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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, da Ranieri a Nainggolan

Esperienza e carisma del tecnico romano sono indispensabili per una ripartenza che necessita di pedine pronte e di livello. Al nuovo gruppo potrebbe aggiungersi anche Radja: viste le diciotto partite, perché no? Intanto, testa al Cosenza

Aver riportato Claudio Ranieri alla guida del Cagliari è stata una scelta giusta. Giusta e obbligata: esonerato Liverani, senza un sostituto con questo mix di storia, successi e serietà, per la proprietà sarebbe stato difficile stare ancora in piedi. Sir Claudio dal 1988 al ’91 ha scritto una pagina indelebile per la tifoseria e gli sportivi sardi. Poi, ha allenato e vinto ovunque. La leggenda Leicester è stata la ciliegina di un tecnico che ha una stima sportiva solida, seria e convincente. Dunque, la mossa del presidente Tommaso Giulini, con al fianco il diesse Nereo Bonato e l’amministratore delegato, Carlo Catte è positiva. E gliene va dato atto dopo una sequela di decisioni e di non progetti che hanno affondato, in campo e fuori, il club. La ripartenza, dunque. Ed è qui che Ranieri avrà ragionato a lungo. In attesa del match con il Cosenza, con la squadra in mano al team manager Roberto Muzzi, la classifica racconta del quattordicesimo posto, più vicini ai play out che al trenino che porterà in A. Tornare sulla sconfitta di Palermo, o su andazzo da incubo, ha poco senso. Sulla gestione Liverani ci sarà tempo per approfondire l’analisi. Di certo, l’ex allenatore del Lecce non potrà dire di non essere stato accontentato nel percorso di costruzione della rosa. Eppure, al lordo di infortuni e squalifiche, il continuo turn over e le diciotto formazioni cambiate in altrettante gare, non hanno aiutato la crescita e le performance della squadra. Anzi. Ma questo è il passato. Il presente a trazione Ranieri si apre dal 1° gennaio.

Motivatore d‘esperienza. Claudio Ranieri entra in scena con il compito di rivitalizzare il gruppo. Un compito, basilare, che può eseguire senza alcun patema. L’ha fatto, e bene, ovunque, in Italia e all’estero. Rimessa la testa di Nandez e soci nel verso giusto, si passa al pallone. Il tecnico di Testaccio – che non sarà allo stadio per la sfida
con i calabresi – avrà già visto e rivisto le gare del Cagliari. Conoscendone competenza e visione, l’idea di quelli che saranno i suoi guerrieri sarà già nitida. Il copione è noto: la missione si annuncia come una rincorsa a una classifica, e a un comportamento tattico e agonistico, più consona alla storia dei Quattro mori. E su questo fronte sorgono i primi dubbi, manifestati anche da una fetta crescente della tifoseria che, per inciso, adora Ranieri. Il primo quesito riguarda il mercato: la società avrà dato sicuramente ampie garanzie sugli interventi da compiere per puntellare un organico sovrastimato a inizio stagione. Carta d’identità e acciacchi di nuova e vecchia data, poca adesione all’obiettivo, un sapersi calare mentalmente e fisicamente con poco costrutto nella dura realtà della B, specie da parte di alcuni dei senatori, hanno mostrato una squadra scarica, timorosa, con marcate criticità dietro e in mezzo. Noto il deficit di bilancio, il ds Bonato – detto che Ranieri avrebbe chiuso fino al 30 giugno 2025 con un ingaggio da un milione e mezzo a stagione – avrà risorse sufficienti a colmare le lacune? A grana grossa, un centrale difensivo esperto, un laterale di sinistra, e non sarebbe male anche uno di piede destro, un regista sono tasselli pressoché obbligati. Si parla ovviamente di pedine pronte e in condizioni ideali per scendere subito in campo, meglio se per la prima del girone di ritorno, il 14 gennaio, con il Como in casa. Il ricordo di varie campagne di riparazione nei nove anni di gestione giuliniana, sono da brivido: basti dire che a Gianfranco Zola e Gigi Casiraghi furono dati Berkic, Mpoku, Husbauer, Gonzalez, Diakitè. O, per stare alla seconda avvilente e vergognosa retrocessione, sono stati presi Lovato (unica pedina su cui si sarebbe potuto investire), Baselli e Goldaniga: entrambi in panchina nell’ultima decisiva partita con il Venezia! In entrambe le occasioni sappiamo bene come è andata. Da menzionare solo per dovere di cronaca, i boatos che darebbero in partenza Nandez e lo stesso Luvumbo. Ogni commento è superfluo.

La parola alla squadra. Dato per certo che King Ranieri sull’assestamento della rosa in entrata e uscita, non abbia avuto tentennamenti con la proprietà, la palla passa al gruppo. E al match di domani: Pavoletti e compagni sono obbligati a una risposta corale, precisa e determinata. Il Cosenza va battuto senza se e senza ma. Gli alibi del modulo che cambia ogni mezz’ora, del tecnico che urla senza sosta, di un turn over quanto mai inefficiente, stanno a zero. L’anno deve chiudersi con una vittoria. Per lo slancio e per il messaggio da dare al nuovo allenatore, per il rispetto della tifoseria, per una questione di dignità. Poi, a fine campionato si potranno tirare le somme. Intanto, l’in bocca al lupo per Claudio Ranieri è mastodontico!

Notarelle

Il figliol prodigo. Radja Nainggolan potrebbe rientrare al Cagliari. Personalmente ho sempre ritenuto una follia la pessima scenetta tenuta in piedi dal presidente l’anno scorso: Nainggolan, vita sregolata o meno, anche se non ci sarà mai la controprova, lo scorso campionato avrebbe dato una mano a cogliere almeno un punto, maledetto e doloroso, che sarebbe stato utile a stare in A. Sull’ingaggio è meglio stendere un velo pietoso: in tanti hanno guadagnato quel che Radja chiedeva. E i risultati si sono visti. Se dovesse, come pare, essere di nuovo in gruppo ad Asseminello, sarebbe un colpo con il segno più.

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