Tira aria pesantissima attorno al Cagliari. La sconfitta rimediata sabato contro il Verona ha reso il suono della sirena sempre più assordante: emblematica la condotta di Leonardo Semplici durante e dopo la partita
CAMPANELLO. Tralasciamo il risultato finale di Cagliari-Verona, lasciamo da parte le circostanze che hanno disegnato l’ultimo match disputato sabato alla Sardegna Arena. Anche le interviste post gara. Più di tutto questo, si inserisce un campanello d’allarme ormai assordante, che insinua un dubbio a chi osserva: la squadra rossoblù segue ancora Leonardo Semplici?
SEGNALI. Il perché del quesito è presto detto. Semplici… segnali, appunto. Nelle primissime uscite, con cui il Mister ex SPAL si è approcciato alla battaglia, l’atteggiamento a bordo campo era molto diverso. Basta fare il confronto con le movenze e l’audio che, senza pubblico allo stadio e microfoni vigili, fanno capire ancora meglio come si comporta un allenatore. Ecco: Leonardo Semplici incitava, applaudiva, spronava, accompagnava l’azione dei suoi giocatori. A gran voce. “Stava dietro” alla squadra. Ma ora…
PUNTO CARDINE. La cartolina di tornasole è stata la sconfitta contro il Verona. Un atteggiamento tranquillo, forse troppo, l’espressione di chi sembra solo attendere l’ineluttabile e ha finito il gas. Ma come, Mister: dopo appena sei partite? Accanto a lui l’indemoniato Juric, non assillato da pensieri di classifica, addirittura espulso per esuberanza… verbale. E, alla fine, il consueto girotondo è stato emblematico: i giocatori sono staccati, nessun abbraccio. Il Covid stavolta non c’entra, eh? Distanziamento dalla realtà, più che sociale. E Semplici? Il termometro della grinta era freddo, in mezzo ai suoi ragazzi.
ATTEGGIAMENTO. Con le braccia rigorosamente dietro la schiena, quasi dovessero sostenerle in quanto cadenti dallo sconforto. Non si può meditare di buttare la spugna, così. Come si diceva una volta: “Aiutati, che il ciel ti aiuta“. Cagliari, non aver paura di sbagliare o di apparire brutto, chi se ne frega. E voi rossoblù provate la botta da fuori, il “tiraccio”. Sperando di non disturbare ancora il sonno eterno del mitico Gallardo come ha fatto sabato Lykogiannis… Siate sfacciati, brutti e rognosi. Non è il momento di pensare al superfluo.