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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, si può perdere ma l’atteggiamento è orribile

L’Inter incarta la gara in souplesse, si prende i 3 punti e la testa della classifica. Approccio, cuore e lotta di Caceres e soci sono imbarazzanti

Nella giornata in cui il Venezia degli sconosciuti tutto corsa e organizzazione impone il pari alla Juve e l’Empoli va a vincere a Napoli, il Cagliari ripassa dalla mediocrità agonistica e dalla mancanza di cuore e rabbia che ne ha contraddistinto la stagione. Le assenze? Pesano, certo. Ma non possono essere un alibi per giustificare una prestazione sconcertante e penosa. Il 4-0 rimediato dall’Inter a San Siro – che vola in testa con 40 punti – è cifra e sintesi di una gestione e di un progetto senza fondamenti, competenza, visione. Sabato c’è l’Udinese in casa.

Le aspettative della vigilia. Quattro di fila per entrambe: vittorie l’Inter, pareggi il Cagliari. La sfida di San Siro è ripartita da qui. Valori, prospettive, organico e ambizioni differenti. Lo scudetto da una parte, la salvezza last minute dall’altra. Si gioca con Ceppitelli che dà forfait (influenza) per Godin che torna dove ha chiuso ad alto livello. Altra botta mica male, Nandez out e Deiola dal via. Nell’Inter, reduce dalla sconfitta indolore con il Real Madrid in Champions, la novità riguarda Dzeko: in panca. Inzaghi parte con Sanchez. Mazzarri, oltre a Ceppitelli, ha perso anche Nandez. L’uruguagio lamenta fastidi muscolari. Chissà se potrà recuperare per la prossima con l’Udinese e per l’ultima d’andata, allo Stadium con la Juventus. La verità? A gennaio potrebbe ritrovarsi proprio dalle parti del Duomo. Si vedrà. Di certo, i rossoblù perdono una delle pedine più importanti. Ma quel che conta è la competenza nel capitalizzare il ricavato: visti i precedenti presidenziali al mercato di gennaio, i brividi tra la tifoseria non mancano. “Nandez per noi è importante, vogliamo tenerlo” dice Stefano Capozucca. Il diesse spegne i boatos. E aggiunge: Strootman non va via, nella maniera più assoluta. Ha fatto un intervento di pulizia al ginocchio ma tornerà e sarà decisivo in stagione” la sintesi ante gara dell’uomo mercato del Cagliari. Chissà.

Atteggiamento cercasi. L’Inter parte forte, il Cagliari fatica molto ad assestarsi. Si annotano due tiri di Barella, alti, e la risposta di Bellanova con Handanovic che sporca i guanti. Marin e soci fanno densità in mezzo, linee molto strette, grande attenzione. Mazzarri ha costruito la gara per limitare i danni. Ma l’atteggiamento è poco produttivo. Un lettore scrive: “Perché noi non riusciamo a fare quel che ha fatto il Venezia con la Juve? Potevano perderla invece hanno pareggiato giocandola a viso aperto”. Esatto, perché? Intanto, l’Inter palleggia, quasi in souplesse. Il torello è irritante. La difesa non sale, è bloccata. Da Caceres a Dalbert il freno a mano è tirato. La gara è a senso unico. Cragno para su Skriniar e Lautaro. Rispetto alla prova con Torino e Verona, Joao Pedro e Keita Baldè non incidono nel fare filtro. Male. Lautaro segna l’1-0 su corner di Calhanoglu. Quinta rete in sette gare (38 in A) al Cagliari dell’argentino, in anticipo su JP10. La reazione? Deiola, destro centrale. Trascurando per un attimo la rosa sconclusionata, costruita male e in parte inadeguata alla categoria, quel che manca – ed è irritante – è proprio la rabbia agonistica.

In Serie A, anche dalle neopromosse, si vede un atteggiamento bello preciso. Si combatte e si picchia. Il Cagliari va sempre al minimo. Malissimo. Intanto Cragno compie il miracolo su Sanchez. L’Inter quasi scherza con i rossoblù. Poi, Dunfries viene abbattuto da Cragno, rigore. Ma l’errore è di Dalbert. Dal dischetto batte – molto male – Lautaro: Cragno va dalla parte giusta. Ci provano Perisic e Sanchez. Si chiude con il 77 per cento di possesso palla dei padroni di casa, 322 passaggi contro 77, 15 e 2 cross, 7 e 0 corner, 7 e 2 tiri! Un disastro. E si ha voglia a dire che non sono queste le partite da vincere: se sei penultimo con 10 punti alla pari con il Genoa e mancano due gare alla fine del girone d’andata, c’è poco da scherzare.

Giù il sipario. L’Inter traccheggia, si guarda troppo allo specchio. Il Cagliari soffre, è arrendevole, non ha risposte. Sanchez, di destro al volo, firma il 2-0. L’assist? Una magia di Barella. Ma la difesa dorme. Caceres e Deiola possono dividersi le responsabilità. Ma lo strazio è collettivo. Comunque la si giri, manca un approccio determinato, anche orgoglioso, da squadra. Ma dietro e in mezzo la qualità tecnica è davvero modesta. Se poi c’è da lottare, il sipario cala. E gli attaccanti non aiutano. Cragno evita il 3-0 su Dunfries. Intanto, esce Grassi, combattente e poco più, per Lykogiannis. Dalbert sbaglia l’ennesima palla, Cragno salva su Sanchez. Poi, Calhanoglu, con Marin di gesso, la mette sotto l’incrocio: 3-0. Lautaro, assist pennellato di Barella, segna il poker con una finezza.

Godin? Lo guarda. Mazzarri ha “la faccia che “ricorda il crollo di una diga” come canta Francesco De Gregori. Pavoletti subentra a Keita Baldè, Zappa a Caceres. Anche Inzaghi cambia: Vidal, Satriano e Di Marco per Dunfries, Lautaro e Brozovic. Il Cagliari ha difficoltà a fare due passaggi di fila. Sensi prende il posto di Calhanoglu. Cragno prende tutto: undici parate! Ricompare Oliva (con Pajac uno dei tanti misteri della casa) per Deiola, Obert sostituisce Carboni. Il baby Zanotti debutta in Serie A al posto di Perisic. Sanchez colpisce la traversa, Cagliari fuori dalla gara con la testa e le gambe, nessuno marca e contrasta. Si chiude con il 75 per cento di possesso, il 91 di precisione nei passaggi, 25 tiri per la formazione di Inzaghi. Marchetti – tutto facile alla quinta partita diretta in Serie A – fischia tre volte. Game over!

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