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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, un po’ di memoria aiuta sempre

Il passato, le notizie, l’accanimento nel ricommettere sempre gli stessi errori, la pazienza infinita dei tifosi. Aver perso in questo modo la Serie A è da incubo

I giganti dell’anonimato, tra troll e dintorni. Mi sembra poco opportuno commentare la squadra, il lavoro di Liverani, chi è arrivato e chi se ne è andato. Fino alla chiusura del mercato è folle pensare a moduli, schemi, posizioni. Riparleremo di calcio vero dopo l’esordio in Coppa Italia, in casa con il Perugia – play off a sorpresa il campionato scorso – il 5 agosto. Adesso è più interessante, per capire l’altalena umorale della tifoseria, rileggere i commenti contenuti nella rubrica “Articolo del tifoso” che CalcioCasteddu ospita da sempre. La prima sensazione che si coglie è da brivido: gli interventi risalgono anche a cinque, sei anni fa ma paiono fotocopiati da quelli attuali. Sono diversi i campionati, i giocatori, gli allenatori, i massaggiatori, i direttori sportivi, i preparatori atletici. Anche gli sponsor e i ragazzi del settore giovanile. Tutto mutato ma le criticità sono identiche. L’unico che non cambia mosse, fatti e scelte è il presidente. I vostri commenti? Sono negativi, duri, dispiaciuti. L’altra differenza macroscopica? Io scrivevo altrove. Ma siete stati implacabili nel denunciare la pochezza di acquisti, cessioni, classifica da incubo, figurine vintage osannate e defenestrate in un amen, allenatori e ds trasformati in pochi giorni da geni in perfetti imbecilli.

Insomma, la stessa solfa, gli stessi errori, la stessa incompetenza. Il top? Sostituire Isla, Bruno Alves e Murru con Miangue, Andreolli e Van der Wiel. Topiche monumentali, una dietro l’altra. Come aver preso per un milione di euro Asamoah, poco più di duecento minuti di campo in sei mesi. Dall’aver gabbato Zola, ma anche Festa, Zenga e Semplici. promettendogli giocatori accettabili. Per non dire della cacciata di Agostini – usando la faccia di Conti – che aveva ancora un anno di contratto con la Primavera e, bravo o meno, non si è potuto sottrarre alla guida della prima squadra in tre gare suicidio. Stagioni segnate dalla solita musica. Quella che ha scaraventato il Cagliari in B. Pensateci bene, in B! E in che modo, poi! Se il tema infastidisce, si può sempre andare oltre. Eppure, qualcuno confonde i fatti con bufale e invenzioni strumentali. Tra l’altro, noto che qualcuno mi cita. A sproposito, direi. Elenco fatti e questo può infastidire. Come ho scritto più volte, su alcuni episodi non si può aspettare il rogito del notaio. Talvolta, è serio e rispettoso, anche per chi legge, usare il condizionale. Ma il “per sentito dire” o “l’ha detto la parrucchiera di mia cugina” non mi appartiene e mai mi apparterrà.

Le cose possono accadere, essere certe, verificate e crollare un minuto dopo. Nel calcio, poi è la regola: tutti giocano pro domo loro su più tavoli. Altre volte si devono unire i puntini e dedurre. Ma sul modus operandi del presidentissimo c’è poco da sbagliare. E i risultati si vedono. O sono fake anche i ciò che ha detto il campo, la classifica, l’indebitamento, l’indice di solvibilità? O il passaggio doloroso da Macron ad Adidas fino a Eye? O il valzer dei ds? Oppure, il “ripartiamo dai giovani e dall’identità” ed ecco Carboni al Monza, rigirato con un “non è voluto stare con noi”!. Ci sarebbero le promesse a Nainggolan e quelle su stadio e coppe europee. Ah, è vero, il Covid. Ma c’è stato solo al Cagliari o anche al Sassuolo, lo Spezia, la Salernitana e l’Udinese?

