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IL DRIBBLING DI… MARIO FRONGIA. Denari e solidità del Cagliari: tra passato, presente e futuro…

Intanto assorda il silenzio societario che viaggia assieme al copia e incolla per i cinquantuno anni dallo scudetto

Cinquantuno anni dallo scudetto. Pare da matti anche solo immaginarlo: ma il 12 aprile del 1970 battendo 2-0 il Bari all’Amsicora, la storia si è colorata di rossoblù. Una storia sociale, culturale e anche economica. Un successo da brivido, ieri, ora e per sempre. Riscatto e rivincita assieme. Gioia impossibile da quantificare. E dunque, da esaltare e ricordare in qualsiasi circostanza. Eppure, al semaforo, se non della coscienza, quanto meno della professionalità e della correttezza, il comportamento ha superato e travolto le parole. E con queste, le frasi retoriche e di circostanza, così come i comunicati stampa e le telefonate di sollecito, puntuali di primo mattino per ogni sedia spostata nel corridoio. A conferma che si gongola, per chi non vuol vedere cosa si cela dietro proclami, coriandoli e lustrini, quando c’è da lucrare in visibilità. Ma si riesce a mettere sul portale societario solo in serata l’augurio per chi quella domenica era in campo a portare il tricolore in Sardegna. Un augurio che vale anche per i sardi residenti e sparsi nel mondo. Dettagli, per qualcuno. Ma in un passaggio orribile, con la classifica che mostra l’enorme inadeguatezza gestionale del club, il Cagliari ha sfornato frasi di rito. Auguri che sanno di copia e incolla: peccato. Un’altra occasione, propizia per far sentire la propria voce e i sentimenti sinceri che dovrebbero esserci dietro, buttata nel cesso.

DENARI E PROGETTUALITA’. Sintetizzo alcuni input dei lettori: difficile andare precisi ma i beneinformati sostengono che il club abbia reinvestito, tra cartellini e ingaggi, i circa 40 milioni di euro annui dei diritti tv, oltre a un gruzzolo intorno ai trenta tra sponsor, merchandising, botteghino eccetera. Più che sufficienti a coprire i colpi recenti (da Nàndez a Rog, Simeone, Nainggolan e Marin. E anche il nono monte ingaggi (fonte Gazzetta dello sport) della A, che comprende i sontuosi stipendi di Cerri, Pereiro, Godin, Pavoletti. In avvio di gestione, vado a spanne, denari preziosi dalle cessioni di Avelar, Murru, Rossettini, quote del Ninja e di Astori, Isla eccetera. Quindi, anche in entrata qualcosa si è mosso. Per dire, non è facile capire se e quale sia l’entità delle risorse messe di tasca dalla proprietà. Comunque, è complicato sostenere che l’Uomo solo al comando, visto che mette i soldi possa decidere senza appello. Consiglieri in gamba e preparati avrebbero evitato il dramma di una squadra che ha stravinto solo la B e si è piazzata undicesima in A con Massimo Rastelli. Per il resto, il flash subito accecato con Maran e caterve di sconfitte e salvezze stentate. Detto che, trascurando il patrimonio immateriale (appeal, brand, tifoseria, storia ecc) lo stadio, in tempi record, è nato grazie alla municipalità e all’ok degli altri enti pubblici, la squadra gioca con lo sponsor Isola, nove milioni di euro circa. Soldi della regione, ovvero di tutti.

IL BILANCIO AL 30 GIUGNO 2020 In utile e con fatturato record: nell’esercizio chiuso al 30 giugno dell’anno scorso il Cagliari, pur con l’impatto del Covid e il differimento nel bilancio di alcuni ricavi, ne esce bene. Il club (dicono i dati divulgati da Calcio&Finanza) dopo il rosso di 9 milioni nel 2018/19, ha fatto segnare un +2,6 milioni nella scorsa stagione. Il merito? Deriva soprattutto della cessione di Nicolò Barella all’Inter. La società ha registrato 94,1 milioni di euro di fatturato contro i 77,9 milioni del bilancio al 30 giugno 2019. La fetta maggiore dei ricavi è arrivata dalle plusvalenze, pari a 42,2 milioni di euro (4,8 milioni nel 2019): di questi, 36,8 milioni sono legati alla cessione di Barella all’Inter per 37 milioni, con 3,2 milioni arrivati dalla cessione di Han alla Juventus (3,4) e 1,1 milioni derivano dalla cessione di Castro alla Spal (3). Nel dettaglio si scopre che il fatturato è passato da 77.994.817 a 94.173.891 milioni di euro. Le plusvalenze sono state 4.821.744 contro 42.216.350, la gestione calciatori è costato 4.668.780 al 30 giugno 2019, 5.220.690 allo stesso giorno del 2020. Il fatturato netto è stato di 68.504.293 e di 46.736.851. Con un risultato netto che è passato da -9.473.761 a 2.606.705 di euro.

