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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, 2 punti regalati!

In superiorità numerica, giustiziati dalla legge dell’ex, Sottil, in contropiede. Delittuoso 1-1 con la Fiorentina, la vittoria avrebbe consentito tutt’altra visione e un umore diverso nella prossima con l’Atalanta

Mazzarri dice di aver sfondato, per la rabbia del gol del pareggio, tre porte negli spogliatoi. Una certezza: gliele faranno pagare. Per il resto, una piccola nota incoraggiante: il Cagliari è vivo. Sa stare in campo, aspetta e accelera quando serve. Poi, gli errori tecnici fanno capo a criticità di vecchia data. L’esperienza, basti pensare all’esordiente Obert (ottimo l’esordio dal via in Serie A), ad Altare, Lovato e Gagliano. Energie e concentrazione che ad averle avute tre mesi fa, oggi si guarderebbe un’altra classifica. Invece, dopo l’1-1 con la Fiorentina diventa complicato non mangiarsi le mani. Se tutto gira per il verso giusto e non sai cogliere l’attimo, poi si paga dazio. A partire da Vlahovic lasciato a casa e dai negativizzati Bellanova e Grassi, pedine d’oro del Cagliari nuovo corso, che alla vigilia il tecnico si ritrova a disposizione. Poi, c’è San Dzeko, match winner per l’Inter con il Venezia – osso durissimo per i campioni d’Italia a San Siro – al 90′.

I liguri rimangono due lunghezze sopra il Cagliari e non guasta affatto. Poi, c’è lo “sbalestrato” Biraghi, capace due turni addietro di due gol su punizione, uno di destro e l’altro di sinistro. Ma maldestro nel calciare al centro, con Radunovic che para il penalty. Tutto nasce da un fallo da rigore di Bellanova con i viola diranno che doveva prendere il giallo, come Odriozola nel secondo tempo. Bene. La giornata lievita. E promette come non mai. Perché la squadra si scuote, a parte un evanescente Pereiro, con il gruppo che va a pressare, combatte, recupera seconde palle, mette alle corde gli ospiti. Bellanova non sorprende, gioca a sinistra, punta, recupera e crossa: chiuderà esausto tra i migliori in campo. La prova è corale, con poche eccezioni. Eppure, si ha di fronte la seconda squadra in Italia per miglior possesso palla, che oltre a Vlahovic e Saponara, può permettersi in panchina, Nastasic, Duncan, Pulgar e Callejon.

IL MOMENTO DEL CAPITANO. Poi, entra in scena Joao Pedro. Che fa e disfa. Premessa: il numero 10, che Roberto Mancini chiamerà quasi certamente al prossimo stage della nazionale, parla con numeri quasi unici. Intanto, è il quarto brasiliano ad andare in doppia cifra per almeno tre anni di fila in Italia nell’era dei 3 punti: lo battono solo Adriano, Kakà e Pato. Mica male. Fa dunque bene il ct a tastarne il polso a due mesi da uno spareggio che vale i Mondiali di novembre in Qatar e che nessuno avrebbe mai sospettato di dover sostenere. Tra l’altro, con la Macedonia c’è ancora il problema stadio: si dovrebbe giocare a Palermo ma tra i macedoni diversi pare non abbiano il greenpass e la storia si complica.

E se si va a giocare altrove non c’è nulla di scontato. Anche perché se, come si spera i campioni d’Europa battono la Macedonia, poi c’è la Turchia o il Portogallo di Cr7, entrambe in trasferta. Dunque, JP10. Il brasiliano rossoblù si carica la squadra sulle spalle. Prima non approfitta del solito Biraghi che scarica all’indietro sul proprio portiere, non vede il 10 cagliaritano che calcia a lato. A seguire, Joao, con una magia colpisce il palo con Terracciano battuto. Poi, prende l’ascensore e di testa la mette alle spalle del portiere toscano: 1-0. Il paradiso è un po’ più vicino. Sempre e tutto JP10. Ma il calcio non fa sconti. E ci sarà da soffrire. E da imprecare. Per dire, sull’1-0, con i 3 punti si supera il Venezia, si lascia il terzetto di coda e la retrocessione virtuale. Peraltro, se il Genoa rimedia un punto con l’Udinese, la Sampdoria, sconfitta dallo Spezia, pare aver perso le forze per staccarsi dalla zona calda. Insomma, è e sarà bagarre. Dunque, tutto vira a favore dei rossoblù.

LA ZAMPATA A VUOTO. I cinquemila tifosi alla Domus sorridono. E si godono l’attimo. Anche perché nella ripresa, Joao va sul dischetto per un rigore che vale il 2-0. Però, batte centrale, quasi a imitare in peggio Biraghi. La palla sbatte sulle gambe di Terracciano. Occasione sfumata. Male. Poi, la Fiorentina rimane in dieci: rosso per Odriozola. Siamo al 64′, quindi, circa 26′ più recupero da giocare. Un vantaggio che con un po’ di concentrazione, grinta e spirito di squadra deve e può bastare per chiuderla. O, quantomeno, se giochi in casa, tenere gli avversari dietro, andare a prendere ogni palla come se fosse l’ultima, pressare anche sui falli laterali, mordere sulle ripartenze e raddoppiare senza sosta, deve essere la regola. E invece no. La squadra si rattrappisce. Un mix di stanchezza e poca abitudine a gestire più campo, forse con idee di gioco e di costruzione non ancora al meglio.

Mentre la Fiorentina ha qualità e cambi di livello. Uno di questi è Sottil. Bistrattato, messo ai margini con la scusa di un infortunio muscolare – tra i più lunghi del mondo, da fine dicembre scorso a tutto maggio! – la scorsa stagione alla Sardegna Arena. L’esterno viene fischiato appena mette mezzo piede in campo. Poi, a un quarto d’ora dalla fine si inventa il pareggio con una sgroppata di 40 metri e un sinistro incrociato. Un contropiede feroce. La botta è pesante. Sottil esulta. Mette le mani sulle orecchie e viene ammonito. Ma la sostanza non cambia. Il Cagliari in undici contro dieci non riesce a segnare. E il gol dell’ex nasce da una ripartenza: “In superiorità numerica, una rete così non si può prendere” urla Mazzarri. Difficile dargli torto. E con la squadra ancora terzultima, c’è poco da sorridere. E il 6 febbraio – orario da confermare – si fa visita all’Atalanta.

NOTARELLE.
Al minuto 13 tutti in piedi per ricordare Davide Astori. L’applauso accomuna padroni di casa e ospiti. Sul maxi schermo compare la scritta e la  foto “Per sempre con noi”. Rip, Davide.

MERCATO. Fremono e sono increduli la gran parte dei tifosi. I possibili colpi, o annunciati tali, spesso sono frutto delle campagne di visibilità dei procuratori, del club, di entrambi. Tutti cercano luce e denaro. Il Cagliari, bloccato dall’Indice di solvibilità, boccheggia. E la proprietà non fa cenno a una possibile iniezione di liquidità. Dunque, dopo Lovato, Goldaniga e Gagliano, c’è da aspettare. Con Caceres che rifiuta un po’ di squadre e chiede la rescissione con liquidazione a seguire e Nandez che è poco convinto dalle proposte del Torino. Baselli? Chissà. Amen.

 

 

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