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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, lo stadio come e perché

Le premesse sono buone. Ma rimangono i dubbi e le preoccupazioni della tifoseria. A Firenze dicono: “Quando ti bruci con l’acqua bollente, poi hai il terrore anche di quella fredda”

 Un gruppo quotato a livello internazionale, Costim. Il progetto di Sportium, con le matite dell’archistar David Manica a disegnare il futuro. Le ambizioni e i sogni di tutti gli sportivi sardi. E anche di quelli che lo sport e il calcio non lo seguono. Pochi, ma ci sono. Per questi ultimi balza agli occhi il progetto: con il nuovo stadio del Cagliari deve sorgere in contemporanea un nuovo quartiere, moderno, ben inserito e collegato alla città. La nuova tana del Cagliari, e di Cagliari (“Non diamo i soldi al Cagliari calcio ma a una struttura della città” ha risposte alle inevitabili polemiche il sindaco Paolo Truzzu), potrà contenere trentamila spettatori, avrà all’interno un hotel di una grande catena internazionale, contribuirà alla riqualificazione della viabilità, del lungomare e dell’intera zona. Il club girerà, pare, alla municipalità due milioni di euro l’anno. E vedrà la luce, se tutto fila liscio, non prima della stagione pallonara 2025/26. Dunque, applausi e tutti in piedi.

COSTI RADDOPPIATi. Ma come si dice a Firenze, e anche altrove, quando ci si brucia con l’acqua bollente, si ha paura anche dell’acqua fredda. Ad esempio, parliamo di costi? Da quanto è emerso in conferenza stampa, sono lievitati di oltre il doppio, da circa sessanta a 130 milioni di euro. Ci sta, è esorbitante, le stesse risorse – quelle pubbliche, ovviamente – potevano avere una destinazione diversa e più urgente? Magari, quelle di quanti vivono in situazione di estremo disagio a Sant’Elia e in altre zone di Cagliari? Sento già i botti: strumentalizzazioni anti-club che non portano da nessuna parte. Sarà. E vedremo. Saranno i fatti a parlare. Anche perché il presidentissimo ha scandito lo slogan chiave: “I prossimi due mesi saranno decisivi sia per la realizzazione dello stadio, sia per il campionato”. Elementare, mio caro Watson, direbbe Sherlock Holmes.

Intanto, e finalmente, l’iter del futuro stadio del Cagliari ha avuto un sussulto dopo un lungo letargo condizionato da pandemia, aumento delle materie prime e da una serie di step che avrebbe dovuto affrontare la società. Nei mesi scorsi, sul tema si è espresso anche il vice sindaco Giorgio Angius. Che poi la giunta sia rimasta impigliata dalle rimostranze dell’opposizione fa parte dei giochi e c’è poco da scandalizzarsi. Non a caso il primo cittadino ha sottolineato un aspetto: “Non voglio sentire parlare di venditori di fumo che dicono che lo stadio era già pronto da anni. Voglio essere netto e chiaro: questa è un’operazione complessa, non stiamo rifacendo un chiosco o l’aula di una scuola. Dunque, si parte. O almeno si dovrebbe. Nel frattempo, ecco un nuovo ospite.

COSTIM. Ieri è stata infatti stata annunciata l’intesa per la realizzazione dello stadio con il gruppo Costim. Holding industriale con capofila Percassi, si occupa della realizzazione chiavi in mano di grandi progetti di rigenerazione urbana. Ma adesso, prima di demolire il Sant’Elia, 2023, cominciare i lavori l’anno seguente e iniziare a giocare nel nuovo stadio nel 2025/26, ci sono alcuni passaggi chiave. Il primo riguarda la presentazione del progetto. A chi spetta? Al Cagliari. Peraltro, la società che deve realizzare l’opera è composta al 40 per cento da Costim, in qualità di costruttore, e al 60 per cento dal club.

Nel nuovo soggetto confluiranno capitali per circa 25/30 milioni di euro che si aggiungeranno ai circa 40 milioni di contributi pubblici di Regione e Comune, oltre ai dieci milioni di euro già accantonati per la demolizione del vecchio Sant’Elia. Tra le pieghe, pare ci sia un tesoretto comunale di circa diciotto milioni. E la parte rimanente? Lo si capirà più avanti. Di certo, interverrà il Credito sportivo. Mettere su un impianto e conditio sine qua non per poter competere e stare almeno a galla nel mondo dorato del pallone. Lo stadio sarà un bene pubblico dato in gestione al Cagliari per mezzo secolo. A seguire, nel 2072 circa, passerà alla municipalità. Cin cin.

DUBBI E NON SOLO. Sui tempi, dilatatisi all’inverosimile, lievitano i dubbi e le preoccupazioni sia dell’assemblea comunale, sia nella tifoseria. Il Cagliari avrebbe dovuto presentare il progetto definitivo entro la fine di febbraio. Bersaglio toppato. Le cause? Il ricalcolo dei prezzi di calcestruzzo, alluminio e acciaio. Ci sta.  Ma intanto l’opera costerà più del doppio. La sensazione e l’attualità dicono che la città e la regione abbiano la necessità di opere di questa portata. Anche chi vive a Carbonia, Tortolì, Macomer, Alghero, Olbia e Sassari sarà contenta di avere a portata d’auto eventi e manifestazioni, non solo calcistiche.

Però si chiederà anche quando ci saranno le risorse per migliorare, restaurare e costruire ex novo impianti sportivi, per lo svago e l’intrattenimento, a misura per le esigenze dei residenti nelle proprie zone. Le città citate, per stare sul pezzo, sono tra quelle che lamentano più forte il disagio per dover fare i conti con strutture fatiscenti, vetuste e, spesso, totalmente inutilizzabili. Bollerete queste righe come preconcette? Pazienza. Auspico vada tutto al meglio, il masochismo non è roba di noi sardi. Ma non è tutto oro quel che brilla. Adesso, c’è da blindare quanto prima la salvezza. Poi, ne riparleremo. E brinderemo.

NOTARELLE
Nicola Riva non fa più parte del cda del Cagliari. Il primogenito di Gigi lascia – o è stato messo nelle condizioni di non poter proseguire la collaborazione/presenza in consiglio di amministrazione? – confermando un solido curriculum di slinding doors in tutti i comparti del Cagliari. Giocatori, tecnici, preparatori, diesse, dirigenti, giornalisti, un po’ ovunque si assiste a una moria di intese che erano state vendute come speciali e figlie di un nuovo corso. Certo, accade anche negli altri club. Ma in questo caso, andando a vanvera, se alla Juve venisse annunciato con la fanfara e le Frecce tricolori l’ingresso in cda del figlio di Boniperti, di Del Piero o Platini, o al Milan dell’erede di Maldini o Rivera, alla Roma di quelli di Totti o De Rossi, sarebbe poi quantomeno faticoso spiegare all’esterno gli addii, spesso quanto meno frettolosi. Al Cagliari va anche così.

 

 

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