Luís Oliveira, attaccante di Carlo Mazzone al Cagliari negli anni ’90, lo ricorda in esclusiva ai nostri microfoni: dallo scontro alla pace, fino alla sconfinata ammirazione
Lulù, la scomparsa di Carlo Mazzone rimanda a un momento molto felice per te e il Cagliari, quando conquistaste l’ultima qualificazione europea del club.
“Un grande dispiacere. Desiderava sempre le cose fatte bene dai giocatori, e io rispondevo sul campo, cercando sempre di fare del mio meglio per conquistare spazio. Avevamo avuto degli screzi nel 1992, poco dopo il mio arrivo: è stato l’unico allenatore, in tutta la carriera, che mi ha ripreso per i capelli lunghi, l’orecchino, l’abbigliamento“.
Puoi descrivercelo dal punto di vista umano?
“Alla fine, con il mio impegno, ho conquistato la sua fiducia perché il Mister ha ripagato il lavoro fatto. Un uomo straordinario, mi ha insegnato tanto nella vita. A me, come a tanti altri giocatori che ha allenato. Corretto, grintoso, non mollava mai e desiderava vincere sempre“.
Mazzone, grande motivatore e comunicatore.
“Ricordo una partita contro il Milan, all’epoca la squadra più forte in Italia. Lui ci fece un discorso prima del match: ‘Se guardiamo quanti campioni hanno loro, sulla carta la partita è già persa. Però se guardiamo dentro di noi e tiriamo fuori quell’anima, quella forza mentale, riusciremo a fare la nostra bella figura‘. Rivolgo un pensiero e le condoglianze alla sua famiglia. Grande, Mister Carletto Mazzone“.