Il difensore croato compie oggi 27 anni: oggi in forza al Genoa, ha vissuto una parabola molto particolare a Cagliari
CAPOZUCCA. Marko Pajac, classe 1993, venne portato in Sardegna dall’allora ds Stefano Capozucca: era l’estate del ritorno in A nel 2016, dopo la promozione targata Rastelli. Il croato arrivò con l’etichetta di talento mancino da valorizzare: un trequartista, che però si rivelò in breve tempo troppo poco dinamico nonostante l’ottimo sinistro. Rastelli gli concesse solo l’esordio il 21 agosto 2016 contro il Genoa, alla prima di campionato, e pochi giorni dopo lo vide partire per Benevento: cadetteria.
TRASFORMAZIONE. 16 presenze e una rete per lui con la casacca dei campani che centrarono una fantastica e storica prima promozione in Serie A. A fine stagione il ritorno a Cagliari, ma non venne di nuovo ritenuto pronto e ceduto di nuovo in prestito in B, stavolta al Perugia. Qui, la carriera di Pajac prende finalmente una piega positiva con la trasformazione in difensore esterno sinistro: un’annata ottima seguita dal secondo rientro in rossoblù per giocarsi finalmente il posto. Invece… viene bocciato anche da Maran, che lo relega in panchina preferendogli sempre qualcun altro anche a costo di adattare un centrocampista: una stroncatura piuttosto evidente.
ADDIO. E così a gennaio 2019 va insieme a Farias all’Empoli, disputando una buona seconda parte di campionato e sfiorando la salvezza con i toscani sotto la guida di Andreazzoli. A luglio, ancora la stessa storia. Aritzo, Pejo, amichevoli, ma per lui non c’è spazio nel progetto tecnico. E allora via, di nuovo, proprio da Andreazzoli – e Capozucca – al Genoa: prestito con diritto di riscatto. Per ora, 11 presenze in questa stagione di Serie A. La domanda naturale che tutti gli osservatori si fanno è questa: perché il Cagliari continua a tenere sotto contratto un giocatore in cui non ha mai riposto fiducia? Una situazione ricorrente negli ultimi anni, con vari interpreti.