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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, testa alla Fiorentina

In Coppa va avanti il Sassuolo. Sulle figurine vintage la continuità, visti i risultati, allarma: la presidenza strapaga e promette l’impossibile ai campioni agli sgoccioli. Buoni per la visibilità, magari logori e acciaccati. Poi, li scarica

Si riesce a tifare Cagliari e mostrare passione per i propri colori e al tempo stesso approfondire criticità di vecchia data? Direi di sì. Personalmente, sono fiducioso: la squadra può salvarsi, nonostante la gestione estiva sciagurata. A meno che dal mercato non giungano magie utili a fare meglio, può piazzarsi tra la tredicesima e la diciassettesima piazza. Mantenere la categoria è fondamentale per più di una ragione: il rispetto ai tifosi, innanzi tutto. Dopo il ko di Roma, di misura e immeritato, la sconfitta in Coppa Italia che ha premiato il Sassuolo, c’è da prendere con la testa giusta la Fiorentina. Partita tosta e non solo per il 6-0 rifilato dai viola al Genoa. Una squadra che può tenere in panca, vado a caso, Pulgar, Amrabat, Castrovilli e Callejon, può far male a chiunque in casa e in trasferta.

Non a caso Mazzarri ha messo nel mirino il campionato schierando al Mapei i giovani: bene Ladinetti (ben ritrovato), Kourfalidis tuttofare, Gagliano a corrente alternata. Sicuro Radunovic, nella norma Goldaniga, Zappa e Carboni, Meno brillante di quanto può Nandez, volenteroso Pavoletti, impreciso Dalbert. Game over. Con dieci sconfitte, sette pareggi e tre vittorie, il tecnico deve trovare soluzioni disperate per limitare i danni. E ripartire dall’attenzione vista nelle due vittorie con Samp e Bologna. La sfida alla Fiorentina – squalificati Pavoletti e Carboni – richiede una risposta mentale ancor prima che tattica. Occorreranno testa e cuore. Fino al 96’.

FALLIMENTO ANNUNCIATO. Passo indietro. Per chi coltiva memoria e fatti. Chi la pensa diversamente può saltare e passare ad altro. “Alcuni dirigenti del club, in forma del tutto ingiustificata e volendo mettere in secondo piano i problemi reali, che sono loro stessi, hanno messo in discussione la mia professionalità, il mio impegno e il mio rispetto per questa maglia. Queste falsità fanno male specie perché solo alcune settimane fa avevo accettato di fare uno sforzo economico per aiutare il club”. Le parole di Diego Godin non sono tenere né da fraintendere. Ma sarebbe sciocco sorprendersi. Da Storari a Borriello fino a Padoin e Srna. Per non dire della vicenda Nainggolan.

Parliamo di gente che ha vinto, con un karma positivo. Ma stiamo al difensore ex Atletico Madrid. La scintilla non scocca. Poi, arriva la bocciatura. Un film già visto. Ma cosa succede al Cagliari in cui uno solo fa e disfa? Difficile dire i soldi (quali?) sono suoi e fa quel che crede. Proviamo a riassumere. La retrocessione al debutto, un brillante undicesimo posto con Rastelli capace di fare 47 punti (per dire, riuscirci quest’anno significherebbe fare altri 31 punti: dieci vittorie e un pareggio!) e la regia di mercato, effettiva e autonoma di Stefano Capozucca. Poi, una sfilza di campionati da incubo, con la pregiata parentesi Maran (quarti per metà torneo!) salvezze stentate e sul filo di lana. Fatti o bufale?

TROPPI DOLORI E POCHE GIOIE. Una mediocrità colpa degli allenatori, dei ds e dei preparatori tecnici, presi, annunciati come stratosferici e cacciati, anche in diretta tv? Può darsi. Ma la coperta è stra-corta. Tanto che quest’anno, dopo il miracolo targato Semplici-Capozucca, ecco un’altra rosa inadeguata, l’esonero alla terza giornata, i 10 punti e il penultimo posto in classifica con 40 gol incassati al girone d’andata. Quindi, epurazioni, spogliatoio burrascoso, scelte incomprensibili. Poi, la doppia impresa, con 6 punti ai danni di Samp, a Marassi, e Bologna, in casa. Bene. Pronti a recuperare al mercato di gennaio. Purtroppo, a far crollare la nomea di imprenditoria diligente e sana lo stop delle istituzioni con l’Indice di solvibilità. Con altri sei club il Cagliari è stato breKkato sia al mercato estivo sia in quello che si chiude il 31 gennaio: se non vende o abbatte il budget, non può comprare. E siamo ai calciatori presi a costo zero, ieri e oggi. Con quel che ne consegue.

DELUSIONE URUGUAGIA. La questione Godin parte dal campo: il capitano uruguagio è stato meno utile del previsto. La pagella è insufficiente. Intendiamoci: se l’Inter lascia andare un calciatore di 34 anni che ha vinto tutto o quasi con l’Atletico Madrid, è icona leggendaria dell’Uruguay, una ragione deve pur esserci. Eppure, al Cagliari uno come Godin avrebbe potuto comunque far comodo. In campo e fuori. Partiamo dal campo: i report dicono che le sue prove sono state spesso al di sotto della sufficienza. Il centrale ha patito responsabilità sue, ad esempio nel non dare solidità ai giovani inesperti che l’hanno affiancato (Walukiewicz, Carboni). Capita.

Il periodo pandemico, i voli transoceanici per la nazionale, il problema tendinorotuleo cronico, non l’hanno aiutato a trovare la condizione migliore in una squadra in cui era inesorabilmente chiamato a fare la differenza partita dopo partita. Se si gioca per salvarsi è cosa diversa dal far parte di un grande club dove si può lavorare con calma, stare fuori e dare spazio ad altri di altrettanta qualità ed esperienza.

COMPORTAMENTI E MODALITA’. C’è poi l’aspetto umano. Il presidente del Cagliari su questo fronte ha offerto un’altra perla di saggezza. Intanto, l’ingaggio. Godin in uscita dall’Inter può anche andare bene per fare la chioccia, dare esperienza e una mano robusta dietro. Ma è inconcepibile, a meno di operazioni e accordi ignoti, firmargli un biennale da quattro milioni di euro l’anno per due campionati più opzione per il terzo! Con quei soldi si sarebbero potuti pagare gli stipendi di cinque, sei giocatori di buon valore. Questo è il nodo. Averlo portato a Cagliari – con fanfare, ricchi premi e cotillons: alla Sardegna Arena con la musica del Gladiatore, il presentatore e le poltroncine in pelle – per quelle cifre è la misura di chi non ha e conosce misura. E il Covid c’era già.

Poi, ci si salva ai titoli di coda. E a campionato finito, con Godin impegnato nella Copa America, ecco l’uscita telecomandata di Capozucca: “Il Cagliari non può permettersi ingaggi del genere, dovrà trovarsi squadra” la sintesi delle parole del dS. Tutto giusto. Così come la risposta del difensore: “Le voci da Cagliari? Ho un contratto che va rispettato”. Insomma, stallo. Con un bisticcio futile e controproducente. Tanto che Godin è tornato in rossoblù. Ha avuto modo di rispondere per le rime al patron nel noto e duro faccia a faccia negli spogliatoi. E ha subìto, con Caceres, l’epurazione. Motivi giusti, modalità pessime. Con il solito Capozucca a metterci la faccia. Quindi, l’addio. Al curaro. Così come quelli di Borriello, Srna e Nainggolan.

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