Riporto le considerazioni sul terreno civile del confronto e della dialettica che il vostro idolo rifiuta. Nessun veleno, livore o altro. Fatti. E su questi mi si deve smentire. Peraltro, ho e difendo le mie opinioni che sono condivisibile o meno. La prima: al Cagliari decide tutto il presidentissimo. Già sentita? Lo so. Ma vedo che si perde tempo nel castigare allenatori, dirigenti, giocatori, procuratori, altri: hanno responsabilità ma mai tali da determinare il rovesciamento del tavolo. Personalmente, altra opinione, ciascuno deve stare dalla propria parte. Io, né un centimetro avanti né uno indietro. E quando si dice perché non lo chiamate e gli fate le domande giuste, sappiate che l’uomo non gradisce. E sbaglia chi pensa ai like o alle condivisioni. Preferirei il totale anonimato ma il Cagliari dignitosamente e stabilmente in Serie A. Senza pluriennali proclami farlocchi, manipolazioni e caramelle per i creduloni. Che denuncerei comunque.

Relazioni esterne. Devo tornare, anche per un pensiero che va alle giovani e ai giovani colleghi che si affacciano alla professione, sul duetto con Caressa. Ma c’è qualcuno che ha mai visto un presidente, di qualsiasi squadra e sport, che dà dell’infame in diretta tv a un cronista che parla di una retrocessione horror con due allenatori cacciati a tre giornate dal via e a tre dalla fine – fatti, ancora una volta – con milioni di italiani che seguono la festa scudetto del Milan e il Cagliari in B? Peraltro Caressa ha le fonti giuste, è preparato e conosce il mestiere. Che sia o meno simpatico è un’altra storia. E se ha dato la notizia, lui è chiunque di noi, ha fatto di certo le verifiche. Le trattative di acquisto dei club vanno a corrente alternata. Ma nessuno dubita di chi sia stato a fare la figura dell’arrogante che non sa stare al mondo, guarda tutti dall’alto in basso e pensa che gli debbano qualcosa. Sulla vendita del club – e dei club – le ipotesi sono state tante. Non occorre essere dei geni per capire che per arrivare alla Due diligence e alla caparra serve tempo, ci si muove con intermediari e con il massimo riserbo.

Ribadisco, un tifoso per strada mi ha chiesto dei ceceni: sì, si sono interessati al Cagliari fin dal periodo pandemico. Ma la questione stadio li ha bloccati. Il pour parleur c’è stato, la notizia era vera e l’ho data mantenendo la cautela del caso. Il Palermo, per dire, era sprofondato nella mezza classifica della C, ignorato dal mondo, ma gli abboccamenti tra uno studio legale che fa capo allo sceicco Al Mansur (gruppo che controlla undici club, dal Manchester city in giù, e si è preso l’80 per cento della società siciliana per tredici milioni di euro) risalgono a tre anni fa. Nessuno ne sapeva nulla. Chi scherza su queste dinamiche lo fa per partito preso o perché ha pochi argomenti.

Dal calcio al resto. Il 31 luglio a Villanovaforru proiettano “Chemical Bros” il film del regista Massimiliano Mazzotta. La pellicola, vincitrice al festival CinemAmbiente tenutosi a Torino lo scorso 9 giugno, tratta della Fluorsid. Riannoda i fili con l’indagine sull’inquinamento ambientale dell’azienda del presidente del Cagliari che ha avuto undici patteggiamenti tra dirigenti e operatori, la sentenza del Tribunale ha disposto ventitré milioni di bonifiche da effettuare nei siti di Macchiareddu. La Sardegna è troppo preziosa per vederla infangare. E non mi si dica la Saras – peraltro al centro di altri docufilm di Mazzotta – e le altre aziende che inquinano? Oppure, e i posti di lavoro chi li tutela? Si può fare industria, dare occupazione e rispettare le leggi. Ma anche i luoghi e le persone.

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