TRA ACQUISTI E CESSIONI. Il mercato ha inciso anche per i proventi dal player trading. Tra gli altri, il Cagliari ha incassato 2,6 milioni in bonus dall’Inter per Barella (alla presenza numero 20 e 40 del giocatore con i nerazzurri) e 908mila euro per Pellegrini alla Juventus (31 presenze). Al netto delle plusvalenze e del player trading, il fatturato netto è stato così pari a 46,7 milioni, in netto calo rispetto ai 68,5 milioni del 2019: una contrazione su cui ha avuto effetto l’impatto del Covid, con minori ricavi da gare (da 5,1 a 4 milioni), minori ricavi commerciali (da 12 a 5,3 milioni) e minori ricavi da diritti televisivi (da 39,1 a 28,1). Ma va detto che alcune di queste voci saranno contabilizzate nel bilancio del 30 giugno.

ALTRI COSTI. Sono stati in leggero aumento anche i costi della produzione, passati da 84,6 a 89,2 milioni, spinti dall’aumento degli ammortamenti passati da 25,9 a 29 milioni di euro. Lo scorso anno il Cagliari ha acquistato Nandez (Boca Juniors, 17 milioni), Simeone (Fiorentina, 16,3), Pereiro (Psv, 4,6), Despodov (Cska Sofia, 3,4: l’attaccante chiede gli stipendi e ha fatto causa al club) e Oliva (Boston River, 2,5). Per il resto, i costi del personale sono passati da 41,7 a 39,2. Gli stipendi fissi relativi ai calciatori – scrive Calcio&Finanza – sono diminuiti da 29,2 a 24,7 milioni anche per la rinuncia della prima squadra ai compensi della mensilità di aprile, con un impatto di 3,6 milioni. Il club ha fatto ricorso alla Cassa integrazione dal 1° aprile al 15 maggio e all’utilizzo delle ferie per i dipendenti con risparmio di circa 200mila euro. Dopo il rosso di 9,4 milioni nel 2019, il Cagliari torna così in utile, con un risultato netto positivo pari a 2,6 milioni di euro, aspettando di valutare l’impatto della pandemia sui conti della stagione in corso. E il club? Ecco cosa ha detto: “Gli amministratori hanno valutato che non sussistono significative incertezze con riferimento all’utilizzo del presupposto della continuità aziendale, tenuto in considerazione il supporto dell’azionista di riferimento, già intervenuto nel corso dell’esercizio, del potenziale ricorso ad affidamenti bancari, tuttora non richiesti, e della possibilità di far ricorso ad operazione di cessione dei calciatori”.

NOTARELLE
1) Intanto, le fonti. E scusate se mi ripeto: si può e si deve discutere (meglio se civilmente) di idee, futuro, proiezioni anche senza il rogito del notaio, il verbale della polizia o il numero del bonifico bancario. A cose fatte, sarebbe banale e noioso. Ognuno, può documentarsi meglio, trovare altre piste, approfondire e contraddire le ipotesi che segnalo e mi segnalano. Non credo agli sceicchi che domani passano in via Manno, né che la B sia stata pianificata, con ingente paracadute o meno. Però, Spezia e Parma, che non hanno più appeal del Cagliari, ma hanno lo stadio, rimarca giustamente un lettore, sono passate di mano negli ultimi mesi. Un aspetto pare certo: la gestione è stata dilettantesca, improntata ad annunci roboanti e al marketing a discapito di qualità e coesione dei giocatori, degli staff e del contesto, nel breve e nel medio periodo. Morale? Lasciare la A sarebbe iattura immane. Anche perché basta chiedere a Palermo, Catania, Livorno, Siena, Perugia, Cremonese e Bari cosa significa risalire.

2) La cronaca dei match viene fatta egregiamente dai colleghi di Calcio Casteddu. Tabellini, assetto tattico, cambi e pagelle, se si è terzultimi con diciotto sconfitte in trenta partite, sono sale sulla ferita ma servono. Andando oltre, si ha conferma che al Cagliari non c’è gomma da cancellare, e anche da masticare, che non venga acquistata senza il via libera dell’Uomo solo al comando. Il resto, ma proprio tutto, è a cascata.

4) Sono d’accordo con i tanti che evidenziano scarsa reattività, approccio e atteggiamento fiacco, specie a inizio gara, della squadra. A San Siro per 75’ la sensazione, tenuto conto degli avversari e del recente passato, è stata positiva. Ma i quesiti rimangono: dipendeva da Maran, Zenga o Di Francesco come adesso da Semplici? O magari da Carli, Carta e adesso da Capozucca? Di certo, le incursioni del patron non hanno giovato a nessuno. Chi mi indica le immagini che ritraggono l’Uomo che entra prima e durante la gara negli spogliatoi, vede lungo. La riflessione è aperta. Ma sia chiaro, non c’è nulla di personale. Anzi, tanto: l’amarezza di un club che – anche grazie a una categoria, la mia, spesso distratta per non dire peggio – rischia di retrocedere, è un ceffone per i sardi.

5) Infine, Cellino. La storia umana, sportiva e giudiziaria (le sentenze si rispettano ma la pagina Is Arenas rimane pesante: oltre al patron, sindaco, assessori e altri in carcere e a processo per tentato peculato! “Ora in via Beethoven prosperano gabbiani e topi!” scrive un tifoso) dell’ex presidente è stata scritta. Rimpiangere il passato è da perdenti. Trarne indicazioni, e basterebbe pensare agli ultimi sette anni, avrebbe contribuito ad evitare la disfatta e l’agonia attuale.

 

 

 

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