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Cagliari, ottimo giro con Strootman e Dalbert

L’olandese e il brasiliano sono un bel colpo. Ma rimangono da sciogliere i pesanti nodi Nández, Godín e Nainggolan. Intanto, si registra un basso profilo del patron. Chissà che le recenti lezioni non siano state utili

Se non rischiassi una vostra denuncia per plagio, attaccherei questo pezzo rifacendomi alla quasi totalità dei vostri commenti su mercato e condotta societaria. Ma so bene che la memoria tende a scarseggiare ed è un diritto dei tifoso leggere le vicende della propria squadra del cuore con le emozioni e le sensazioni che meglio ritiene valide. Poi, i fatti, a breve e medio periodo, diranno qual è la realtà.

Intanto, dalla conferenza stampa del presidente del Cagliari (guai a chi lo chiama Uomo solo al comando, ma se mette becco su tutto, dalla carta per la fotocopiatrice al contratto di Nainggolan, è difficile definire diversamente una gestione a senso unico, con risultati che per capirne la genesi, basta dare uno sguardo agli ultimi campionati) emerge un tono più sobrio. Bene.

Nessun proclama né fuochi d’artificio. Ottimo. Diamo a Cesare quel che è di Cesare: “Il
nostro obiettivo è la salvezza“; è una piccola grande abdicazione su velleità contraddette finora da strategie pressoché fallimentari: quart’ultimi alla pari con il Toro, complice il suicidio di Parma e Benevento, meglio non scordarlo. Insomma, un punto a favore del club. E vissero tutti felici e contenti. Ma non basta.

Far credere che con Godín, Zappa, Tripaldelli, Luvumbo, Rugani, Calabresi, Tramoni, Duncan e Asamoah (ai titoli di coda), si potesse arrivare tra le prime dieci, è stata una subdola suggestione. Prontamente smentita dai numeri. Due ottimi ingressi. Gli arrivi di Strootman (mi avete
rimproverato la non menzione in un Dribbling recente, ma alcuni mi hanno difeso d’ufficio: il play olandese non era stato ancora cartellinato) e Dalbert sono scelte oculate e vanno nel
verso giusto. Ovvero, quello indicato da Leonardo Semplici.

Kevin viene da un’ottima mezza stagione con il Genoa, è integro fisicamente, ha voglia di riprendersi a pieno titolo la Serie A. E non sarà uno degli equivoci che hanno condannato Di Francesco, obbligato e cocciuto nell’impiegare Marin da regista mentre si è poi capito (dopo quindici gare!) che è una mezzala per nulla male. Dunque, onore al merito.

Anche su Dalbert le recensioni di quanti seguono con professionalità e non un tanto al chilo il calcio internazionale (il difensore giocava al Rennes, con Rugani), sono incoraggianti. Sarà mai che da Pusceddu in poi il Cagliari non possa ritrovare un terzino sinistro che funziona in difesa e attacco? Le cronache inerenti l’approdo del quindicesimo brasiliano che veste il rossoblù, hanno evidenziato la provenienza: l’Inter. Su questo tema il patron ha avuto un attimo, ben camuffato, di irritazione. Con i nerazzurri, dove l’Uomo è stato per otto anni nel cda e ha avuto anche partecipazioni azionarie, il feeling è da sempre prioritario. Nulla di male, si intende. Ma la nota ha agitato il presidente. Pazienza.

Intanto, l’analisi di mercato – apertissimo e con grandi incertezze dovute al post pandemia, senza contanti dove tutti vogliono vendere per poi comprare, con la panna montata delle mega valutazioni e degli ingaggi che si è sgonfiata, e forse questa non è una cattiva notizia  – vede Stefano Capozucca che, parole del patron, se ci sono offerte può cedere chiunque. Tra i primi che il direttore sportivo – nessuno ha notato il concomitante profilo basso dopo le precisazioni a distanza con Godín? – deve piazzare balzano agli occhi Cerri e Simeone. Ma anche Faragò, Walukiewicz, Pereiro, gli stessi Cragno, Zappa, Lykogiannis, se avessero un acquirente soldi in mano, potrebbero rientrare nel discorso dei saluti.

Su Godín si è già detto tutto. Il problema è semplice: lo scorso anno è stato presentato con hostess, colonna sonora, ricchi premi e cotillons. Il Covid? C’era già. Così come gli stadi vuoti, la non vendita di biglietti, abbonamenti, maglie e sciarpe, il ritardo del pagamento dei diritti tv, le perplessità, e la fuga, degli sponsor. Ebbene, gli è stato firmato un contratto da quattro milioni di euro per due anni più opzioni per un terzo. Chi è stato? Topolino o Black Macigno, i due assieme.

Nahitan e Radja. Se si parla di Nández e di Nainggolan, ci si ritrova alla casellina degli imprevisti. I due sono tesoretto, in uscita e entrata, del club. E l’Inter potrebbe essere – ma guarda
un po’! – la destinataria dell’uruguagio. Per il Ninja – tuttora in ritiro con i nerazzurri di Inzaghi – la querelle porta al replay della scorsa stagione. Vi confido che detesto il partito del “ve
lo avevo detto”. Quindi, mi detesto doppiamente: che Nainggolan – per varie e legittime ragioni – voglia legittimamente capitalizzare al meglio la coda della sua carriera l’ho scritto tempo fa. Da fonte certa, non illazioni.

L’indobelga pretende la buonuscita dall’Inter e un contratto degno delle sue qualità dal Cagliari. Tergiversare non porta bene. Ragionare sulle tasche di Radja non è serio né corretto. Ma adesso, nel calderone che ha condotto Dalbert ad Asseminello, qualcosa potrebbe sistemarsi. Nainggolan, gestito al meglio, può dare ancora tanto. Averlo sarebbe un bene per la squadra. E per i suoi tifosi. Che, messa quanto prima in cassaforte la salvezza, potrebbero anche sognare altri piazzamenti.

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