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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari: tracollo in Friuli, e sabato arriva la Juventus

I rossoblù sbattono sull’Udinese che dopo i quattro gol dell’andata rifila la cinquina. Serve a poco il gol strepitoso con vantaggio di JP10 e il rientro di Rog. Organico con qualità, fisico, equilibrio e reattività insufficienti

Se nelle ultime quattro le perdi tutte, segni una rete e ne prendi dieci, quale può essere la sintesi? Chissà se la dirigenza ne trarrà conto. Intanto, una conferma senza la giusta cattiveria quando serve, tutto si complica. Ma la sconfitta numero quattro è e rimane mortificante. L’attenzione deve crescere. Adesso serve consapevolezza e unità. E tanta testa, energie mentali e fisiche. Mancano sette partite al gong. Con Genoa, Salernitana e Venezia in trasferta. Tutto nasce da una rosa assemblata male. Ci sarà tempo per una riflessione seria, onesta e profonda. Ma la permanenza in A non deve essere messa a rischio. E tutto potrebbe giocarsi negli scontri diretti in trasferta con le tre squadre appena citate. Ma adesso, testa alla Juventus, in città sabato alle 20.45.

IL DISASTRO IN FRIULI. La sfida tra Beto e João Pedro, 8 e 10 gol, a secco da un po’, la vince il primo: tripletta. Ma anche lo spartiacque per provare a riannusare profumo di salvezza, sfuma. Udinese, con due gare da recuperare, senza Deloufeu. Ma Success non lo fa rimpiangere e Pereyra gioca che sembra un mix tra Xavi e Iniesta. Cagliari senza Marin e Pavoletti, alle prese con il Covid. All’appello mancano anche  Nández  e Strootman. Messe a specchio, a cinque in mezzo, le squadre se la giocano sugli esterni. Udugie e Molina, Zappa e Bellanova, calcio di corsa e fantasia. Ma non basta. I rossoblù si sono presentati alla Dacia Arena con tre sconfitte sul groppone. Mentre i friulani in casa ne hanno perso una, con l’Atalanta.

IN ALTALENA. Passano sedici secondi dal fischio di Abisso e Cragno para a terra su Wallace. Ma è l’ex Silvestri a usare i ganti su Dalbert, servito al bacio da JP10.  Un attimo ed è partita vera. Proprio come se l’aspettava Mazzarri. Vera e fisica, tema che il Cagliari non regge al top. L’approccio rossoblù è buono, il match è saporito. Capovolgimenti continui, ritmo e giocate negli spazi. La prima frazione è quella del ritorno al gol di João Pedro dopo sette gare a secco, una out per squalifica. L’1-0 è spettacolare. Una scrollata di spalle alle amarezze del debutto in nazionale. Il piattone controtempo per Silvestri – su tocco di Dalbert, bravo a rubare palla a un’incomprensione dei bianconeri – è delizioso. Musica sonante per il club, pronto da un pezzo a capitalizzare la terza stagione in doppia cifra del numero 10. João Pedro brilla, ma il resto va a corrente alternata. Impalpabile o quasi Pereiro – con Keita Baldè in panca c’è da chiedersi in che condizioni sia il senegalese -, con pochi strappi Bellanova e Zappa, Grassi ammonito e Deiola, preferito a Baselli, la squadra non regge la reazione dell’Udinese. Walace e Pereyra corrono, cuciono, creano gioco e giocate.

Un incubo in mezzo al campo e tra Grassi e Deiola, e anche i raddoppi funzionano poco, è difficile limitarli. Ma è strano che dietro ci si sia fatti trovare, in almeno quattro occasioni, in forte difficoltà. In 7 minuti con Becao e Beto il match viene ribaltato dall’undici di Cioffi. Se hai la forza e la sostanza di andare avanti in trasferta e la partita vale un quarto di campionato, non ti devi far sorprendere da chi deve blindare la classifica. Cragno ci prova e tiene botta, miracoloso due volte nell’azione del pareggio. Ma non basta. Goldaniga, Lovato e Altare soffrono potenza e atletismo dell’attacco casalingo ma non sono i soli colpevoli del ribaltone. Gli errori dentro l’area sono pesanti però il poco lavoro di filtro e sulle seconde palle, è del collettivo. Si chiude 2-1 per i friulani.

