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IL DRIBBLING DI MARIO FRONGIA… Cagliari: sconfitta utile per crescere

Uomini, pazienza e lavoro per Eusebio Di Francesco. L’uomo giusto per creare qualcosa di importante

Il mercato chiude il 5 ottobre, siamo solo alla seconda partita, in un torneo senza pubblico (con la Lazio i primi mille alla Sardegna Arena), più l’incertezza del virus, i tamponi, le quarantene e tutto il resto. Sulla Lazio, poche storie: undici collaudato, presuntuosello,  pronto a correre per tutti i bersagli: scudetto, coppa Italia, Europa. Il Cagliari? Incertezze e organico deficitario con tanti, troppi, esuberi. All’appello di Eusebio Di Francesco mancano almeno due pezzi. Premesso che occorre pazienza e fiducia per un progetto che necessita di tempo, piaccia o meno la società è chiamata a risposte importanti.

LA CRONACA. Pronti, via. Tre minuti e tutto si complica. Lazzari, 1-0. La Lazio crea gioco, va a memoria. Il Cagliari affanna. Tanto. Rispetto al debutto con il Sassuolo, Di Francesco tiene fuori Caligara e lancia Sottil. Il resto è storia nota, specie dietro, un primo tempo da brividi, con Milinkovic e soci che non capitalizzano. Tatticamente squilla un alert: si intravede in almeno due occasioni una squadra sbilanciata, che subisce in inferiorità numerica il contropiede avversario, vizietto delle formazioni del tecnico ex Roma. Ma Correa e Immobile fanno beneficienza. In casa rossoblù brillano Rog, Nandez e Cragno. Più ombre che luci da Joao Pedro, in difficoltà da esterno, Marin, regia e dinamismo da ampliare, Sottil, meglio negli inserimenti, Simeone, non pervenuto. Fiatone senza pause dietro. Se Walukiewicz firma tre buone chiusure, Faragò e Lykogiannis soffrono. Il Cagliari fa meglio nella ripresa, con trame, testa e identità di gioco incoraggianti. Ma il raddoppio di Immobile, con assist di Marusic, chiude i giochi. Da segnalare i dodici minuti finali di Pavoletti: bentornato! Ma chissà se lo tengono. In breve, quadra da trovare e lavoro che non manca per un Cagliari senza bocciature ma con più di un dubbio.

VALORI E TRASPARENZA. Basterà San Godin a riequilibrare un reparto da subito in difficoltà e palesemente sotto per tecnica e, a tratti, convinzione? Certo, Nainggolan sposterebbe valori e forza. La questione è aperta ma non di facile definizione. Il resto, lo fanno visione, investimenti, saggezza e trasparenza. Al netto di tutto, se si vuol far sognare la tifoseria, serve altro.

P.S. Un lampo di civiltà: il minuto di vero silenzio in avvio dedicato all’arbitro De Santis. L’hanno ucciso a Lecce con la fidanzata. In un Paese malato di violenza e arroganza, pare quasi una non notizia.

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