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Coronavirus, duro monito di Boccia ai governatori: “Se non si è coerenti arriva la diffida”

Il ministro degli Affari Regionali in video conferenza: “scelte differenziate dal 18 maggio in base al monitoraggio territori. Meno contagi più aperture”

Francesco Boccia, ministro degli Affari Regionali ha tenuto nel pomeriggio una videoconferenza con i presidenti delle Regioni, dove (seppur con modi garbati) è stato a tratti duro, in particolare su un punto: “Se ci sono ordinanze non coerenti invio una diffida, una lettera con la scheda indicando le parti incoerenti e la richiesta di rimuoverle solo in caso di allentamento delle misure. Se non avviene – ha sostenuto – sono costretto a ricorrere all’impugnativa al Tar o alla Consulta. Per arrivare a una soluzione condivisa ha più senso la lettera che vi indica le violazioni dell’ordinanza rispetto alla tutela della salute e se non vengono modificate si trasformano in diffida, rispetto all’impugnativa. Non impugno subito, ma con grande collaborazione vi scrivo e prima ancora sollecito un confronto preventivo”.

DARE UN SEGNALE. Per il ministro fondamentale essere uniti. “Se non lo siamo noi non possiamo chiederlo ai cittadini. Ci vogliono unità, serietà e responsabilità. L’obiettivo è sempre quello della tutela dei cittadini. In definitiva, meno contagi più aperture e viceversa. In base al monitoraggio delle prossime settimane ci potranno essere dal 18 maggio scelte differenziate. Definito il monitoraggio si potrà procedere alle differenziazioni”.

LA RISPOSTA DEI GOVERNATORI. Tra Stato e Regioni sale la tensione sulla fase 2. A destra, come a sinistra, sono sempre di più i governatori che contestano il calendario dettato dal Premier, giudicato troppo incerto, non chiaro e con regole confuse. I governatori giudicano inaccettabile che il Governo continui a pretendere di dettare regole valide per tutti i territori senza tenere conto dei poteri di Regioni e sindaci. L’attuale struttura del Dpcm 26 aprile 2020 imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attività economica svolta e con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva“.

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