POKER DI RETI IN MEZZ’ORA. Quattro minuti ed è ancora il baratro: su una ripartenza l’Udinese segna il 3-1: ancora Beto, doppietta, a tu per tu con Cragno. Il Cagliari pressa ma non può concedere una ripartenza, e il due contro due, dopo appena 5’ della ripresa. Ingenuità molto pesante. Poi, ci prova Zappa, destro di poco a lato. Insomma, segnali di vita contro un avversario che ha perso meno partite in casa in A: solo un ko interno, con l’Atalanta, in dieci gare. Ed ecco Keita Baldè – in campo per Altare così come Baselli per DeiolaSilvestri para. Poi, scendono in campo prestigiatori: prima Beto fa una magia in campo, poi Success firma l’assist e Molina segna con una palombella all’incrocio da trenta metri: 4-1.

Il Cagliari paga ancora l’aver dato campo a un avversario che su corsa e qualità è parso inarrestabile. Al Cagliari serve compatezza ed equilibrio. Poi, l’applauso per Rog: il croato rientra in campo dopo oltre duecento giorni dall’infortunio, doppio, al crociato. Bentornato, Marko. Mazzarri richiama Zappa. Brividi da subito anche per la mezzala ex Napoli: entra e Beto si divora il 5-1. Pochi minuti ed ecco la quinta rete. Amen. La qualità e il palleggio rossoblù emergono come principali fattori critici. Si rivede Walukiewicz, bentornato anche a lui. Poi, arriva il secondo giallo per Grassi: espulso e out per la prossima con la Juventus. Male.

NOTARELLE

Stranezze. La regia di Dazn coglie Stefano Capozucca e Mario Passetti in tribuna. Fianco a fianco. Conoscendo differenze e competenze, umane e professionali, trascorsi e feeling, il flash lascia alquanto perplessi. Direttore sportivo e direttore del club portano a casa dal Friuli la quarta sconfitta di fila. Con gli stessi quattro gol subiti in casa. Ma allora la colpa era stata di Godin e Caceres. A Udine fa molto freddo. Capita.

Mancino superlusso. Se ne è andato Silvio Longobucco. Con Pusceddu il più forte terzino sinistro della storia del Cagliari. Era malato, aveva 71 anni. Con la Juve ha giocato anche una finale di Coppa dei campioni. Contro l’Ajax gli diedero da marcare Johann Rep. Il boemo Vycpalek stimava Longobucco. “Quella finale la perdemmo ancor prima di giocare, ci chiusero per giorni interi in un’ex fortezza militare a Novi Sad, noi sapevamo che invece quelli dell’Ajax erano in hotel con mogli e fidanzate, la tensione ci spappolò il cervello”. Dopo cinque minuti, il gol. Cross di Blankenburg, Longobucco e Rep – racconta con garbo e penna che vale Maurizio Crosetti su Repubblica  – saltarono insieme. “Mi tenne giù col braccio sinistro, quell’azione era da fermare, poi fu molto fortunato perché colpì il pallone in modo strano, quasi con la nuca, e ne venne fuori un effetto che beffò Zoff.

Così Longobucco raccontò quel gol crudele. Dopo tanti anni, si rammaricava che lo avesse superato un avversario normale, non un marziano, “secondo me era il più scarso di tutti ed era giovanissimo. Però gli altri erano incredibili, difensori che attaccavano, attaccanti che difendevano, per 20 minuti non ci capimmo niente e poi fu tardi per capirci qualcosa”. Nel 1975 la Juve lo mandò a Cagliari, colpa, anche, di un cazzotto rifilato al milanista Gorin. È stato tra i protagonisti della promozione in A del ‘78/79. Ha giocato in rossoblù per sette stagioni, firmando 190 presenze. Rip.

 

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