Il Cagliari resuscita anche il Torino e conferma la sua mediocrità
A distanza di oltre ventiquattr’ore dalla Caporetto dei rossoblù contro un avversario in totale disarmo, la fatica a mettere in ordine i pensieri è a dir poco disarmante.
Per l’ennesima volta si è concesso ad un avversario in difficoltà l’opportunità di godere di nuova linfa vitale, e per l’ennesima volta Diego López ha “predicato” aggressione, vivacità e gioco raccogliendo puntualmente il contrario.
Squadre molle, mentalmente fragile per non dire fragilissima, senza grinta, identità e che oramai da qualche tempo ha perso pure la dignità. Ergo avversari che in maniera fin troppo facile riescono ad avere la meglio.
Le colpe sono di tutti: da una società che, come il cosiddetto gioco delle tre scimmie, non vuole vedere nulla, non sente nulla, o perlomeno fa finta di non sentire, e non parla; un allenatore che in maniera evidente non riesce a mandare in campo una squadra all’altezza, fino alla rosa talmente povera sotto l’aspetto tecnico e numerico da rasentare il ridicolo.
La distanza dalla terz’ultima in classifica è rimasta invariata, ma in queste ultime giornate potrebbe davvero accadere di tutto. Martedì si scenderà nuovamente in campo contro il Genoa e domenica il calendario offrirà la battaglia contro il Verona, squadra che alterna discrete prestazioni ad altre davvero imbarazzanti.
È necessario perciò riflettere: se sotto l’aspetto degli elementi (alcuni assolutamente inadatti per la massima serie) si può fare ben poco, allora si pensi alla guida tecnica. A poche giornate dal termine del campionato difficilmente si potrebbe trovare un traghettatore, ma almeno qualcuno che sappia leggere la situazione e possa restituire, anche solo parzialmente, un briciolo di identità a questa squadra.
Eccessivo pessisimismo o disfattismo? Francamente no. Ma semplicemente, con la sconfitta di ieri, la dolorosa conferma di quanto sopra affermato.
