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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, scivolone casalingo col Bari

La formazione di Liverani ci prova ma non basta. Palo clamoroso di Pavoletti sul filo di lana. C’è da lavorare, in concretezza, consapevolezza e umiltà

La sportellata in casa quando meno te l’aspetti. Lo 0-1 del Bari di fronte a 14.087 paganti, fa male. E non solo per la classifica, ferma dopo due vittorie con la porta imbattuta. Superato a pieni voti l’esame Benevento, sconfitto ieri dal Brescia capolista con la Reggina che oggi ha battuto il Cittadella, il Cagliari si guarda troppo allo specchio. Un gruppo forte le partite che non riesce a vincere, prova a pareggiarle. Specie se gioca per dodici minuti con l’uomo in più. Questione di testa. Indispensabile per volare ad alta quota. I rossoblù chiudono con questi numeri. 59 per cento di possesso palla, 9 tiri, uno in porta, 512 passaggi, l’85 per cento a buon fine. Balza agli occhi, nonostante la buona mole del palleggio, la scarsa e imprecisa finalizzazione. Il Cagliari tira poco. Ci sarà da affinare il tutto. Giusto per farci un’idea, l’ultima B è stata vinta da Lecce, 59 gol fatti e 31 subiti, con Cremonese, 57 e 39. Il Monza, superati i play-off, ha segnato 60 reti e ne ha incassato 38.

Sui singoli, poche storie. Maturazione evidente di Makoumbou (ma deve sveltire la giocata), ancora qualche difficoltà per Viola, che peraltro pare aver patito – oltre a uno stratosferico Botta, play vecchia maniera – l’aver giocato a destra, con Nandez a pochi metri. E ancora, per stare agli acquisti dieci e lode, leggermente ammanettati da un Bari bravo nel coprire linee di passaggio e raddoppiare, meno frizzanti del solito Mancosu (meno brillante del solito) e Lapadula (generoso e poco più). Nandez, di un’altra categoria per dribbling e tempi di gioco, dovrebbe essere più pratico e meno estetico quando si riparte. Bruttini ma efficienti, spesso conviene. Bene Luvumbo e Pavoletti (palo clamoroso su spizzata di testa!). Discorso diverso per la difesa. Liverani conferma Altare-Goldaniga, in attesa di Dossena e Capradossi. Ma, complice la squalifica di Obert, Carboni (ancora acerbo) e Zappa, faticano per arrivare alla sufficienza. Intanto, per esperienza e personalità, ecco il debutto di Barreca. Dategli tempo. Infine, Radunovic. Imbattuto da due turni, avrebbe potuto far meglio sul gol di Cheddira, bomber della B?

Manovra da affinare. Con la formazione di Mignani si è visto, a tratti, un collettivo più sicuro, capace di aggredire con il pressing alto, almeno a tratti, concentrato nel giro palla. Premesso del Bari imbattuto, segno di una formazione in salute e che potrà dire la sua ai vertici della B, anche da neopromossa, della sesta d’andata si traggono segnali in chiaroscuro. Questo Cagliari ha tutto per pungere e mettere dalla sua le gare, anche per determinazione, ma ci riesce solo a corrente alternata. E se sei un predestinato, non basta. La palla viaggia, però non trova sbocchi in avanti e torna ancora troppo indietro. Gli strappi di Nandez e Mancosu dovrebbero essere utili per guadagnare campo e superiorità numerica. Invece, manca un tassello. Quello dell’ultimo passaggio, del tiro, del finalizzatore.

I quesiti sono due. Il primo riguarda Lapadula, ancora  non brillantissimo, nel dettare il passaggio e nei movimenti a ridosso della liea difensiva avversaria. Il secondo aspetto mette in causa il movimento degli altri centrocampisti. E, se il recupero palla avviene dalla parte di Nandez, si devono scomodare Zappa e Viola. E, dall’altra avanzano, per dare lo scarico, Rog e Mancosu.  Se l’azione di rottura e ripartenza passa per i piedi di Mancosu, la questione si ribalta. In questa fase la squadra è ancora acerba. Pur tenendo conto di qualità, atteggiamento e organizzazione dell’avversario (il Bari ha giocato con una linea difensiva alta e, specie nel primo tempo, ha sprecato pochi palloni), in un torneo di vertice questi aspetti possono fare la differenza. Ma c’è tempo.

Leadership cercasi. Da rilevare che dopo il cooling break – 28 gradi non sono una manna! – Rog e soci hanno cambiato passo. Guarda caso, dopo le urla e le indicazioni di Fabio Liverani. L’allenatore, il fratello più grande, il compagno che ha trecento partite di A sulle spalle. Il tecnico deve picchiare come un martello per tenere alta la tensione. E anche qui si ripassa dal via: né Rog (fermo da un anno e mezzo), tantomeno Makoumbou (arriva dal Maribor, ha i numeri per diventare un calciatore importante nelle prime cinque leghe europee), Viola o Nandez hanno credenziali da leader. La squadra è a caccia di certezze. Tutto regolare, ma il percorso di maturazione va accelerato. Dopo la sosta arriva il Venezia (da incubo qualsiasi pensiero, poi, chi vuole, può sempre fare finta di niente!), si va a Genova, si riceve il Brescia e si va a Bologna per la Coppa Italia. Quattro gare utili per acquistare consapevolezza nei propri mezzi, crescere, correggere gli errori e dare un segnale preciso al campionato.

Notarelle

Novità interessante. Liverani rispolvera le imbucate veloci alla Zeman. Sulla trequarti, Makoumbou-Rog in orizzontale, palla di prima del croato per Lapadula che, a dieci metri dall’area, scatta sul filo del fuorigioco. L’azione non si è chiusa per un soffio in almeno tre occasioni. E la replica è venuta anche da Mancosu e Nandez, con il centravanti ex Lecce stoppato di un niente. Poi, si tira comunque poco.

I cambi. Da fuori la si vede sempre peggio. E l’allenatore, come il cliente, ha sempre ragione. Ma, dopo un’ora, la sostituzione di Rog, dirompente e in crescita, per Luvumbo, anziché chiamare Viola, in evidente difficoltà, non è passata inosservata. Alla mezzora esce Nandez – che andrebbe tenuto in campo anche con una gamba – per Deiola. Viola sempre in campo.

 

 

 

 

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