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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia Cagliari, contestazione meritata e risposte allucinanti

Dagli ultras un confronto serio e puntuale sui fatti e sulla gestione, oramai platealmente deficitaria

“Presidente, ci hai promesso l’Europa e siamo in questa situazione” scandisce un ultrà. “Non vi ho promesso nulla, sono cose che scrivono i giornali, chiedetelo ai giornalisti” la sintesi della risposta del patron rossoblù. Sconcertante. Ecco, proprio senza alcuno sforzo, si capisce da questo monumentale ribaltamento di frittata la cifra dirigenziale, umana e morale che accompagna la gestione societaria. La seconda frase di una nottata, l’ennesima, da incubo, è ancora più lapidaria: “Mazzarri non si tocca, prepariamoci al mercato di gennaio”. Ovvero, la conferma che la campagna acquisti e cessioni estiva è stata un flop storico. Ma delle parole “scusate, ho sbagliato”, importanti, intelligenti e soprattutto rispettose della tifoseria che ha capito da tempo qual è l’andazzo, non c’è traccia. Male.

L’unico e solo artefice di quel che il Cagliari ingoia e macina prova a buttare sui media l’incudine che lo sta trascinando sul fondo. Il trucco è disperato e vecchiotto. Ci ha provato anche Trump, lo fa Bolsonaro in Brasile. Può funzionare per un po’, ma alla lunga si capisce che anche Pinocchio non era un genio. E la contestazione, prima dagli spalti (“Giulini, Giulini vaffa…”), quindi con il duro faccia a faccia a fine gara, nel piazzale tra i parcheggi e gli spogliatoi, è stata la ovvia conseguenza. A dirla tutta, gli ultras hanno mostrato una onorevole serenità. Lo scalmanato è sempre in agguato. Ma stavolta la tifoseria, applaudita appena sette giorni fa per il tifo caldo, continuo e appassionato mostrato al Mapei Stadium, ha mostrato la giusta compostezza. Quella che alla lunga smaschera chi prova a barare. Da rimarcare la posizione di Joao Pedro, abile e corretto nell’assumersi le proprie responsabilità e parlare da buon capitano. Ma questa è un’altra storia.

Adesso, al Cagliari, dentro e fuori, si deve scegliere da che parte stare. Vanno giocate 25 gare, ci sarà molto da soffrire. “Stateci vicino, abbiamo bisogno di voi, ce la faremo anche questa volta” ha rilanciato sotto il diluvio il proprietario. Ma la realtà resta drammatica. In coda alla A con 8 punti, toppati gli scontri diretti in casa (Spezia, Genoa, Venezia, Empoli e Salernitana), la seconda peggior difesa del campionato proprio con i campani di Colantuono, almeno un gol subito a gara, attesi martedì a Verona. Da manicomio, come scrive un lettore. Eppure, nel dopo partita, alla chiamata degli ultras sarebbe stato meglio un approccio onesto, basato sui fatti, trasparente. Anche perché sei ultimo, da anni annaspi nelle retrovie, sventoli progetti buoni solo per essere presentati e poi stracciati, hai ignorato la lezione dello scorso campionato, cacciato l’ennesimo allenatore dopo tre giornate. Ma non solo. La rosa è stata allestita con centomila euro in uscita e sette milioni e mezzo in entrata, hai preso calciatori cotti, infortunati cronici, hai tenuto pedine che con la A hanno poco a che fare, hai chiesto la luna per altri che avevano un minimo di richiesta e te li sei ritrovati in casa, hai perso Nainggolan dopo avergli promesso l’adeguamento e aver dato quattro milioni annui a Godin: il Covid c’era già!

A proposito dei mancati incassi causa pandemia, parliamo di circa il 10 per cento del budget dei club. È un problema, ma limitato: la Serie A è indebitata per aver sostenuto ingaggi stratosferici. Il Cagliari, alla faccia della buona, competente e oculata gestione, è talmente nel gruppo che fa parte delle peggiori sei inibite ad agosto dal poter spendere. Tornando al Ninja, pazienza se nel calcio non c’è la controprova. Ma in questo centrocampo modesto e in perenne affanno sarebbe servito eccome. Sugli acquisti, sventagliati in tv e sui giornali dall’Uomo che fa e disfa in perfetta solitudine, con la cornice “Sfido chiunque a dire che questa rosa sia inferiore a quella dell’anno scorso”, c’è poco da aggiungere. Nella stessa intervista, dopo averlo blindato, ha esonerato Semplici. In breve, meglio lasciar perdere le frasi ad effetto. Ieri, il patron ha riconfermato Mazzarri. Di certo, il tecnico conosce gesti scaramantici. Quindi, lavoro e ancora lavoro. Provando con unghie e denti a fare punticini in attesa del mercato di riparazione. Purtroppo, a gennaio il Cagliari degli ultimi sette anni non ha mai brillato: Brkic, Diakitè, Gonzales, Mpoku, Cop, Castan, Thereau, Paloschi, Pereiro, Calabresi e Asamoah sono solo alcune delle pedine messe a disposizione dal patron al tecnico di turno. È dura sostenere che abbiamo dato la scossa al gruppo.

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