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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, guardiamo avanti

Vittoria di pregio ma con diversi dubbi. La rosa è lunga e competitiva, sinonimo di posizioni di vertice. Ma un filo di fiducia non guasta

A una manciata di giorni dalla trasferta di Ferrara, è giusto godersi il successo in rimonta sul Cittadella. Un 2-1 per nulla banale. Anche perché per riuscirci servono gambe e testa. Buon segno, come aver ripreso, sempre in rimonta e last minute, il pari al debutto in campionato con il Como. Detto di un gruppo che viene da un’annata in apnea, non è male. Dunque, spritz e bollicine, meglio da cantine sarde, e via a festeggiare. Ma chi ha l’onestà di lasciare il prosciutto in frigo sa che a Como è servita una perla individuale. Sa che il Cittadella ha tenuto in pugno la gara per oltre un’ora.

Sa che il Cagliari l’ha vinta grazie alla ferocia di Liverani (dicono del tecnico furioso con i suoi nell’intervallo). Sa che rispetto alla scorsa stagione, la squadra combatte fino al 95’. E non si sgonfia appena barcolla. Sa che la rosa e lunga e che questa condizione presuppone un campionato di vertice. Il merito? Del presidente. Che sta provando a portare a dama la sua missione, dopo una retrocessione sciagurata. Ma guai a ballare la macarena troppo presto. La stagione è lunga, serve umiltà e rispetto. Diamogli un filo di fiducia, ci sarà da pazientare.

Prime impressioni. Il mercato abbassa le serrande alle 20 di giovedì 1° settembre. Si aspetta l’arrivo di Barreca del terzino sinistro, e in tanti si augurano anche di quello destro. Ma ciò significherebbe aver mezzo toppato con Di Pardo e Carboni, ancora acerbi. E anche da Obert e Zappa, comunque votato nella Top 11 di giornata (non va scordato) le risposte non sono convincenti. Ma li terranno. L’organico è e rimane comunque di buona qualità, aspetto chiave per un torneo di vertice. Certo, dietro si soffre troppo. Un altro centrale e, soprattutto, un terzino sinistro abile anche nella fase difensiva (per Pajac era fatta, ma il presidentissimo ha detto no!) sarebbe il top. Fabio Liverani ne è consapevole: dalla cintola in su ha la possibilità di variare posizioni e minutaggio, con moduli cangianti a seconda dell’avversario e dell’andamento della partita.

Ha pedine esperte e giovani, motivate e trainanti. I 4 punti? Alla vigilia della trasferta di Ferrara, sono un toccasana. Utili per morale e autostima. Per stare ai singoli, tutto è facile: Makoumbou, Luvumbo e Desogus. Un congolese, un angolano e un sardo: pare l’incipit di una barzelletta. Ma è un mix speziato e di sicuro affidamento anche per il futuro: segneranno l’annata. Positiva anche la scelta di Lapadula, letale in area, anche nelle partite in cui pare non ci sia. Va gestito con le aspettative e l’esperienza di Pavoletti: agli scettici dico che anche il livornese farà reti pesanti. Un’ultima lancia, per quel che vale dopo neanche due settimane di campionato: il colpo Mancosu. Liverani dice grazie al presidente e al direttore sportivo. Ci uniamo al tecnico. Marco è un petalo pregiato di una rosa che merita attenzione.

La memoria del pesce rosso. La tifoseria deve godersi il presente: il passaggio del turno in Coppa, un punto in trasferta e 3 in casa sono un ottimo avvio. Cin cin. Poi, è meglio essere vigili. E vi invito a moderare gli insulti: per me o per chiunque, di certo non vi migliorano. E tranquillizzo chi si agita: non c’è nessuna agenda contro il presidente. Sarebbe inutile e stupido. Ci sono solo una sequenza di fatti da brivido. Il compito dei cronisti è avere memoria e raccontarli. Per evitare di ripetere errori, con visioni e strategie fallimentari. Occorre condivisione, umiltà e figure competenti al fianco. Poi, chi si sente turbato, può andare oltre. Ma sarà come tenere a forza dei turaccioli di sughero sotto l’acqua. Tra i fatti, anche a volerli mettere un freezer, qualcuno prima o poi torna a galla.

Per dire, la retrocessione, la seconda in otto anni. Dopo 10 punti in un girone, 68 gol presi, la metà segnati. Un allenatore cacciato dopo tre giornate e il sostituto esonerato a tre turni dalla fine. Sono esempi di gestione esemplare? E la chiamata di Agostini, l’intervento di Conti, il suicidio sportivo di entrambi come vanno interpretati? O sono frutto del caso? Fatti, dunque. Che mi pare facciano capo al patron. O sono stati voluti da Sandokan? Poi, ci sarebbero gli otto milioni di euro dati per un biennio a Godin e il milione per 200 minuti ad Asamoah, fermo per infortunio cronico dal 2019. Ancora fatti. Che hanno determinato, dopo il flop sportivo e in campo, quello fuori: l’Indice di sostenibilità ha bloccato in inverno ed estate il mercato del Cagliari. La lista sarebbe infinita. Dai tecnici gabbati ai giocatori a fine corsa, svincolati e demotivati (Van der Wiel, Andreolli, Paloschi, Calabresi, Caceres, Strootman). Ed è meglio non fare paragoni con quel che accade altrove.

Perché mezza Italia ci ha visto precipitare in B a Venezia, già retrocessa, sponsorizzata dall’azienda del presidentissimo rossoblù, con la Salernitana sotto di tre reti in casa. Potrete anche non esser d’accordo. Ma questi sono fatti. Incontrovertibili. Come il fatto che Massimo Rastelli ha vinto la Serie B (vinto!) e in Serie A ha tuttora il record della gestione giuliniana da debuttante e con una neopromossa di punti (47) e piazzamento (undicesimi). Anche questo lo dicono gli almanacchi. E pazienza per quanti di voi vorrebbero negarlo.

Retrocessione allucinante. Un lettore scrive: “Con Nainggolan in campo anche solo per una manciata di partite e al 30 per cento, pagato con quel che gli è stato promesso, magari risparmiando sull’ingaggio di Baselli, il Cagliari almeno un punto in più l’avrebbe fatto. E a 32 adesso saremmo ancora in A”. La controprova è impossibile ma sono perfettamente d’accordo. Cancellare la vergogna di Venezia – beati i tanti tifosi-lettori che dicono di esserci già riusciti – è davvero dura. Sì, avere memoria dà fastidio. Ma per vivere con la coscienza a posto il presente e poter essere fiduciosi nel futuro, ricordare serve. A tutti.

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