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1990, Ranieri presenta la Serie A: l’intervista a Roccaporena

Fine luglio 1990. Il Cagliari è appena tornato in Serie A e prepara la stagione con Claudio Ranieri in panchina. Il tecnico romano, intervistato da L’Unità nel ritiro di Roccaporena, si espresse così

Ranieri, il primo obiettivo del Cagliari è davvero la salvezza?

È il più importante e da solo può dare il senso a tutta la stagione. Ma il primo traguardo é quello di ricreare attorno alla squadra la simpatia e il rispetto del Cagliari di Riva, onorando soprattutto il bel gioco. Non confondiamo, però, epoche e personaggi. E non parliamo di temibilità. Quel Cagliari è irripetibile, noi possiamo solo tentare di rinverdire la simpatia di quella squadra“.

Tra acquisti e cessioni, che hanno regalato ai fratelli Orrù circa dieci miliardi di passivo, la campagna estiva del Cagliari dà a Ranieri la sensazione che sia stato colmato il gap tra la «B» e la «A»?

Il trio uruguagio é stato un buon investimento. Francescoli un’improvvisata del ds Longo che ha concluso con un triennale a 500 milioni l’anno: Fonseca ed Herrera, legati per due anni con un’opzione per un terzo, a 220 milioni a testa“.

Soddisfatto, Ranieri?

Sì, sulla carta. Bisognerà, però, vedere se i vecchi sapranno confermarsi e se gli stranieri sapranno amalgamarsi con il resto della squadra. Ma Francescoli, Fonseca ed Herrera mi sono sembrati subito gli elementi adatti per il Cagliari. Quello che mi ha colpito di più è stato l’aspetto caratteriale, il modo di sentire il gruppo, simile al nostro. Il giocatore è prima uomo e poi atleta. Sono l’armonia, l’intesa e l’assuefazione a determinare i meccanismi tattici“.

È il solo Matteoli ad avere già esperienza di A, mentre i tre stranieri del campionato italiano hanno solo sentito parlare. Cosa si chiede di diverso a dei ragazzi che debuttano in Serie A?

Sanno a memoria quello che voglio: preparazione fisica, molto affiatamento in campo. È meglio avere undici amici piuttosto che undici campioni. Ma in A ci sono giocatori scaltri che approfittano del più piccolo errore. Devono maturare presto, non avere incertezze con giocatori che fanno la differenza. E poi dovranno superare le pressioni della stampa. Per il resto il Cagliari in A sarà quello di tutti gli altri anni“.

Dice «duttilità tattica», Ranieri, un modo come un altro per non dire. Ma fa capire che il suo Cagliari non rinuncerà allo spettacolo.

Cambia la filosofia di gioco, quando si approda alla massima serie. La mia idea è che bisogna sempre andare a vedere cosa c’è nell’altra metà del campo. Quando si ha la palla si deve cercare il gol. E lotteremo contro tutti, anche con la formazione più forte del campionato, perché può essere in una giornata no e l’occasione non
va sprecata“.

Ventiquattro uomini a disposizione. Non avere la sicurezza del posto in squadra può fare brutti scherzi, soprattutto fra dei giovani per i quali il Cagliari può essere una bella vetrina. Ranieri che ne pensa?

Il mio modello è quello del basket, con un quintetto base e gli altri sempre pronti. Per quanto riguarda il desiderio di emigrare in altre squadre, beh non ci vedo niente di male. È uno stimolo in più. Il Cagliari di oggi è un trampolino di lancio, va bene. Domani non è detto che non diventi un punto di arrivo“.

Tante le offerte che il tecnico rossoblù ha ricevuto dalla Lazio, la più concreta, e poi, si dice, dal Napoli e dal Bologna. Ma ha preferito ancora la scommessa col Cagliari. Quanti tentennamenti ha avuto, Ranieri?

A marzo, tanti. Ma avevo dato una parola, rischiando anche di passare per un bel presuntuoso. Rifiutare di allenare in A prima della certezza della promozione, significava anche perdere una buona occasione. Adesso so di aver fatto la scelta giusta“.

(Fonte: L’Unità, 26 luglio 1990)

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