
Il tecnico del Cagliari ha parlato in esclusiva ai microfoni de La Gazzetta dello Sport sul momento della squadra e sulla sua esperienza in Sardegna
UN PRIMO BILANCIO. Una classifica che racconta un Cagliari più piccolo di quello che in realtà si è visto sul campo. Per Rolando Maran questa prima parte di campionato si chiude con “un voto positivo – dice il tecnico – Perché poche volte siamo usciti dal campo con la sensazione di non aver dato tutto. Certo, qualcosa ci manca, ma la crescita c’è stata e in dicembre abbiamo giocato 8 gare e con tanti infortunati e, soprattutto, senza Castro“.
GIOIE, DOLORI E TATTICISMO. “La sconfitta col Napoli nel finale per quella punizione è il più grande rammarico. Li avevamo fermati. L’emozione è aver raggiunto in nove il pareggio con la Roma. Il campionato dice che giocare le partite è sempre più difficile. Le linee di passaggio sono sempre più oscurate dal tatticismo e si cerca anche di giocare di più: io per esempio, se posso, evito il lancio lungo del difensore“.
IL GIOCATORE MODERNO. “La tecnica deve essere predominante, ma la gamba è fondamentale. I ritmi sono molto alti, occorre un buon motore. Barella unisce queste caratteristiche alla perfezione. Ha l’uno e l’altro, lo trovo eccezionale. Ha un dinamismo fuori dal normale, ed è il prototipo del calciatore moderno. Ha davvero tantissime qualità. Futuro? Può giocare dappertutto. Credo possa davvero stare bene da qualsiasi parte”.
