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Cagliari ultimo in classifica: l’analisi reparto per reparto

La squadra di Walter Mazzarri quasi in depressione dopo un avvio da brividi che l’ha relegata in fondo alla graduatoria

Se pausa doveva esserci, certamente è arrivata nel momento migliore. O peggiore, dipende dai punti di vista. Il Cagliari di Walter Mazzarri ha necessariamente bisogno di (ri)trovare sé stesso dopo un avvio da incubo: 3 punti in 7 gare, nessuna vittoria, 8 reti fatte, 16 subite (seconda peggior difesa del campionato dopo quella dello Spezia), -7 punti rispetto al Cagliari di Di Francesco. In più, l’esonero di Leonardo Semplici dopo appena tre gare, l’arrivo di Mazzarri e la sua mini-scossa con la Lazio, poi di nuovo il buio. A preoccupare sono state maggiormente le prove incolore offerte contro le dirette concorrenti per non retrocedere, oltretutto su terreno amico: con Spezia, Genoa, Empoli e Venezia sono arrivati appena due punti. Un disastro. Ma come sta realmente la squadra? Proviamo ad analizzarla, reparto per reparto.

DIFESA. Guardando i numeri c’è poco da stare allegri: 16 reti subite in appena 7 gare e la mancanza di una solidità che, leggendo i nomi che compongono il reparto, pareva acquisita. Cragno è al di sotto del suo standard, mentre Ceppitelli risente dei ricorrenti infortuni muscolari. Bene invece Carboni: ampi i suoi margini di miglioramento, e un rendimento sempre sufficiente. Ciò che sta davvero mancando è l’apporto di Godin e Caceres: i due uruguaiani stentano a entrare in forma, e senza il loro decisivo contributo la scalata alla classifica diventerà tutt’altro che agevole. Un appunto anche all’allenatore: servirebbe più continuità sui moduli utilizzati, troppa confusione non aiuta.

CENTROCAMPO. Probabilmente il vero nodo di questa squadra. L’avvio stentato della difesa passa soprattutto dalla mancanza di un vero filtro in mediana: dopo l’addio di Nainggolan e il secondo grave infortunio di Rog, mancano i veri leader di questo reparto, quelli capaci di rompere il gioco avversario e di farlo ripartire. Strootman e Deiola non sono all’altezza della situazione, almeno per ciò che si è visto finora. Cronica la mancanza di un direttore d’orchestra, un metronomo capace di mettere ordine. Le uniche note liete arrivano da Marin e Nandez, ma da sole non sono sufficienti.

ATTACCO. Molto asfittico, nonostante i gol di Joao Pedro. Il brasiliano si sta confermando sui livelli degli ultimi anni: 4 gol e 2 assist in 7 gare. La sua centralità è innegabile, ma resta un unicum. Ci si aspetta molto da Keita Baldé, 2 gol finora. Le qualità le ha tutte, ma la forma fisica è tutt’altro che accettabile. Più indietro nelle gerarchie è scalato Pavoletti: il livornese finora non ha avuto modo di mettersi in mostra, anche penalizzato da qualche fastidio muscolare. Il suo contributo alla causa è imprescindibile, i suoi gol ancora di più.

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