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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, lavoro e ancora lavoro. Mazzarri merita fiducia

La coperta è corta, i numeri sono disastrosi, i nodi vengono al pettine. Ma dalla sconfitta con la Roma occorre prendere il meglio

L’analisi non è facile: il colpo di reni visto mercoledì in avvio contro la Roma, non ha portato punti ma una lucina l’ha accesa. Per un’ora, di consapevolezza, concentrazione, testa e sacrificio, il Cagliari ha mostrato una sfaccettatura pressoché sconosciuta. Poi, complici anche due decisioni arbitrali sfavorevoli, ha vinto la squadra di Mourinho. Ma questo è il calcio. E non è il momento degli alibi. Troppo diversi gli obiettivi, la qualità e l’organico degli ospiti. E torniamo in casa nostra. In tanti sottolineate che se si gioca con questo piglio senza i titolarissimi, meglio provare a farne a meno e dare fiducia a chi ha mostrato di meritarla. Bellanova ma non solo. Anche Grassi e il subentrante Oliva si sono conquistati un applauso. E di quest’ultimo non si capisce l’eterno accantonamento, di certo non dettato da Mazzarri.

Il tecnico, dicono fonti affidabili, ci tiene. Non è in città per godersi il sole, le pennette all’aragosta allo Scoglio – dove da ragazzino della Primavera alloggiava e mangiava il minestrone con il personale e il titolare del ristorante di Sant’Elia, Giovanni Manconi – e uno scampolo di denaro e carriera. Vuol fare bene e ha già mandato messaggi chiari, e onesti, al presidente. Ma non solo. Ha capito che aria tira nel club, sa che Semplici aveva chiesto Fares e Bonifazi, sa che Capozucca aveva contattato l’ex preparatore atletico del Genoa per rigovernare la condizione ma il capo supremo ha detto no. Così come per Viola, ex Benevento. Mazzarri ha intuito che da qui al mercato di gennaio dovrà tirar fuori il massimo da un organico corto, di modesta qualità, con le pedine vintage acciaccate e spesso fuori uso. Dunque, i tifosi provino a essere solidali. L’allenatore toscano crede nella salvezza. Fategli capire che, anche stringendo i denti, siete con lui. Poi, si vedrà.

SCENATIO AVVILENTE. Al dunque: in dieci partite quattro volte sei andato in vantaggio ma ne hai perse sei. Con 6 punti i rossoblù sono di nuovo in fondo al sacco. Male, malissimo. Ci sono in palio 28 match, guai a smettere di lavorare e sperare. Ma la proprietà dovrebbe essere consapevole che ha la seconda peggior difesa (22 reti, peggio solo lo Spezia con 23) e i papabili sono logori o fuori condizione. Dal rinnovo con Ceppitelli, troppo spesso infortunato, all’aver sbattuto il muso sul contratto abnorme di Godin alle prese con una tendinopatia cronica (l’ha scritto lo staff sanitario dell’Uruguay) fino a Caceres: l’età spesso prevale sull’esperienza. In breve, se non si vuole mettere la testa sotto la ghiaia, una riflessione va fatta: il Cagliari può anche provarci, mettere cuore e anima, ma alla fine un gol almeno lo prende.

A ciò si aggiunga la sensazione di incertezza mostrata da Cragno, certo di dover salutare e in città con il rammarico di essersi perso il titolo di Campione d’Europa anche per aver fatto parte di un club sempre sull’orlo della retrocessione. Ma prendere reti non significa mettere sulla graticola solo la difesa. In mezzo mancano filtro, raddoppi, personalità ed energia. La Roma ha prevalso, oltre che per il tasso tecnico e la fisicità, per aver fatto incetta di seconde palle. Pur con l’impegno di Deiola e la verve di Marin, anche con i titolarissimi, a partire da Strootman, Nandez e Dalbert, le cose sarebbero cambiate di poco. Identico discorso per l’attacco. La riscossa di Pavoletti, e non solo per la rete, è un buon segno. Le recenti prove di Joao Pedro, sei reti all’attivo, meno. Forse, dopo aver sperperato e promesso denari a destra e a manca, specie se hai segnato 38 gol negli ultimi due anni, sarebbe il caso di rinnovargli in fretta il contratto.

LA CURA MENTALE, TRA APPROCCIO E DETERMINAZIONE. Il piglio mazzarriano può essere utile anche nel prossimo match da dentro o fuori con il Bologna, reduce dal 3-0 di Napoli. Lunedì al Dall’Ara – poi arriva l’Atalanta, quindi si va al Mapei con il Sassuolo, si ha la Salernitana in casa e poi si gioca a Verona: meglio andare un passo alla volta – ci si gioca un pezzo importante di resurrezione. E il tipo di dna del tecnico di San Vincenzo può essere utile  per provarci. Ed avere un atteggiamento e un approccio rapido e puntuale. Per cento minuti, non uno di meno. Sia chiaro, non ci si deve aspettare un miracolo. Mazzarri è l’unica àncora per il gruppo. Soprattutto, per i più giovani e quelli che cercano la riscossa. L’allenatore ha trovato un ambiente sbalestrato. Dal club, fatta eccezione per le dichiarazioni in solitario del direttore generale a cui oramai credono in pochi, non giunge voce. Dovrebbero farsi vivi il presidentissimo e il direttore sportivo.

Ma il primo pare più preso dal business della propria azienda piuttosto che dalle scelte scriteriate che ha voluto e firmato per il Cagliari. Dettagli? Ma neanche un po’. A Macchiareddu ballano posti di lavoro, rispetto dell’ambiente e della natura, interessi, specie quelli dei dipendenti e delle municipalità locali. La storia è aperta. E, dopo aver speso centomila euro e averne incassati sette milioni e mezzo e la frase da cornice sull’aver allestito una rosa più forte di quella dell’anno scorso, il silenzio è d’oro. Mentre Stefano Capozucca pare essersi ritrovato a dare pugni al vento dopo un mercato affrontato senza possibilità di manovra. Peccato. Oltre al mercato “creativo” allestito dal patron, un po’ di concretezza e di giocatori utili alla causa, sarebbe servita. E ora, testa a Barrow e soci.

NOTARELLE.
Dopo aver applaudito o quanto meno fatto da gran cassa a una conduzione societaria scellerata, scandita dai fatti e dai numeri, in questi giorni, riappaiono riallineamenti mediatici sorprendenti. Ma non cascateci, è un vecchio trucco. E quasi sempre, anziché andare a vedere chi detta le danze, ci si sofferma sui comprimari.

In tanti avete sottolineato la tardiva proposta dei mini abbonamenti. E con questi il pacchetto di partite, ad essere generosi, di seconda fascia. Difficile sorprendersi se per la Roma è rimasto a casa un quarto dei possibili spettatori anche per aver messo le curve a 30 euro più cinque di prevendita.

Di questi tempi, non solo non gongolo ma, cosa di cui vi importa nulla, i dubbi crescono. Da interlocutori autorevoli e “terzi” giungono indicazioni poco incoraggianti, che includono anche il discorso stadio-non stadio e la permanenza in A. Il Cagliari, nel suo complesso, non è e non deve essere direttamente e indirettamente giocattolo per speculazioni industriali, temporanee e commerciali. La storia del club, la sua tifoseria, la regione e gli sportivi, non lo merita.

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