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Dessena, lunga lettera d’addio al Cagliari e a Cagliari

Passato al Brescia dopo 8 stagioni l’ex centrocampista e capitano ha scritto una missiva attraverso il sito ufficiale per salutare società, tifosi e città

Daniele Dessena non scorda affatto il suo recentissimo passato. Dopo essere arrivato in prestito dalla Sampdoria, nella stagione 2009/2010 e fatto ritorno nel 2011, aveva fatto di Cagliari e del Cagliari, una scelta di vita. Da ieri mattina l’ormai ex centrocampista e capitano rossoblù, è un giocatore del Brescia, dove ha ritrovato il suo ex presidente Massimo Cellino, che lo portò proprio in rossoblù nel 2009.

LA LETTERA DI DESSENA. “Cari amici, Società, dirigenti, compagni di squadra, tifosi e tutti voi che sentite il rossoblù come lo sento io. Scrivo queste righe per salutarvi, per dirvi cosa sia il Cagliari per me e cosa ho provato nell’indossare questa maglia così unica e prestigiosa. La premessa è che non sarà affatto facile, l’emozione è tanta. Comunque io ci proverò… partendo dall’inizio, dal mio arrivo in Sardegna, in quel lontano 2009.

Tutto nasce da lì, da quella squadra, con i vari Lopez, Conti, Agostini, Cossu e Pisano. Che poi definirla squadra è davvero riduttivo… In realtà venni accolto in una famiglia: la coesione si percepiva a pelle, al primo impatto. Tutti uniti, legati da un amore unico verso i colori rossoblù. Con l’obiettivo di difendere Cagliari, cercare di vincere ogni singola partita per portare più in alto il club. Poi non sempre ci si riusciva, ma cuore ed impegno non mancavano mai. Al nostro fianco i nostri tifosi. Sentirli cantare, spingerci ad attaccare per sbloccare o recuperare una partita, soffrire insieme a noi nei momenti di difficoltà, roba che mi faceva venire la pelle d’oca. Ecco, posso dire che a Cagliari ho realmente capito il vero significato del termine “insieme”.

“Ci sono stati anche dei momenti difficili e dolorosi. Non potrò mai scordare l’anno della retrocessione, una pugnalata al cuore. Lo ammetto, al pensiero ancora non ci dormo la notte. Quell’anno ho visto le lacrime del mio capitano, il capitano di tutti noi. È stato Daniele, insieme agli altri ragazzi, a tracciare la strada che poi ho cercato di seguire. Sono stati per me un esempio da imitare. A loro devo dire grazie: grazie ragazzi perché con voi sono cresciuto, sono diventato uomo.

Si può cadere, ma l’importante è rialzarsi subito. Ed è quello che fece il Cagliari: l’anno della B ci rimboccammo le maniche pronti a ripartire. Vecchi e nuovi compagni, avevamo una missione. Avevo ereditato da Daniele il ruolo di capitano: la fascia era pesante, mi dava una responsabilità maggiore ma allo stesso tempo mi spingeva a dare ancora qualcosa in più. Una sensazione che non si può spiegare a parole. Bisogna provarla per capire. Essere Capitano del Cagliari voleva dire provare la magia.

Vincevamo ogni partita e mettevamo su un mattoncino dopo l’altro sulla strada del ritorno in A. Poi il mio infortunio… Sapete che vi dico? Nonostante quello che mi era successo, la mia preoccupazione più grande era rivedere il Cagliari in Serie A, il posto dove questa squadra e questa società dovevano stare. Sarò sempre in debito con tutti: compagni, tifosi, società, staff medico. Non potevo giocare, ma mi consideravano importante lo stesso. E così anche grazie a questo sostegno, ho lavorato ogni giorno per poter festeggiare in campo la promozione.

CagliariPalermo, che emozione quella sera. Non uno, ma ben due gol! Quella corsa, l’abbraccio della Nord: ero come posseduto, mi sentivo dentro tutta la rabbia e la forza dei tifosi, dei compagni, della mia famiglia e soprattutto di mio figlio che da tempo non mi vedeva in campo. Sì, ero tornato, finalmente.

Da lì altre battaglie, altre corse, tante gioie. E anche sofferenze che abbiamo affrontato nel solito modo: tutti insieme. Come dimenticare quel muro rossoblù al Franchi, nella partita di Firenze dove ci giocavamo la salvezza. Era l’ultima chiamata, abbiamo preso il treno in corsa. Tutti insieme. E sette giorni dopo abbiamo festeggiato. Come un blocco unico, una cosa sola”.

“Penso di poter fare ancora qualcosa di importante, lo farò con entusiasmo e rispetto, dando sempre il massimo come mi avete insegnato voi. Ora è arrivato il momento di salutarci. Vi abbraccio forte. Il tempo è passato, volato via in un attimo. Non me ne sono quasi accorto. In tutti questi anni sono rimasto sempre lo stesso, un ragazzo diventato uomo, col mio orgoglio, le mie paure, le mie forze. Un grazie speciale a tutti i compagni di squadra che mi hanno accompagnato in questo percorso. E ancora una volta grazie a tutto il popolo rossoblù: a chi mi ha sostenuto, a chi mi è stato vicino, anche a chi a volte mi ha criticato. Vi porterò tutti con me, nel mio cuore.

Grazie Cagliari. Grazie Sardegna, sei una terra fantastica.

Daniele

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