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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, il mercatino delle pulci

Baselli, Goldaniga, Lovato le mosse per provare a mantenere la categoria. Ma lo snellimento della rosa è nato tenendo conto di esperienze, età e ruoli?

Mercato creativo. Queste le parole d’ordine alla ripartenza dopo la salvezza stentata dello scorso campionato. Nell’ordine centomila euro spesi, settemilioni e mezzo incassati. Il risultato? Più che deficitario: girone d’andata chiuso da penultimi con 10 punti e 40 reti subite. Arriva gennaio, mercato di riparazione con mosse indispensabili per provare a salvare la categoria. Il club si premura di cacciare come se fossero lebbrosi Godin e Caceres. Ma gli ingaggi del duo uruguagio, stratosferici, e le rispettive condizioni, non erano ignote, né stabilite da Paperinik. Ancora prima il saluto di Farias. Poi, arrivano Lovato e Goldaniga.  Bene. Così come Baselli, dopo un tormentone inferiore solo a Vamos alla playa dei Righeira negli anni Ottanta. Ma anche in questo caso, sarà il campo a dare conferme o smentite sulla bontà delle operazioni, a breve e media scadenza.

I tempi del Cagliari li dettano classifica, scontri diretti, recupero di pedine chiave, cifre tecniche, leadership, spirito di gruppo, sacrificio e organizzazione del gioco. Per Mazzarri c’è poco da fare esperimenti. E chissà quale sarà il suo parere a mercato chiuso. “La società sa cosa serve” ha ripetuto nell’ultimo mese il tecnico di San Vincenzo. Ad esempio, Aebischer. Il centrocampista svizzero pare fosse già sotto scacco. Poi, il patron ha cincischiato. Morale? È andato al Bologna. Così come i, presunti, tentativi per Lapadula o Izzo. Identico o quasi il discorso Nandez. L’uruguagio rimane ad Asseminello. Ha mezzi per essere decisivo nella lotta per stare in A. Bene. Intanto, a Bergamo, domenica con la Dea all’ora degli spaghetti, non ci sarà. Umore, condizione fisica, problemi personali in patria, ambizioni frustrate: chissà che apporto potrà dare El leon. Dita incrociate.

UUNA STORIA VECCHIA E FRUSTANTE. Questa dei mercati di riparazione rossoblù che negli ultimi otto anni hanno partorito rammendi peggiori dei buchi (da Husbauer e Diakitè, da Paloschi a Thereau, da Asamoah a Calabresi, giusto per andare a spanne), non è una novità. In più, a giugno e in questa sessione l’Indice di liquidità ha fatto il resto. Il club del presidentissimo è stato messo all’Indice dalla Figc. Ovvero, una bocciatura solenne anche ai proclami di sana e buona conduzione aziendale. Per poter spendere si doveva vendere, abbassare il budget ingaggi o mettere soldi freschi. E la colpa non è del Covid: la pandemia c’era già quando Godin ha avuto otto milioni netti per due anni con opzione per il terzo. Dell’ultima, e normale, ipotesi, quella dell’intervento di cassa, nessuno ne ha mai parlato. Il resto è venuto di conseguenza. E siamo così allo snellimento del gruppo. La firma, con polemiche feroci, all’Atletico Mineiro di Godin.

L’accordo di Caceres con il Levante. Faragò a Lecce, Oliva che rescinde e si tratta di una penosa minus valenza. Ci sarebbe il rientro di Gagliano e quello di Luvumbo, subito in gol oggi a Pescara con la Primavera. Ne riparliamo. Ma, ad azzerare le mosse della appena citata Primavera, peraltro deboli in vista di un tour de force complicato, ecco l’addio a Ladinetti. Il play, forse l’unico in casa rossoblù, che è stato citato in passato in operazioni legate a Inter e a Juve, è stato dirottato all’Olbia di Canzi. Bene, male? Lo dirà, come sempre, il campo e il tempo. Ma, tracciato un rigo, viene difficile sostenere che questa campagna abbia rinforzato il Cagliari. Baselli dà mestiere in mezzo. Ma da sempre si va a caccia di un esterno sinistro e di un’altra punta. In più, anche i movimenti delle altre, Salernitana e Genoa tra tutte, pare siano più solidi. Si vedrà. I rossoblù devono avere un loro preciso bersaglio, una gara dopo l’altra. Sprecare energie nel pensare agli altri sarebbe folle.

