L’ex allenatore, con un passato anche in A e in B ha spiegato il perché del suo arrivo ieri sera alla presentazione in piazza
Alberto Cavasin, come vi abbiamo già scritto la scorsa settimana (LEGGI QUI) dopo uno stop di tre anni riparte dalla Sardegna. Lasciato da parte il passato, fatto di esperienze in Serie A e in Serie B (miglior allenatore della cadetteria con il Lecce) e due esperienze all’estero in Svizzera e Inghilterra, a 65 anni si rimette in gioco in Sardegna, lontano dalla sua Treviso e soprattutto in Prima Categoria al Bari Sardo Calcio.
DA UN NON SECCO AD UN SI. Probabilmente qualche mese fa Alberto Cavasin (pur conoscendo la Sardegna) non sapeva dove fosse Bari Sardo, comune di circa 3 800 abitanti della provincia di Nuoro, a 51 metri sul livello del mare. Poi il primo contatto, attraverso un amico in comune con il Presidente Roberto Ibba. “All’inizio era un no secco – ha affermato con onestà l’allenatore – Ero entrato nell’ottica di un progetto in Serie D con ambizioni, ma anche pronto ad andare ad allenare in Congo. Poi ho conosciuto il presidente, un uomo passionale, semplice, genuino. Mi ha invitato lì per due giorni. Ci sono andato. Ho riflettuto. Ci sono andato altre due volte. Mi ha ubriacato con gli aperitivi. Io che sono quasi astemio. Ma ho capito che vuol fare qualcosa di importante sul territorio. Qui c’è uno staff tecnico vero, io ho portato un collaboratore, Alberto Possamai. Ci sono tanti ragazzi non sardi, ma anche i giovani locali. La squadra è fatta per salire. Poi, sia chiaro, dobbiamo vincere nove derby. Ma abbiamo 500 persone al campo. Il tutto esaurito fisso”.