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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, pareggio maledetto

L’1-1 nel recupero di Venezia modesto ma mai domo punisce oltremodo i rossoblù, dominati nella ripresa. I fischi implacabili del pubblico   

Facile dire, che beffa. Ma se la pareggi ai minuti di recupero con una squadra davvero modesta, pur con buone gambe e gioco pratico e veloce, qualche domanda è necessaria. Orgoglio, spirito di squadra, sacrificio. Trittico che va al di là dell’assetto e delle trovate tattiche. Da 45 giorni il Cagliari cerca questi ingredienti e se stesso. Senza, tutto si complica. Specie se hai perso due scontri diretti e pareggiato il terzo in casa. E adesso, hai visto sfumare i primi 3 punti della stagione con un Venezia neopromosso. Con 3 punti in classifica la settima d’andata ha un sapore acidulo. La cronaca – chiusa alle 22.45, c’è sempre qualcuno che non ha visto la partita o vuol trovare spunti utili ai propri convincimenti – è avara di bel calcio. Squadre terrorizzate, con poche idee, dinamismo a corrente alternata. Poca roba in avanti, Venezia quasi mai pericoloso e di un’imprecisione monumentale nell”ultimo passaggio. Il Cagliari deve fare la partita. Ha un maggiore tasso tecnico, ed esperienza, almeno in alcuni singoli, di altro livello. Ma si nota poco e solo a tratti. La nota positiva risiede nell’equilibrio tra i reparti. Detto della normalità del Venezia, il saper stare compatti aiuta. Ma non basta.

Adesso, si rimane penultimi in attesa della Salernitana che aspetta il Genoa. A maggior ragione, proprio per il bene del club, serve testa e riflessioni profonde, senza sconti. Le due settimane di sosta vanno sfruttate al meglio per ricaricare, o caricare e basta, le pile, sarà fondamentale per rimettersi in carreggiata. Ma non solo perché domenica 17 arriva la Sampdoria. Ritrovare ritmo e fiducia è basilare per l’intera stagione. O, quanto meno, fino al mercato di gennaio: se Nandez va via, come si è letto in questi giorni, dovrebbero arrivare almeno due pedine di qualità, pronte per chiudere al meglio e senza troppi affanni. Intanto, la tifoseria soffre. E neanche poco. Ed è questo il male peggiore.

In vantaggio. Si parte a tre dietro, Out per infortuni e acciacchi vari Walukiewicz, Ceppitelli, Dalbert, Farias, Faragò e Rog, Mazzarri sa di essere atteso da un compito in classe. Il coraggio del Cagliari passa da un tentativo di Joao Pedro di sfuggire a Svoboda, un calcio d’angolo dopo 8′, un sinistraccio di Lykogiannis. Per il resto, tanta insicurezza da parte di entrambe le squadre, con un palleggio farraginoso e lento e un pressing mai compatto e collettivo. La palla pesa quindici chili, i punti in palio, anche se siamo solo alla settima, sono pesantissimi. Cautela, dunque. La squadra neopromossa di Paolo Zanetti. 4 punti in carniere incluso il pari di pregio con il Toro, cerca il palleggio ma non dà sensazioni di strepitosa solidità. Il Cagliari, tiene il pallino, non punge. Deiola, al 15 e al 17′, sporca i guanti a Maempaa. Poi, c’è Keita: l’ex Lazio e Samp trova stacco e spizzata per portare avanti i rossoblù su azione che passa per i piedi di Marin, Nandez e Caceres, cross pennellato per il senegalese, al secondo gol con i Quattro mori e, per chi ama la statistica, settima rete nelle sue ultime dieci gare in A a una neopromossa. Un bel segnale. La Nord si fa sentire, gli altri a ruota.

Il match ha ritmi da camomilla. Eppure, Volpi di Arezzo tira fuori due volte il giallo, Nandez e Ceccaroni. Le ammonizioni danno l’idea di una mezza battaglia, nulla di tutto questo. JP10 e soci provano a pressare alto, il Venezia esce bene. Johnsen impegna Cragno. Kiyine no, destro di poco a lato. Fiammata di Marin, destro sul palo. Prime pagelline: in affanno Strootman, altalenanti Lykogiannis, Joao e Nandez, meglio Marin, Godin, Keita, Deiola, Carboni e Caceres. Il vantaggio è meritato. Ed è nato da numeri contradditori: il Cagliari ha il 44 per cento di possesso palla, 178 passaggi a buon fine contro i 198 degli ospiti, ma ha tirato 6 volte (tre nello specchio), contro i 2 (1) del Venezia. La corsa? 54 chilometri contro 53,1.

Pareggio nei titoli di cosa. Si riparte e arriva la fiammata ospite, destro al volo a lato di Orrigoj, subentrato a Okereke. Intanto, ammonito Strootman. La gara si anima. Prima Henry regala la palla di testa a Cragno. Poi, il portiere di Fiesole sbaglia il rinvio ma il Venezia è in …gondola. I lagunari pressano, con poca precisione. Il Cagliari controlla. E prova a ripartire: Nandez (in crescita) la mette in mezzo, Keità arriva con mezzo secondo di ritardo. Quindi, Cragno: parata a terra su Busio. Match in equilibrio. Mazzarri chiama Keita e schiera Pavoletti: il pubblico applaude entrambi. Con Keita che fa il giro dello stadio e si gode l’affetto dei tifosi. La mossa tattica? La fisicità del livornese può tornare utile in area. Volpi ammonisce Johnsen, per simulazione in area, e Aramu, fallaccio su Nandez. Fuori Deiola, dentro Zappa.

I rossoblù escono dalla morsa degli ospiti. Manca all’appello JP10, che fatica con Svoboda. Intanto, ciabattata in contropiede di Zappa su spunto bruciante di Nandez. Il Venezia ha il possesso, ma è sterile. Carboni lascia stremato, entra Altare, al debutto. Out anche Strootman, dentro Grassi. C’è da stringere i denti. Al secondo extratime, l’1-1 di Busio, frutto di una ripresa dominata dal Venezia. Tanto che le statistiche vengono ribaltate: il Cagliari chiude con appena il 40 per cento di possesso palla, compie 297 passaggi contro 415, tira 9 volte contro 10 e peggiora la qualità dei passaggi: l’80 per cento contro l’84 degli ospiti. I numeri nel calcio sono aridi. Ma aiutano a capire perché le cose progettate male e assemblate peggio alla lunga, ma anche nel breve periodo, non vanno per il verso giusto.

Notarelle
Buon senso. Curve a 15 euro, non ci voleva uno scienziato per capire averle proposte a 25 è e sarebbe stato un immeritato ceffone per i tifosi. Dopo i primi tre scontri diretti casalinghi deficitari, ecco un prezzo più equo prontamente apprezzato dalla tifoseria. Con il sold out della Nord e della Sud e degli altri settori con 8.135 spettatori e 126.654 euro di incasso. Bene.

Per stare in curva. La Sud espone sei striscioni rossoblù. da un metro per cinquanta. La Nord, dopo aver debitamente mandato al diavolo i circa cinquanta tifosi del Venezia, pronti all’insulto gratuito. ha aperto le danze: “Presidente incompetente”. A seguire, l’incitamento senza sosta. Non è bastato.

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