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ESCLUSIVA – Capozucca: “Ho Cagliari nel cuore. All’addio ho pianto: tornerò in Sardegna da avversario”

Ci ha lasciato il cuore, forse perché è finita come mai avrebbe voluto. Ma ricorda con piacere i due anni a Cagliari e i momenti straordinari vissuti in rossoblù. Stefano Capozucca nella prima parte dell’intervista in esclusiva per CalcioCasteddu ci ha parlato di Barella, Han, Sau e della sfida di Marassi tra Genoa e Cagliari. Ora, nella seconda parte, si confessa: ci racconta il suo passato, tra Liguria e Sardegna, e il suo futuro…

È ancora molto legato all’ambiente di Cagliari?
“Sì, assolutamente. Cagliari rimane una pagina importante della mia vita. Non posso dimenticare la cavalcata della Serie B, in cui siamo arrivati primi, e l’anno scorso in cui abbiamo sfiorato per un punto il decimo posto, tra l’altro con un gol annullato ingiustamente contro la Sampdoria a Marassi. È stato un bellissimo percorso, non solo dal punto di vista sportivo, ma soprattutto sul piano umano: ho ricevuto tantissimo affetto dalla gente”.

L’acquisto che avrebbe voluto fare ma non si è concretizzato?
Dico due giovani che ora si stanno mettendo particolarmente in evidenza: Calabria e Cristante. Per il terzino del Milan ne parlammo a lungo prima dell’arrivo di Isla. Per Cristante invece era cosa fatta. Mi piaceva molto. Poi non ci furono le condizioni. Sono due miei rammarichi“.

Dieci anni (più la parentesi 2014-2015) al Genoa, passati ogni estate e ogni inverno a smontare e rimontare la squadra: è un piacere o un peso per un ds?
Alla fine era diventata un’abitudine. A gennaio ci dicevamo sempre: aggiustiamo la squadra con due o tre giocatori. Invece poi finivamo con sei in uscita e otto in entrata. Erano mini-rivoluzioni. Molto dipendeva anche dal bilancio. Ma alla fine riuscivamo sempre a fare abbastanza bene. Anche soprattutto grazie a un grande allenatore come Giampiero Gasperini, che sta dimostrando oggi il suo valore: nella mia permanenza ho avuto la grande fortuna di averlo spesso in panchina. Anche se lui naturalmente si arrabbiava per il mercato. Ma tutto quello che gli davamo lui lo trasformava in oro. A Genova abbiamo raggiunto traguardi importanti: siamo arrivati anche 4°“.

A Cagliari ha lasciato un bel ricordo tra i tifosi. Qualcuno la rimpiange anche…
Non amo i social e non seguo i siti. Me ne parla mia nipote e mi riporta sempre tanti messaggi carini da parte dei tifosi. Per questo ho ancora Cagliari nel cuore. Mi è dispiaciuto molto andar via, ho sofferto molto. Ma era una decisione inevitabile. Futuro? Mi auguro di essere presto al lavoro. Ho rifiutato qualche proposta in Serie A perché avevo in mente qualcos’altro che poi non si è concretizzato. Spero di tornare a Cagliari, ma da avversario“.

Il momento più bello?
Ricordo ancora la notte all’aeroporto, al ritorno dalla trasferta di Bari. Sono momenti indimenticabili. Dico sempre una cosa: di una squadra di calcio solitamente rimane nel cuore un giocatore o un allenatore, magari anche un presidente. Ma è difficile che rimanga nel cuore della gente un Direttore Sportivo. Anche perché fa un lavoro oscuro: poi se le cose vanno bene è merito di presidente e allenatore, se vanno male è colpa del direttore sportivo. L’ultima partita in casa col Milan invece i tifosi hanno gridato il mio nome: mi sono messo a piangere. Non me l’aspettavo. È stata un’emozione stupenda. A Cagliari sono stato benissimo e seguo sempre la squadra con attenzione. Non ho nessun malumore per come è finita e mi sento ancora spesso con alcuni giocatori. Al Cagliari auguro sempre il meglio. Il rapporto è rimasto, il filo è rimasto“.

 

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