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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, allarme rosso

Il gol di Simeone al Genoa regala una speranza in più per la salvezza. Ma, a sette giornate dalla fine, va ancora conquistata

La ciambella del momentaneo salvataggio l’ha lanciata Giovanni Simeone. Lo stesso accompagnato a Elmas di fretta e furia perché “da sempre segna ovunque solo nei primi mesi”, “parte a razzo e poi scompare”, “non la butta dentro neanche a porta vuota”. Manco il Cagliari avesse Lewandowski e Benzema! Insomma, e meno male, il Cholito al Bentegodi ha siglato il gol-partita al Genoa. E siamo alla trentunesima di campionato. Una rete pesante a vantaggio soprattutto del Cagliari: i liguri rimangono terzultimi distaccati di 3 punti dalla formazione di Mazzarri, mentre il Verona, senza alcun vero obiettivo, allunga verso zone ancora più nobili della classifica. Il calcio è bello anche per questo.

CHE DIMENTICANZA! Il lutto al braccio per la scomparsa di Silvio Longobucco l’ha messo la Juventus ma non il Cagliari. Dettagli? Per niente. Chi non ricorda il proprio passato, non impara e non cresce. Ma la questione non è solo forma. Ed è ancora più grave se la dimenticanza è molto vicina ai tifosi al fianco dei colori rossoblù da decenni. Dai tempi in cui Longobucco giocava con i Quattro mori sul petto. La stessa tifoseria che resiste, assieme ai supporter più giovani. Sportivi e appassionati che si sacrificano, partono in trasferta, da sei anni soffrono per gran parte del campionato e vedono la salvezza arrivare nelle ultime giornate. Personalmente, l’ho scritto due mesi fa, sono certo che ci saranno tre squadre che faranno peggio del Cagliari. Dita incrociate, ovviamente. Per un cittadino residente in Sardegna o emigrato, la Serie A è patrimonio inalienabile. Senza, siamo tutti più poveri, deboli, tristi, lontani. Non mantenere la categoria sarebbe la catastrofe.

VENTUNO PUNTI IN PALIO. Adesso, con sette gare da giocare, dei 21 punti a disposizione ne occorrono almeno 10. La mission è dura ma non impossibile. Lo scorso campionato andava più o meno così. Anzi, prima della manita rifilata dal ciclone Udinese su un Cagliari di cartapesta mentale e fisico, la squadra aveva 3 punti in più rispetto alla scorsa stagione, con Semplici in panca e il suicidio di Benevento e Parma ancora in cascina. Quest’anno non è così facile. Ma occorre fare massa critica, tutti assieme. Certo, e siamo alla storia, nessuno può scordare, come fanno i lettori di CalcioCasteddu, cosa è accaduto l’estate 2021. Con una premessa obbligata: qualsiasi decisione, dalle gomme americane dei Pulcini al contratto con Mazzarri, passa dalla scrivania del presidente.

Quindi, scelte con un unico e solo responsabile. Da Semplici, confermato ed esonerato dopo tre turni senza aver messo becco sulla campagna acquisti-cessioni. All’abbindolamento di Nainggolan, all’aver messo sul mercato, a prezzi evidentemente fuori scala, l’intera rosa, Joao Pedro e Cragno in testa. Al passaggio di Vicario all’Empoli e, a seguire, la querelle Nandez, con responsabilità dell’agente e del patron, alla pari.

Gli ingaggi, dopo quello infelice di Godin a quattro milioni di euro l’anno!, di Strootman, Caceres, e Keita Baldè. Figure rivelatesi deficitarie anche al netto di infortuni e coppe d’Africa. E c’è anche l’aver puntato su un attacco che ha per realizzatore il solo JP10, con Pereiro e Ceter, e da gennaio Gagliano, come riserve. Dalla cacciata del duo uruguagio (per fortuna il marketing ha scelto la terza maglia sui colori della nazione sudamericana!), dopo il flop con l’Udinese (ma come si è visto nelle ultime quattro gare, la colpa di un Cagliari disarmante non era solo la loro) e i 10 punti, una delle peggiori difesa e con l’attacco tra le ultime cinque, all’andata, la gestione è stata e rimane davvero disarmante.

PREMI, GESTIONE E FUTURO. Errori su errori, visione e progetti che oramai nessuno sa quali siano e come li si possa cogliere. Intanto, come mi scrive un tifoso attento, il record di Massimo Rastelli, undicesimo da debuttante e con una neopromossa con 47 punti, vituperato ed esonerato con modi tutto meno che chiari, riconoscenti e rispettosi, resiste. Un altro mi segnala che così come rimane un mistero sul premio Europa, omesso e neanche discusso con il gruppo guidato da Maran, pare che anche stavolta sia saltato un premio salvezza. Lo si sarebbe dovuto discutere nel periodo boom, vittorie con Torino e Atalanta. Ma non se ne sa di più. I più sofisticati ricordano che nel periodo tra le prime sei, il patron per l’euforia dell’alta quota in classifica, fece saltare l’accordo con Macron, per poi pagare una penale salata per aver rescisso il contratto e aver affidato maglie e il resto dell’attrezzatura ad Adidas. Adesso, dopo la bella svolta con vittorie e l’addio alle ultime tre caselle del torneo, con mesi di sofferenza, il diluvio di comunicati, telecamere e taccuini, spesso senza una lettura non critica ma neanche obiettiva c’è stata l’uscita con i fuochi d’artificio per il nuovo stadio. Ma, parafrasando un detto isolano, è meglio non pagare, distrarre o demotivare la banda prima che sia andato a buon fine il concerto. E adesso, viene il bello.

Il club è bloccato anche economicamente. L’Indice di liquidità ha inchiodato il Cagliari tra le peggiori sei della A, e confermato che anche la “perfetta” e sana gestione economica (e il Covid è un airbag che si sgonfia subito) non è così perfetta. Ed emergono difficoltà vecchie e nuove nel costruire un Cagliari possibile e sostenibile. Se è inutile scomodare la politica dell’Atalanta e dell’Udinese, con competenze, scouting e vivai accreditati e funzionanti da anni, sono da buon esempio squadre e città come Empoli e Sassuolo. Certo, contesti socioeconomici diversi. Ma il tifo, anche numerico, e la passione dei sardi nessuno ce l’ha. Eppure, da queste parti la sofferenza è oramai una costante. Ma adesso, testa alle ultime sette. A partire dalla Juventus, fuori dalla corsa scudetto ma motivata a stare tra le prime quattro. Serve una sgommata da Formula1.

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