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IL DRIBBLING DI MARIO FRONGIA. Cagliari, caro biglietti: pessimo segnale

Solo a San Siro si spende più. E i tifosi non hanno ancora digerito il voucher-abbonamento per le prima quattro gare mentre poco si sa delle tessere per il futuro della stagione

Per urlare forza Cagliari in Curva occorrono trenta euro, più cinque di prevendita. Quando? Mercoledì alle 20.45 per la sfida interna alla Roma. Pochi, troppi, giusti? Ciascuna società è libera di muoversi come meglio crede. I biglietti seguono ovunque, e da sempre, diverse variabili. Per il club di via Mameli il discorso non cambia. Fa come gli pare. Ma le casse vuote per il Covid non c’entrano nulla. Le scelte folli, tra super ingaggi e decisioni che paiono andare contro qualsiasi razionalità imprenditoriale, sono sotto gli occhi tutti. Piuttosto passa l’idea del monetizzare quanto prima. Un dna che, visti i precedenti, non sorprende neanche il tifoso più distratto. E se accade anche altrove, come è giusto che sia, la dinamica ha quasi sempre un altro percorso. O almeno, le cifre e le modalità sono diverse.

Prendendo per riferimento le partite di questo turno, nona d’andata, si scopre che solo a San Siro per Inter-Juventus si spende di più. Molto di più: 135 euro nel settore più economico. Non occorre uno scienziato per differenziare prodotto, protagonisti, performance-spettacolo e destinatari. Al di là della parata di stelle, tra campioni d’Europa e altri detentori di trofei vari, il match può valere la candela. E si è sempre liberi di scegliere il divano di casa o, distanziati e con mascherina, il bar con maxischermo. Si parla dei detentori dello scudetto e della squadra che negli ultimi anni il tricolore e le altre coppe – meno la Champions – l’ha portato a casa.

Figli e figliastri. Dunque, il Cagliari penultimo in classifica  appena sotto l’asfissia dopo la provvidenziale vittoria con la Samp, chiede 30 euro per la sfida alla squadra di Mourinho. Come in tanti fate notare, prima di passare al confronto con i prezzi degli altri otto campi in cui si è giocato tra ieri e si giocherà stasera e domani, una precisazione riguarda l’impianto. “Tubiera domus”, come l’ha battezzato qualcuno di voi, è tutto meno che un luogo comodo e confortevole. Forse, lo sono gli skybox: cibo caldo, hostess, bevande, tv eccetera. Ma costano un botto e sono appannaggio di pochi. Buon per loro. Per gli altri, rimane una lista di criticità. Ad esempio, se vi viene voglia di bere una birra tra primo e secondo tempo, o magari volete andare in bagno, mettete nel conto la fila e la conseguente perdita di un pezzo di gara. Altrove non va così: personale e punti ristoro sono dimensionati come si deve. Lo stadio presenta vari nodi. Un tifoso di vecchia data, in tribuna e non in curva, ci ha segnalato la pericolosa mancanza di corrimano nelle scale che separano le varie fette del settore. Dettagli? Mica tanto.

In tribuna stampa, sicuramente ve ne importerà poco ma se c’è chi va messo in condizioni di raccontare al meglio quel che accade per chi non c’è, questi sono i cronisti. Lo dicono ancora prima che le leggi dell’informazione, quelle del marketing e del buon senso. Pazienza. Sta di fatto che la tribuna stampa del Cagliari è roba che fa rabbrividire: per guadagnare posti, ben pagati, in tribuna centrale, è stata spostata sulla destra, verso la curva Sud. Al Sant’Elia, e nella gran parte degli impianti italiani ed europei, stava al centro. Ma non solo. Le postazioni – arricchite dal monitor – sono delle stie: se uno deve spostarsi per qualsiasi ragione, dalla prostata che urla al dover incontrare qualcuno, è costretto a far alzare gli altri per poter raggiungere le scale. E il compito è improbo: le prese per pc, telefoni e altro sono alle spalle del sedile: chi passa incespica quasi sempre nei cavetti e nei fili, fa volare gli apparecchi e il tutto mentre la partita è in corso. Direte, meglio non muoversi.

