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Accadde oggi… 40 anni fa l’esplosione dello “Scandalo Calcioscommesse”

Era il 23 marzo 1980. Il calcio italiano barcolla quando, al termine delle partite di campionato della domenica, le camionette della Polizia ammanettano diversi giocatori: una pagina nera del nostro sport

ESPLOSIONE. Sono passati esattamente 40 anni. Era il 23 marzo 1980, quando, terminati gli incontri dei campionati italiani di calcio, la sacralità della domenica venne squarciata da un avvenimento epocale: la Polizia e la Guardia di Finanza prelevarono dagli stadi diversi giocatori, tra cui membri della Nazionale, con l’immagine iconica delle vetture all’interno degli impianti che faceva da sfondo al collegamento di Galeazzi per 90° Minuto, storica trasmissione Rai. Cosa stava succedendo? Era accaduto che il 1° marzo un commerciante di frutta e verdura, Massimo Cruciani, aveva effettuato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma sostenendo di essere stato truffato: da chi?

FINE DEI GIOCHI. Cruciani sosteneva che, tramite l’amico ristoratore Alvaro Trinca, era venuto in contatto con alcuni calciatori della Lazio: questi lo avevano indotto a scommettere su alcuni incontri, il cui risultato sarebbe stato concordato dai protagonisti in campo. Scommesse clandestine, un giro che crebbe sempre di più e si era allargato nel tempo a calciatori di altre squadre. Tutto era filato liscio, finché alcune partite non si conclusero con i risultati decisi a tavolino. Cruciani era finito sul lastrico a causa di queste perdite, che ammontavano a centinaia di milioni di lire. Da qui la decisione di denunciare i fatti. Il calcio italiano fu investito da una tempesta senza precedenti.

NOMI ECCELLENTI. L’evento ebbe immediata eco mediatica, scatenando l’indignazione del Paese. Oltretutto, tra i calciatori coinvolti nell’operazione, risultarono autentici nomi eccellenti che avevano vestito la maglia azzurra: Enrico Albertosi e Giorgio Morini (Milan), Paolo Rossi e Luciano Zecchini (Perugia), Giuseppe Wilson, Bruno Giordano e Lionello Manfredonia (Lazio), Giuseppe Savoldi (Bologna), Giuseppe Damiani (Napoli), Franco Cordova (Avellino), Claudio Merlo (Lecce) e altri giocatori di Serie A e B. Oltre ad allenatori e dirigenti. Un terremoto sportivo e morale, su cui le autorità avevano indagato a fondo.

CONSEGUENZE. Nel dicembre dello stesso anno tutti gli imputati vennero assolti in ambito penale e le conseguenze sarebbero state esclusivamente di carattere sportivo. La giustizia sportiva calò la sua mannaia sui protagonisti: calciatori puniti da un massimo di 6 anni fino a 3 mesi, alcuni furono assolti. Tra i dirigenti fu stabilita la radiazione del presidente del Milan Felice Colombo, unico a pagare insieme all’omologo bolognese Fabbretti (un anno di squalifica). Per molti dei calciatori coinvolti, si trattò della chiusura anticipata della carriera e, ad ogni modo, una macchia indelebile. L’Italia, poche settimane dopo lo scandalo, ospitò la fase finale dell’Europeo 1980 tra lo sdegno dell’opinione pubblica. Conseguenze anche per il campionato di Serie A e B 1980-81, a causa delle penalizzazioni comminate ai club. Lazio e Milan retrocesse d’ufficio in B, altre cinque società costrette a partire da -5. La vittoria del Mondiale ’82 portò all’amnistia dei protagonisti che, in alcuni casi, poterono riprendere a giocare.

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