L’attaccante senese vive da separato in casa la sua avventura in rossoblù. E pensare che…
Il 25 luglio del 2015 iniziava per Niccolò Giannetti l’avventura in rossoblù. Pagato dal Siena oltre 3 milioni di euro (l’acquisto più oneroso della stagione) a suon di goal avrebbe dovuto trascinare l’attacco rossoblù verso la serie A.
Prima stagione conclusa con 10 goal, sovente subentrando dalla panchina, e 8 assist vincenti, ma soprattutto la promozione in serie A dove alla prima giornata contro il Genoa ha l’occasione per colpire subito: STOCK! Il palo interno gli nega la gioia del goal.
Quel sordo rumore ha aperto una porta che dietro di sé aveva il nulla.
Da quel momento Giannetti inizia una vera e propria discesa verso l’oblio che neppure il prestito allo Spezia riesce a fermare.
Rientrato in Sardegna la scorsa estate ha provato a ritagliarsi un ruolo nonostante la presenza dei vari Pavoletti, Farias, Sau e Melchiorri. I risultati, purtroppo, non sono arrivati nonostante le opportunità avute con la ricerca del goal che stava sfociando in una sorta di ossessione.
A gennaio l’opportunità di andare a giocare in cadetteria alla Virtus Entella sfuma nei minuti finali della finestra di mercato causa intoppi burocratici, facendo estinguere quel piccolo lucignolo fumante di speranza di sentire nuovamente il profumo dell’erba del rettangolo di gioco.
A Benevento, inoltre, l’ultima dolorosa conferma. Anche l’ultimo arrivato, il colombiano Damir Ceter, lo ha scavalcato nelle cosiddette gerarchie di squadra.
All’alba dei 27 anni il buon Niccolò attende il momento di poter uscire dal dimenticatoio, anche se dovrà attendere la prossima estate quando potrà mettere a disposizione di un’altra squadra il suo talento, la sua abnegazione, la sua grinta e soprattutto la sua umiltà, qualità fondamentale in un mondo sempre più scevro e che in questi momenti lo aiuta a non arrendersi a chi lo definisce un elemento già finito.