Certo, ma può essere necessario farlo. E lo spazio è da polli in batteria. E dovesse seguire la gara una collega con il pancione o magari chi sta riabilitandosi da una meniscectomia o per l’età o altri accidenti usa i bastoni, è meglio che stia a casa: l’ascensore non esiste. Ad onor del vero, anche al Sant’Elia, dopo averlo inaugurato per i mondiali del ’90, è stato presto mollato al proprio destino. Sia chiaro, l’Ussi (il sindacato dei giornalisti sportivi italiani) ha fatto da subito presente la situazione. E chiede alla società che il nuovo stadio (?) abbia attenzioni per la comodità dei tifosi e per i cronisti. Vedremo.

E siamo ai prezzi. Ieri, a Marassi in gradinata, per Sampdoria-Spezia, sono entrati con 20 euro, 15 gli abbonati. E i padroni di casa hanno contestualmente proposto un mini abbonamento ai tifosi. Sempre ieri, per Torino-Genoa l’accesso in curva era da 15 euro. Con under 16 e gli over 65 che con 5 euro potevano seguire il match anche in Tribuna. Tra oggi e domani, detto dei 135 euro per seguire Inter-Juve, all’Olimpico per Roma-Napoli il biglietto più economico è di 30 euro. Gli stessi chiesti mercoledì notte dal club rossoblù. Per il resto, il posto più a buon prezzo va dai 14 (quattordici) euro di Bergamo, per Atalanta-Udinese, e Firenze, per la sfida che riguarda il Cagliari. Ne occorrono 25 al Dall’Ara con il Bologna che sfida il Milan. Negli altri impianti si pagano 18 euro a Salerno per Salernitana-Empoli, 20 al Mapei Stadium per Sassuolo-Venezia e 18 a Verona per Hellas-Lazio. I conti sono presto fatti.

Partenza infelice. Ecco perché i biglietti a 30 euro stanno facendo infuriare gran parte della tifoseria. Ma, come segnalato per tempo, i 25 chiesti per vedere il debutto casalingo con lo Spezia sono stati una scelta ancora più infelice: match tutt’altro che di cartello. Poi, arrivi da una campagna acquisti e cessioni in cui hai speso centomila euro e te ne sono entrati sette milioni e mezzo. Tieni sotto scacco un allenatore, per poi cacciarlo, dopo avergli dato una rosa con doppioni, infortunati cronici, top player a fine carriera, giovani alle prime armi. Ma si sa, il rischio di essere rifischiato e insultato – a meno che gli epiteti non arrivino dalla Nord, allora sì che il presidentissimo sente un leggero brivido…- non lo preoccupa. Prendi i soldi e scappa, era il titolo di un bel film di Woody Allen.

Nel calcio capita spesso e ovunque. Si piagnucola, si ripetono bugie in serie, si coccola un po’ il passato del club, un po’ il territorio, si cercano sponde politico-partitiche, amicizie buone per qualsiasi uso, pur di mettere fieno in cascina. Addirittura, si sente dire nelle solite interviste teleguidate di essere orgogliosi di sentirsi sardi (!) e poter passeggiare a testa alta per Cagliari. Diverse famiglie residenti a Uta, Capoterra, Assemini e dalle parti di Macchiareddu risulta la pensino diversamente sulla corregionalità. Ma questa è un’altra storia.

Spariti i voucher, traditi gli ex abbonati, dimenticate le fasce deboli: il Cagliari chiama a raccolta il pubblico con una mano e con l’altra gli chiede un esborso che, visti i tempi, le figuracce e la classifica, qualche dubbio lo pone. I trenta euro, più cinque di prevendita, non sono pochi, giusti o molti. Sono semplicemente chiesti nel momento sbagliato con la rosa sbagliata. Ma questa valutazione fa capo a un imprinting denunciato più volte: fare denaro sempre e comunque. E se cade un euro per terra, metterci il piede sopra, raccoglierlo e portarlo lontano dalla Sardegna.

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