I CASI IRRISOLTI. Lykogiannis non ha rinnovato. Il mancino greco pare volesse andar via ma è ancora alla corte di Mazzarri. Ceppitelli, capitano di lungo corso così come la paurosa sequela di infortuni e acciacchi, è ancora in casa. Il Parma di Iachini e Buffon l’avrebbe accolto. Ha detto no. Il resto è storia nota. Nell’attesa di Keita Baldè, impegnato con il Senegal in Coppa d’Africa, atteso, magari un filo più motivato, il 9 febbraio. Il che vale anche per Strootman, già piazzato in panca prima dell’intervento al ginocchio. E dello stesso Nandez. Occorre ripetersi: viene spacciato da tanti come il colpaccio dopo che è stato proposto a mezzo mondo. L’uruguagio ha un contratto e lo onorerà. Ma sentire che è lui il vero acquisto dopo aver ricevuto solo tranvate in risposta alle offerte, quasi suppliche, di cessione, fa sorridere. Certo, sarebbe stato stupido svenderlo. Ma è il mercato che decide. E solo chi si muove con competenza e programmazione ne esce al meglio. Figurine vintage, svincolati e prestiti pagano poco. Rog? Meglio lasciarlo a una riabilitazione impegnativa. Con la speranza che pedine rivelatasi decisive nelle ultime gare a testa alta, da Bellanova a Lovato fino a Grassi, mantengano alta l’asticella del rendimento e della concentrazione. I giovani offrono fame, motivazioni, corsa e agonismo. Da un lato. Dall’altro, possono aver cali mentali, tecnici e agonistici fisiologici e legittimi.

Con quindici partite da giocare ventre a terra, non si può trascurare neanche un dettaglio. In sostanza, la salvezza è da conquistare. E lo si sapeva. Nella certezza che i rossoblù possano trovare pace a fine stagione, almeno ancora una volta attorno alla quindicesima piazza, si intravede un percorso ad ostacoli. Ma sarebbe stato sciocco immaginare step differenti. Dopo una costruzione della rosa fallimentare, il tecnico della salvezza cacciato dopo tre giornate, le tiritera Nainggolan e Nandez, e lo scontro epocale con gli uruguaiani, sarebbe stato utopistico aspettarsi qualcosa di diverso. Il presidente fa e disfa. Visione, intuito e scelte maturate in assoluta autonomia decisionale ri-mostrano crepe e deficit di vecchia data. Ci sarà da stringere i denti: servono cinque vittorie e almeno sei pareggi. La battaglia si riapre con la doppia trasferta con Atalanta ed Empoli, il Napoli in casa e il Torino fuori. Febbraio vale oltre i 12 punti in palio.

NOTARELLE.

Fuori Caceres e Godin, Strootman con palesi difficoltà, le incompiute Keita Baldè e Dalbert. Dire che la campagna estiva sia stata un flop è perfino generoso. E quella invernale non aiuta a ritrovare il sorriso. Con il segno più rimangono Bellanova e Grassi. Con l’auspicio che Joao Pedro sia sempre San Bomber e Pavoletti non abbia neppure un colpo di tosse. Ma – come segnalano puntuali diversi lettori – le partenze di Vicario, Simeone, Tramoni e la mancata riconferma di Nainggolan, lasciano una sensazione spiacevole.

Liberi di pensarla diversamente ma il nodo gestionale e tecnico-tattico mostrano i soliti limiti. E alla squadra che, pur in ripresa, riparte dal terzultimo posto, si annoda anche la questione stadio. Il club non presenta il progetto al comune, prende tempo, traccheggia. Anche per mettere un chilo di calcestruzzo, o pagare i progettisti, servono denari freschi. Intanto, si schiera con i club contrari alla Federcalcio e all’adeguamento degli Statuti ai principi del Consiglio federale. La società darà la colpa a Gravina, ai mancati ristori, alla pandemia, alle cavallette. Sarà dura.

 

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