di nascosto dai tifosi, un passo avanti. Poi, per un gioiello che ha visto, causa pandemia e guerra, lievitare i prezzi fino a passare da una prima spesa stimata intorno ai sessanta milioni di euro ai circa duecento (?) del progetto presentato alla municipalità. Si vedrà. Intanto, c’è da chiedersi come pensa di recuperare i circa 150 milioni di euro che dovrà sborsare di tasca. Fatti suoi, certo. Vedremo. Nel frattempo, il comune dovrà confermare i dieci milioni di euro pattuiti e la Regione i circa 40. Ma i musi lunghi e le perplessità nelle forze di governo e dell’opposizione a Palazzo Bacaredda e a Villa Devoto non mancano. E anche tra chi non vive e muore di calcio, ovvero la gran parte della comunità isolana, non si segnalano straordinari salti di gioia. Ma questa è un’altra storia. Quella attuale riguarda alcune pagine recenti.

La premessa è d’obbligo: chi sente il proprio cuore soffrire nel leggere del bicchiere mezzo vuoto o vuoto del tutto del presidente del Cagliari, può chiudere e andare avanti. Purtroppo, la cronaca è questa, difficile se non impossibile capovolgerla. Aver visto salutare con un tweet Cragno e Ceppitelli e non Carboni, ceduto al volo appena si è capito che aveva un acquirente, è stato motivo di voltastomaco. Ma è accaduto. E la firma è stata quella solita. Aver – come su CalcioCasteddu abbiamo anticipato a campionato appena concluso dopo la retrocessione conclamata dalla vergognosa partita di Venezia – trucidato la figura professionale e umana di Alessandro Agostini, è stato uno dei passaggi più meschini della storia del club. E come dice un amico, smettiamola di tirare in ballo come il peggio di sempre le presidenze Amarugi e Moi: con i 3 punti a vittoria e i soldi delle tv non avrebbero certamente potuto fare peggio del numero uno attuale. Ma questo è il passato.

Il presente è stato aver usato Agostini, aver partorito l’ennesima operazione nostalgia affiancandogli in tre partite suicidio, Conti e Cossu. Aver continuato ad interferire su formazione e cambi. Accade anche altrove? Può darsi. Ma al Cagliari la misura pare colma. Certo, “i vermi” citati da Mazzarri, possono aver contribuito. Ma in una recita solitamente non si dà la colpa maggiore a Pulcinella ma al burattinaio. E a proposito di Mazzarri, chissà quando si saprà meglio del sotterfugio per licenziarlo e non esonerarlo per evitare una pesante clausola pecunaria. Anche questa pare storia medievale. Ma è di appena due mesi fa, quando il Cagliari era in Serie A. Da incubo pensare che sia precipitato all’inferno per una gestione sciagurata e malsana, come confermato dal piazzamento in classifica e dall’indice di liquidità.

La follia in carne e ossa. Da Conti a Cossu, una sensazione che spiazza. E siamo all’oggi. Daniele Conti. Bandiera, capitano, leader, dirigente. La sua uscita – ci perdonino tutti gli interessati, ai quali indirizziamo solidarietà e auspici di risoluzione rapida e indolore delle rispettive questioni – telecomandata ne ha messo in discussione decenni di appartenenza. Tutti hanno capito che in qualche modo, avergli chiesto di cacciare e affossare – “fin da aprile avevo capito che il ciclo era finito” – l’amico di mille battaglie, sia stato davvero un ordine imperioso. Feroce e senza dignità. Dallo spogliatoio rossoblù del passato rimarcano che la scenetta sia stata crudele e incredibile come mai si sarebbe potuto immaginare: “Come, lo scarica quando dividevano anche la mezza cicca che fumavano di nascosto appena finito l’allenamento!”. Responsabile dell’Under 17, Conti nel dare l’addio forzato e sotto dettatura all’amico Alessandro, deve aver sentito il cuore annodarsi. Da perderci il sonno, ed è comprensibile sia andata così. Si sapeva di una forte discussione del patron con l’ex terzino sinistro nel post sconfitta con l’Inter dopo essere stati avanti 3-0.

Rissa verbale culminata con la richiesta di dimissioni fatta ad Ago, disfattosi nello stupore misto a una rabbia profonda. L’ex terzino ha ribattuto, incredulo e ferito. Insomma, storia chiusa. Ma per Daniele pare – il condizionale è d’obbligo – che l’angoscia sia durata poco. Il rospo era indigesto da ingoiare. Se come circola in queste ore (le 22.35 di lunedì 11 luglio) si è dimesso, starà assaporando sentimenti onesti. Le dimissioni dovrebbero aver già raggiunto la segreteria della società. Pur non avendone condiviso alcuni spunti tenuti in carriera, spiace. Un’altra vittima del padrone della giostra. Che fa e disfa. Lega ai seggiolini chi gli serve, gli fa fare due giri promettendogli divertimento e successi.

Poi, spezza le catene e ne decreta la caduta. Muzzi e Pisacane, per dire, incrocino le dita e stiano in allerta. Avallato da una serie epocale e inverosimile di signorsì, il percorso del Cagliari monocomandato assume note sempre più strane e inquietanti. E come capita, diluvia sul diluvio: un altro tesserato, Andrea Cossu, anch’egli bandiera rossoblù, compare nell’ordinanza della Procura come indagato in concorso esterno con l’associazione a delinquere e altri reati in capo ad altre 36 persone. La giustizia farà il proprio corso e ci si augura che gli innocenti non paghino pegno. Ma quel che appare orribile è il silenzio tombale, in un senso o nell’altro, del club.

E il calcio? Liverani ci crede, lavora con passione e accortezza, ci mette l’animo. Con in casa Joao, Nandez, Rog, Walukiewicz e Pereiro, proposti e contrattati un po’ con tutti, è presto per capirne di più. Ci sarà da aspettare la chiusura del mercato e l’avvio delle gare ufficiali, il 5 agosto in Coppa Italia con il Perugia. Chiudo con un altro “appestato”, reo di non essere gradito al presidentissimo, Paolo Pancrazio Faragò. Non è De Bruyne o Kanté ma ha indossato il rossoblù con rispetto e a testa alta. Meglio di altri, aggiungo. In B può essere un pilastro e riferimento sicuro in più zone del campo. Ma non è stato convocato, assieme a tanti giovani promettenti, e deve allenarsi da solo. Pessimi.

 

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