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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Segnali pessimi da Bologna: e sabato arriva l’Atalanta

La scossa dei rossoblù non c’è stata. Male su tutti i fronti. Disastro Lykogiannis e prova opaca di Strootman, Pavoletti e Joao Pedro

Il recupero degli acciaccati Godin, Nandez e Strootman è una buona nuova. La partita è di quelle, difficile negarlo anche se si tratta dell’undicesima d’andata, da non sbagliare. L’assenza di Keita Baldè (tonsillite) pesa, eccome. Pavoletti parte dal via, rinfrancato dal golletto alla Roma. La parola d’ordine? Provare a non prenderle. La missione è delicata. Per il bel gioco, caso mai lo si possa fare con questo organico e questa gestione, meglio ripassare. Ma se il Cagliari ha poco da sorridere, anche il Bologna ha le orecchie basse. Reduce da due sconfitte, inconcludente, arido di personalità e leadership: 12 punti, il doppio del Cagliari ma la differenza si vede poco. Adesso, arriva l’Atalanta.

QUARANTACINQUE MINUTI DI SBADIGLI. Il Cagliari? Partenza come quasi sempre: bassi, linee abbastanza stretta, a difendere e aspettare. Magari per cercare una ripartenza. La trova con Joao che arriva scomposto sul cross di Zappa. Una prima verità emerge in avvio: venti secondi e il Bologna batte il primo angolo: è mai possibile che si batte palla al centro per primi, si perde il pallone e gli altri vanno alla bandierina? Sì, purtroppo. Intanto, i tre centrali di casa hanno una libertà di manovra che fa spavento. Joao e Pavoletti non pressano. Scelta azzeccata? No. Tra le poche occasioni di un match che dopo mezzora è di quelli da chiedere indietro i soldi del biglietto, quella confezionata da Deiola e Zappa; tiro fiacco e centrale del mancino. Che incubo! Le squadre sono terrorizzate dalla paura di perdere. Bloccate e con poche idee. I padroni di casa devono fare la partita, poca roba. Anche per Mihajlovic il lavoro non manca.

Mazzarri fa bene quel che sa fare meglio: incastrare gli avversari. Godin e Carboni fanno buona guardia su Arnautovic, Soriano manca all’appello. De Silvestri ci prova a destra, nulla di eccezionale. Manca il ritmo, gara senza parte né arte. Da segnalare una punizione di Marin, alta. Il baricentro rossoblù (al Dall’Ara in azzurro cielo) è salito leggermente nell’ultimo quarto d’ora. Ma manca coraggio e qualità delle giocate. C’è davvero da stringere i denti, calcio di terza mano. Intanto, si mantiene inviolata la porta di Cragno. Il primo tempo finisce 0-0, nessuna parata. Per il Cagliari già questa è una notizia. Poi, ci sono i numeri: se hai il 35 per cento di possesso, il resto è nei piedi di Barrow e soci, e conti 135 passaggi contro poco meno del doppio del Bologna, c’è poco da sorridere. Che poi anche la formazione di Sinisa sia ai limiti del nulla, fa solo soffrire maggiormente i tifosi dei Quattro mori.

KO CHE NON FA UNA GRINZA. Si riparte senza cambi. I lettori segnalano il continuo exploit di Simeone e un gran gol vittoria di Tramoni con il Brescia. Amen. Al Dall’Ara sarebbe stato utile Keita Baldè. Piaccia o meno la realtà è questa. Quella peggiore la scrivono Medel (palla filtrante), Arnautovic (velo) e De Silvestri (mezza punta di destro di fronte a Cragno): 1-0, con Lykogiannis che dorme. Il vantaggio premia eccessivamente il Bologna. Male. Gli emiliani pian piano crescono. Strootman esce dopo un’ora ma della “lavatrice” di un tempo si è vista solo la manopola del risciacquo per i capi delicati. Ma, reduce da infortunio, la colpa non è solo sua. Il Cagliari non ha play né incontrista. E lo si sapeva ad agosto. Intanto, mancano soluzioni, la manovra va al rallenty, l’atteggiamento è troppo molle, la squadra è troppo bassa, concede il possesso palla non attacca gli spazi e l’area.

Si nota una reazioncina, bella palla di Marin, Pavoletti l’impatta male di testa. Mentre Cragno evita lo 0-2 su Arnautovic. E dal cilindro riappare Farias, in campo per Deiola. Caceres rileva Carboni. Qualcosa pare cambiare. Il Cagliari guadagna metri ma da qui a tirare ce ne vuole. Mazzarri scrive con rabbia su un brogliaccio. Per i rossoblù l’impresa – se hai colto solo un punto in trasferta e quattro sconfitte – è in salita. Poi, ci si mette anche Nandez: errore in mezzo al campo dell’uruguagio, palo di Sansone. Peggio, ma Farias è impalpabile, i cross al telefono dalla trequarti di Caceres. L’uruguagio becca il rosso, pallonata su un avversario nel mezzo di una rissa in area del Bologna: i nervi saltano, segnale poco incoraggiante. Al quarto di recupero Lykogiannis impegna Skorupski. Arnautovic, su perla di Sansone, firma il 2-0. La sconfitta, terza di fila, è impossibile da digerire. Il presidentissimo sarà felice.

NOTARELLE

Surmenage. Marin 900 minuti, Joao Pedro 898: praticamente insostituibili. Ma non può essere una sorpresa. La rosa non solo è corta ma è inadeguata. E la fatica, incluse pressioni e tensione, alla lunga pesa per chiunque. Ecco perché dire, e leggere, che Mazzarri sia chiamato a dare la scossa, è quanto meno ingeneroso. Oppure, fa parte del gioco. Sicuramente quello dello scaricabarile. Da Milano ad Asseminello la strada è breve. Dare le colpe agli altri e non ammettere le proprie è davvero irritante. Intanto, meglio scomparire dai radar.

Gol da fermo. Il Cagliari ultimo in classifica per gol incassati è tra le peggiori tre della A con 22 reti al passivo, dieci su palla inattiva, incluse le perle di Tonali, Vlahovic e Pellegrini. Magari c’è qualcosa da rivedere.

LE PRIME PARZIALI SORPRESE DELLA A. Il Verona e l’Empoli, con 15 punti tra l’ottavo e il decimo posto. Ovvero, una bella montagna di denari in più dai diritti tv. Piazze dei miracoli, come Verona, capace di prendersi lo scudetto con Bagnoli. O emergenti, ma da sempre buon palcoscenico di calcio giovane e propositivo, quel che balza agli occhi a Empoli. Senza figure vintage mezze rotte, che hanno già dato, con infortuni recenti o pregressi. Certo, parliamo di tessuti imprenditoriali forti, radicati e di successo. Ma anche per questo con decine di altre possibili avventure sportive e no che danno lustro, visibilità, denari. Cagliari? Le realtà locali o non sono interessate o hanno dimensioni inadeguate alla serie A. Ma questa dannata macarena che si è costretti a ballare da sei anni è da voltastomaco. Fate bene, e siete in tanti, a dire che si sente puzza di bruciato. Ma giocare in B, con o senza un nuovo proprietario, è una catarsi davvero troppo dura anche solo da immaginare.

 

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